«Non vivo della mia omosessualità, ho un lavoro». Così Imma Battaglia, dichiarando il proprio sostegno alla Rosa nel Pugno, perché si è rotta della solita sinistra, perché non le basta più che sia solo contro Berlusconi. Bene. Eppure quella frase («Non vivo della mia omosessualità, ho un lavoro») deve indurre di nuovo a riflettere sul rischio di essere percepiti come single-issue-party. Diversificare il prodotto, si sa, paga. E che si tratti di gay o lesbiche, coppia di fatto o altro, quella frase deve suonare come campanello d'allarme del rischio di una campagna elettorale volta a incontrare il consenso di specifiche categorie di elettori.
Ognuno di noi si riconosce in più "identità" e difficilmente accorda il suo voto a una forza politica che tocca solo una di quelle identità. Dopo una pacca sulle spalle d'incoraggiamento - eh sì che ci voleva qualcuno come voi, che tirasse fuori questo tema - in cabina elettorale si tende a valutare la visione d'insieme, l'idea di società e di governo che quella forza politica esprime e nella quale, certo, trova consonanza culturale e di interessi. Il tema delle coppie di fatto riguarda centinaia di migliaia di persone, ma sarà il singolo issue su cui queste stesse persone, pure interessate, effettueranno la loro scelta di voto? O forse saranno più preoccupate dell'economia, più sensibili alla lotta ai privilegi e allo spreco, 8 per mille compreso, alla giustizia e alla sicurezza? «Non vivo della mia omosessualità, ho un lavoro», ci ricorda Imma Battaglia.
La libertà può, anzi deve essere per un liberale un tema di governo, ma non se viene parcellizzata, se è prescritta in pillole, a ciascuna categoria la sua. Allora non scatta ciò che avrebbe dovuto scattare al referendum, la sensazione di una battaglia di libertà, e non di nicchia o per addetti ai lavori, di uno scontro politico nel senso pieno del termine per la modernizzazione complessiva della società.
A me pare che per raggiungere l'obiettivo minimo del 3% la Rosa nel Pugno stia soprattutto rivolgendosi a quelle categorie di elettori che rivendicano ciascuna i suoi diritti. Intendiamoci, non ho certezze, dal punto di vista elettorale può funzionare. Può succedere che le varie categorie cui ci si rivolge sostengano la Rosa nel Pugno e che la sommatoria la porti al 3%. Dico, però, valutiamo con attenzione come e a chi vogliamo comunicare.
Altra impressione non supportata da dati di fatto è che i leader della Rosa stiano cercando di parlare al popolo della sinistra, diessino in particolare, per lanciargli il seguente messaggio: i vostri leader stanno mettendo in piedi con la Margherita un revival catto-comunista, un compromesso storico «bonsai», com'è stato definito, svendendo i temi laici e le libertà individuali. Sappiate, si conclude il messaggio "virtuale", che votando la Rosa nel Pugno tenete alti quei temi e con uguale determinazione mandate a casa Berlusconi.
Anche questa è una strategia che può funzionare, se un poco di comunicazione passa, ma è molto ambiziosa. Se condotta alle estreme conseguenze potrebbe portare alla quasi totale sostituzione dello zoccolo duro dell'elettorato radicale degli ultimi dieci anni, circa il 2%, con un nuovo tipo di elettorato eroso in prevalenza dai Ds. Il massimo sarebbe conservare l'uno e incamerare l'altro. La strategia alternativa sarebbe quella di rivolgersi, piuttosto, agli elettori delusi dal governo Berlusconi, erodendo consensi al campo più riformatore della CdL. In ogni caso, anche qui, si tratta di valutare con attenzione come e a chi comunicare.
Infine, questa priorità della «difesa» della scuola pubblica. Un modo, per lo Sdi, di assicurarsi l'appoggio della Uil e di ricompattare un elettorato vicino al mondo della scuola, insegnanti con rispettive famiglie. Molte, in questo caso, le riserve di merito e di tattica elettorale.
1 comment:
ammiro molto Imma Battaglia, schietta e trasparente in ciò che dice, soprattutto pragmatica e libera da paraocchi, ha sempre preso le distanze dai "dinosauri" ideologici venditori di tessere come Grillini.
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