Oggi su il Riformista:
Caro direttore, nel suo ultimo domenicale sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco dice proprio bene: «Dell'eventuale partito democratico facciano parte a pieno diritto anche gli "anticomunisti democratici", quei democratici che ai tempi della guerra fredda si opposero frontalmente al Pci (...) in nome e per conto della democrazia liberale. Solo un partito che veda con pari dignità e presenze ex comunisti e "anticomunisti democratici" porrebbe per sempre fine all’era del post-comunismo, chiuderebbe definitivamente le ferite e le fratture che vengono dal passato. E, probabilmente, farebbe anche lievitare, fra iscritti e simpatizzanti, una cultura politica più consona a una sinistra che si vuole liberal-riformatrice». Dimentica di scrivere che tra questi «anticomunisti democratici» ce n'era uno, Marco Pannella, che fin dal 1989 chiedeva ad Achille Occhetto di «dar vita al Partito Democratico, di stampo anglosassone, e per una riforma istituzionale di stesso segno», a fuggire la soluzione «socialdemocratica, del mondo del proporzionalismo, del partitismo, della parastatalizzazione e nazionalizzazione della società civile, dell'ideologismo, dei giacobinismi più o meno macchiavellici, eticizzanti, e quasi sempre antiliberali». Con i soliti vent’anni di anticipo ("matto" d'un liberale!) diceva, più o meno: se ha da essere Partito Democratico, per carità, non sia socialdemocratico, non sia cattocomunista! Se quell'antipatico, istrionico, situazionista che veniva dall'Ugi fosse stato ascoltato e non fosse stato sprezzantemente snobbato, forse i Ds non si troverebbero in quello che Panebianco chiama, e a ragione, il «limbo post-comunista». La Rosa nel Pugno ripresenta l'occasione: occorre dirlo ai Ds e occorre dirlo ai laici, ai socialisti, ai liberali che ancora vagano in un centrodestra che ha tradito ogni speranza di "rivoluzione liberale".
Federico Punzi
Luigi Castaldi
Direzione Radicali italiani
1 comment:
Ho letto: scicchissimi!
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