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Saturday, February 11, 2006

Una pura formalità

Boselli e Pannella con il simbolo della Rosa nel Pugno«Verso i radicali, e in particolare nei confronti della nova creatura rappresentata dalla Rosa nel Pugno, si percepisce nel centrosinistra un eccesso di fastidio, una reattività che a volte diventa vera e propria suscettibilità morbosa. Perché protestare teatralmente, come ha fatto Clemente Mastella abbandonando il vertice dell'Unione, per la presenza di Emma Bonino? E perché tanta acredine nei confronti di Enrico Boselli e delle Sdi, prima considerati alleati affidabili e, dopo l'alleanza con Pannella, guardati in cagnesco? Ieri Emma Bonino ha dovuto alzare la voce per una maggiore trasparenza nei contenuti programmatici, dai Pacs alla scuola privata. Ma, anche se i perplessi dell'Unione dicono di temere un di più di anticlericalismo che metterebbe la coalizione in difficoltà con il mondo cattolico, il sospetto è che i radicali portino nel centrosinistra quel surplus di liberalismo (la chiamano "l'agenda Giavazzi") di cui l'attuale opposizione ha vitale bisogno: il che spiegherebbe il perché di tanta ostilità».

Così, ieri, il Corriere, con un colonnino non firmato, espressione quindi della Direzione, interpretava l'ostilità dei vertici dell'Unione verso la Rosa nel Pugno e i radicali, definiti addirittura «rognosi» da Diliberto. Proprio il Corriere, che per due domeniche consecutive, con Panebianco, rimproverava ai radicali di aver sacrificato per i diritti civili e la laicità gli altri fronti d'iniziativa, delle riforme economiche e istituzionali, della giustizia, della politica estera, ora attribuisce «il perché di tanta ostilità» a quel «surplus di liberalismo» di cui sono portatori in economia - «unici, i più decisi», ad aver detto parole chiare sulle riforme economiche e le liberalizzazioni Giavazzi-Alesina.

Da parte dell'Unione c'è «un disagio, una spocchia» nei confronti della Rosa nel Pugno, aveva detto Emma Bonino, nel suo intervento al Congresso dello Sdi, cogliendo il nodo politico dell'ostilità: «Ci trattano come chi voglia perdere... sembra quasi che certi amici ci dicano: "ci siete però dovete rimanere marginali". Beh, non è così... Questo disagio non è dovuto al presunto cattivo carattere dei radicali e di Pannella, ma è l'autonomia politica della Rosa nel Pugno che si è manifestata in questi mesi con le sue iniziative, le sue lotte, le sue proposte di riforma, che mette a disagio sul piano puntuale delle politiche e su quello intellettuale complessivo il progetto cattocomunista che vuole essere ri-egemone. Se questo è, saremo la vostra spina, le vostre spine nel fianco, perché una sinistra vincente deve fare tesoro degli slanci liberali, socialisti, laici che pure esistono nell'opinione pubblica italiana; perché la storia dimostra che è vincente la nostra tradizione e non quella comunista o cattocomunista», perché «siamo quelli che prima di altri hanno saputo capire, interpretare, governare le istanze del mondo nuovo».
Salvati scriveva che il partito democratico può nascere solo «se si sdogana la parola liberale». Ma almeno come «enzima» della società civile può considerare la Rosa nel Pugno? «Una forza liberale organizzata qui c'è», e va detto ai Salvati e ai Polito di una sinistra che «ci vive e ci soffre con disagio, che ancora non ha capito che siamo un'opportunità per una sinistra più laica e liberale, più adeguata ai tempi».

«Di tutte le proposte che abbiamo fatto, nessuna è stata accolta», spiegava l'altro ieri Emma Bonino abbandonando l'inutile vertice. «Il 24 mattina presto sarò lì e firmerò qualsiasi cosa mi presentino», ha assicurato oggi ribadendo la scelta per il centrosinistra, ma chiarendo che la Rosa nel Pugno si impegnerà, attraverso anche la mobilitazione di cittadini e parlamentari, a migliorare il programma in «pochi punti di merito», come quelli della modernizzazione economica, dell'abolizione dei finanziamenti alla scuola privata e di una chiarificazione per quanto riguarda le unioni civili.

