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Tuesday, February 21, 2006

Scrivono di Luca Coscioni

Segnalo i commenti a mio avviso più degni di nota tra i numerosi editoriali dedicati a Luca Coscioni apparsi sui giornali di oggi. Dai quotidiani che si sono opposti alle idee di Luca sulla ricerca scientifica, e dai comunicati di cordoglio dei politici o delle alte cariche dello Stato che contro le sue battaglie si sono schierati non è giunto nulla di rilevante oltre la ben nota "ipocrisia istituzionale". Un paese in cui valore e rispetto vengono riconosciuti ai morti, non ai vivi, che ancora non si sono tolti di mezzo. Su qualcuno, la spiacevole sensazione di volersi aggiungere, per non sfigurare, a una lista già lunga di messaggi. Verrebbe da dire, vista la quantità delle reazioni e i paginoni sui giornali: "Ma allora sapevate chi era Luca e per cosa si stava battendo, e lo avete volutamente ignorato!".

Mi sarei aspettato, dai suoi avversari - da Berlusconi a Prodi, da Pera a Casini, da Il Foglio all'Avvenire - che nell'onorare la sua passione civile, muovessero qualche autocritica per i toni e gli argomenti usati durante la campagna referendaria nei confronti di Luca. E dei radicali, rei di «strumentalizzarlo», mentre, usava rispondere Luca a questa accusa, era lui a «strumentalizzare» i radicali.

«Quando qualcuno usa la parola sprezzante "laicismo" e vi intima di esibirne i valori dite: Luca Coscioni».
Furio Colombo (L'Unità)

«Luca Coscioni è il simbolo di una politica nuova, la sua grandezza è quella di aver moltiplicato la forza della propria condizione di malato al servizio di una politica che torna finalmente a essere pieno e vero Beruf weberiano. (...) Ci consegna l'eredità di uno dei rarissimi casi in cui la politica non è officium - funzione razionalizzante a vantaggio di sé e della propria parte, secondo gli strumenti e i canoni della scienza politica - ma munus, nel senso romano-repubblicano e cristiano del termine, una missione il cui scopo è realizzare un dono all'altro da sé e dai propri sodali, in nome di una comune appartenza umana.
(...)
Di quella battaglia radicale e libertaria che Marco Pannella ha avuto la caparbietà corrosiva di far vivere da una radice deliberatamente pugnace, rispetto all'eccesso di realismo che il più del liberalismo italiano ha spesso riservato alle arretratezze storiche del nostro paese quanto a diritti di individui e minoranze. Quanto Pannella risulti indigesto a tanti tradizionalisti, per la deliberata reiteratività provocatoria dei suoi metodi, attesta più delle difficoltà in cui la battaglia è combattuta, che della tenace coazione a ripetere di un carattere irriducibile.
(...)
Proprio le atroci esperienze della modernità e del secolo scorso "obbligano" noi sostenitori del progresso... ad ancorarci a un ideale forte di dignità umana che non può essere biologista. Come infatti era una contraddizione per la stessa dottrina cattolica, identificare nell'embrione la piena persona, come né Tommaso né Agostino né Edith Stein né del resto alcuna enciclica hanno mai affermato... l'antinichilismo vero è quello di chi, come Luca, ci ha insegnato che vita e salute, ricerca e diritti sono tutti compresi nell'orizzonte umano della dignità, un orizzonte che non confligge affatto né con la fede, con con l'Evangelo».
Oscar Giannino (il Riformista)

«L'ultimo ricordo, l'ultima fitta al cuore, l'ultima immagine di Luca Coscioni riempì di dolore e di tenerezza il maxischermo del congresso radicale, a Riccione, l'autunno scorso. Di colpo, nel silenzio calato sulla platea, si vide il volto di un uomo con gli occhi fissi, forse inespressivi, o forse fin troppo intensi perché ognuno in quella sala poteva leggervi qualcosa di sé».
Filippo Ceccarelli (La Repubblica)

«[Luca Coscioni] ci mostra che un'"altra" politica è possibile. Quella di chi si pone come obiettivo, prima dell'utile a sé e al proprio partito, un "dono" all'intera umanità. (...) Ci vincola a fare i conti criticamente e con rispetto con chi è convinto che per fede si debba dire no alla ricerca sulle staminali embrionali. E ad affrontare con dura determinazione chi, invece, si fa velo della altrui fede sincera per teorizzare che la scienza non è nient'altro che barbara tecnica che intende asservire l'uomo a temibili orizzonti alieni da ogni umanesimo».
Oscar Giannino (Il Messaggero)

«Una cosa è l'uso che si fa della scienza, un'altra è la libertà di ricerca scientifica. Non si può fare del primo problema, che nel mondo contemporaneo seriamente esiste, una ragione per impedire la seconda. Una scoperta scientifica è una verità che si aggiunge alle altre. La storia insegna che la verità si può ostacolare, ritardare, ma resta un bene insostituibile per l'umanità».
Piero Craveri (Il Mattino)

L'intervista a Maria Antonietta Coscioni

«Luca era un leader perché era in prima linea. Era in prima linea ed è caduto. Direi che è stato ammazzato anche dalla qualità di questo paese, della sua oligarchia, che lo corrompe e lo distrugge».
Marco Pannella (Radio Radicale)

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