Sempre il Corriere aveva messo in guardia l'Unione dal pericolo del «programmismo», cioè quei programmi ambigui e fumosi dove c'è di tutto e di più, e per accontentare tutti si finisce con lo scrivere nulla. Ebbene, esattamente così è stato. E' il progamma della non-scelta. Quattro-cinque punti chiari (in questo almeno come fece Berlusconi), le priorità dei 100 giorni, verificabili dagli elettori, si erano sforzati di suggerire il Corriere e il Riformista. Così Giavazzi espose i suoi cinque punti, ma, tranne la Rosa nel Pugno, caddero nel vuoto e nell'indifferenza. Tutti sanno che quelle 274 pagine servono in realtà a ritrovarsi oggi con Prodi, per battere Berlusconi, ma con il retropensiero che tanto domani ciascuno per sé e le divisioni di sempre, su tutto. E alla Bonino, che chiedeva impegni precisi per le liberalizzazioni, è stato persino risposto: "sì sì, le faremo, ma dopo, non possiamo dirlo se no perdiamo voti". Insomma, quel programma è una pura formalità, che come tale la Rosa nel Pugno si impegna ad espletare, consapevole che Prodi rappresenta «l'alternanza» necessaria, la medicina amara da ingoiare, ma che «l'alternativa» è ancora tutta da costruire.

Sinceramente non riesco a vedere nulla di negativo in ciò che è successo. Anzi, i miei timori erano che si potessero accettare dei "contentini". Mettere la propria faccia su un programma fantoccio non è da radicali e qualche avversario c'è che l'ha notato e che apprezza ancora la coerenza della Bonino, che «uscendo dal vertice dell'Unione senza firmare il programma ha dimostrato ancora una volta di essere fedele alle proprie convinzioni e refrattaria alle lusinghe del potere».

Sarebbe il caso, invece, che anche i cugini di là, nel centrodestra, si rendessero conto che c'è da combattere, eppure finora ho sentito solo tanti "10 e lode" al governo Berlusconi e nessuno che si preoccupi troppo della loro presenza. E' un indicatore di marginalità. Ho sempre respinto l'analisi secondo cui certi temi sarebbero stati accolti più da una parte e certi più dall'altra. Ciò poteva essere vero nel '94, ma non oggi. Sia per le libertà individuali sia per le riforme economiche liberali e liberiste in entrambe le coalizioni c'è da lottare e da lottare parecchio. Riuscire a esser considerati «rogne» è già qualcosa, vuol dire che almeno il ruolo da spina nel fianco è avvertito.

7 comments:

JimMomo said...

Dire "firmerò qualsiasi cosa mi presentino" significa attribuire a quel programma il valore che ha, cioè nulla, nulla più che una formalità, il titolo del mio post.

Tutti sanno che è così, solo i radicali lo dicono.

Anonymous said...

Tutti sanno che è così, solo i radicali lo dicono.

dove lo dicono?
a parte le battute sull'elenco del telefono del cabarettista segretario non ho sentito altro, ma forse sono stata disattenta.
se poi fosse veramente così, rimarrei ancora una volta di più sconcertata. apporre la propria sigla sul nulla, qualifica allo stesso modo chi firma.

Anonymous said...

che ci vuoi fare..ognuno ha le sue "rogne"!! io preferirei avere come "rogna" la Bonino piuttosto che Calderoli e Volonté.. ma dopo le politiche ne vedremo delle belle!!! scommettiamo sulla grosse koalition?

JimMomo said...

Sì Angelus, io credo che più di qualcuno sia pronto alla Grosse Koalition.

Adesso la CdL è a -5, se si avvicina a -2/-3 sarà pareggio al Senato.

Friedrich said...

Sì, una formalità, è probabile. Ma se avessero messo una paio di quei contentini, chissà perché mi viene da pensare che sarebbe diventato immediatamente una cosa seria.

Senza dire che tutto quanto scrivi non cancella la disprezzabilità della scelta politica simboleggiata dal "firmerò qualsiasi cosa". Anche perché il programma-formalità non è un caso, ma è l'unica cosa che questa pseudocoalizione riesce ad esprimere.

Insomma, jim, nonostante gridiate il vostro presunto giavazzismo, state realizzando un vero regresso del sistema politico italiano al peggior partitocratismo della prima repubblica. Meritate la peggiore delle offese: siete dei veri socialisti.
Friedrich

Anonymous said...

Se devono firmare il 'nulla' potevano restare a destra, almeno lì non avrebbero perso la faccia.
Adesso o firmano carta igenica, o spaccano l'accordo. Onestamente non mi sembra che abbiano un bell'affare.

Anonymous said...

Ancora da soli, come è sempre stato ovvio. Le uniche maggioranze -se ci saranno- fertili, che i radicali potranno fecondare saranno sempre e soltanto quelle trasversali. Se di qua, nella CdL, ci sono secche paurose, acque dense e torbide, di là stanno però le sabbie mobili ideologiche, queste davvero mortali, e il vento asfittico dell'ipocrisia. Credere di poter navigare in quelle sabbie è stato un errore ingenuo. E' stato tentato e sarà tentato senza alcun trasformismo: di questo, per la stima che mi lega alle persone coinvolte, non avrò mai alcun dubbio. Ma errore resta. O si esce o si affonda.