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Tuesday, February 07, 2006

Non per ciò che facciamo, ma per ciò che siamo

Buy DanishNel tornare a parlare di «vignette sataniche», vi invito ad aderire alla campagna Buy Danish. Per quanto mi riguarda, provvedo con Ceres

"Non per ciò che facciamo, ma per ciò che siamo". Ve la ricordate questa frase? Così, da alcuni anni, Il Foglio ci spiega che l'odio del fondamentalismo islamico verso l'Occidente, terra del tramonto, quindi della decadenza, non è dovuto a politiche invasive e arroganti verso il Medio Oriente, al presunto sfruttamento del ricco sul povero, ma a ciò che siamo. A nulla serve ritirarsi, scusarsi, porgere l'altra guancia, crogiolarsi nel nostro senso di colpa di occidentali. Anzi peggio, quelli prendono coraggio, perché ci odiano per i valori di libertà e democrazia che rappresentiamo, antitetici al loro disegno di potere. Condivido questa lettura.

Invece oggi, per tener fede al proprio soprannome, "Il Soglio", e non distinguersi troppo dalla posizione ufficiale della Santa Sede, che ha condannato le vignette su Maometto come le reazioni violente degli integralisti, Il Foglio ci dice che bisogna essere «diffidenti verso quest'ansia di dissacrazione», questa inopportuna «provocazione volterriana dei vignettisti danesi» che «colpisce il sentimento popolare del sacro nella comunità o umma islamica, e consegna il generale risentimento di natura religiosa contro la profanazione alla guida politica dei fondamentalisti, degli stati canaglia, dei terroristi e dei loro partiti armati in giro per il mondo».

Singolare: Il Foglio ribalta la sua analisi di sempre: adesso è ciò che facciamo, persino ciò che disegnamo, motivo dell'odio fondamentalista. Viene da chiedersi, ma allora, ben più di qualche vignetta, non sono forse le guerre in Afghanistan e in Iraq, i soldati nella città santa di Najaf, e persino gli scritti di Oriana Fallaci, a «consegnare il generale risentimento» alla jihad? Vuoi vedere che è colpa nostra? Insomma, d'un tratto, nell'infuriare della "battaglia culturale", vediamo il "guerriero" più urlante ritirarsi nelle retrovie, o più esattamente mettersi al sicuro nel colonnato del Bernini. Mi pare invece, che sia sulle guerre sia su ciò che scriviamo e disegnamo, il punto non sia questo.

Da tutte le parti, in questi giorni, si sentono difese della libertà d'espressione accompagnate però dai distinguo politically correct di condanna delle vignette su Maometto: inopportune, inutili provocazioni, perché compromettono il dialogo con l'islam moderato, e offensive, perché blasfeme. Pure Giuliano Ferrara, nonostante Magdi Allam, certo non un relativista, ci abbia spiegato che il divieto di raffigurare il profeta è del tutto inventanto. C'è poi chi, come Manconi, sente il bisogno di dissociarsi perché ritiene addirittura che siano razziste, che nascano «dal disprezzo dell'altro» e quel disprezzo producano. «Vanno criticate, insomma, non per la loro irriverenza religiosa, ma per la loro aggressività anti-araba».

Ripetiamo: non è questo il punto. Disquisire ora se le vignette in questione ci piacciono o non ci piacciono - poiché è ovvio che possono non piacere e che sono soggette, come ogni altra espressione del pensiero, a critiche - è un modo per spostare il problema dalla parte sbagliata, di venire a patti con coloro che non contrastano ciò che secondo loro quelle vignette rappresentano nel civile dibattito democratico, ma con la violenza e l'intimidazione. Le vignette possono anche non piacere, ma questa è la libertà, bellezza. Di essa c'è bisogno proprio perché esistono cose inopportune, spiacevoli, di cattivo gusto, offese che non vorremmo sentire, critiche che non condividiamo. Che ce ne faremmo della libertà se il suo esercizio fosse limitato a ciò che già condividiamo? Dov'è la difficoltà, e la bellezza, di essere liberi, se non vogliamo vedere ciò che ci disturba? Non esiste la libertà sì, ma «con misura», come pensano Fassino e tanti altri.

I musulmani che protestano per le vignette sono davvero i cosiddetti «moderati»? Cosa si intende per «moderati»? Gli integralisti che (per ora) non si sono fatti saltare in aria? Non chiamiamoli «moderati» ma democratici e vedremo che, ne ha data dimostrazione oggi Magdi Allam, non solo non si sono sentiti offesi da quelle vignette, ma criticano la reazione violenta dei loro concittadini integralisti e chiedono il nostro appoggio per la loro lotta di libertà e democrazia nel mondo arabo.

«Le vignette sono state pubblicate a settembre e non è successo niente - ha fatto notare la Bonino - All'improvviso esplode la vicenda a febbraio, e non a caso dopo la vittoria di Hamas, e tutta l'Europa si prostra». I principi, come la libertà d'espressione, ha osservato con amarezza, «vanno sempre bene a condizione che non "principino" mai dei comportamenti». Ma «se non siamo credibili a difendere la nostra libertà» come facciamo a "esportarla"? La libertà «non è un bisogno solo nostro, ma anche di milioni di oppressi dai dittatori amici nostri», in paesi dove donne e uomini coraggiosi aspettano di essere sostenuti.

Ieri Panebianco puntava l'indice sulla disastrosa "non politica" dell'Europa in Medio Oriente e Fuad Ajam, direttore degli Studi mediorientali alla John Hopkins University, ha sottolineato l'errore dell'Europa, che «si è illusa di poter rimanere neutrale nella guerra in atto» fra l'America e un Islam che «si trova alla periferia della modernità ma non ne fa parte». «Sono molti i leader europei che non hanno mai chiesto con franchezza agli immigrati di assimilarsi, di adattarsi alle leggi nazionali vigenti», ma è ora che gli europei «si sveglino». «Per troppo tempo hanno pensato che la rabbia dell'Islam fosse solo antiamericana o antiebraica. (...) Ma questa è una guerra contro la modernità ed è la geografia che destina l'Europa ad essere il campo di battaglia, non si può fuggire».
«Il fatto [è] che i musulmani non accettano la modernità e che quelli residenti in particolare in Europa non condividono i valori delle società dove vivono. Vi sono andati a risiedere per fuggire dal fallimento economico ed all'oppressione nei Paesi di origine ma non vogliono accettare la logica della società moderna, pluralistica. Non riescono a capire i valori sui quali l'Europa è fondata e quindi a comprendere che il premier danese non è responsabile per le vignette che vengono pubblicate sui giornali. Vengono da società gerarchiche come la Siria e Algeria e ragionano come se vi si trovassero ancora. (...) Questi immigrati musulmani hanno un problema: vivono nel cuore delle società moderne ma non ne fanno psicologicamente parte».
Eppure, conclude Ajam, a ben vedere «ci sono molte voci a favore della modernità» nel mondo arabo. Basta aiutarle e sostenerle.

13 comments:

Anonymous said...

Secondo me Ferrara stavolta ha tradito il suo istinto non clericale!

Anonymous said...

ah! ero Inoz! ;)

Anonymous said...

Di nuovo bravo Jim e linko.

Unknown said...

Applausi e link!

Unknown said...

Ben detto. Peccato che certi devoti abbiano visto, in questa diatriba, soltanto l'occasione per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte: da un lato, cercano di accreditarsi presso l'opinione publbica islamica quali interlocutori comprensivi, dall'altra puntano a riassorbire in nome di una malintesa a selettiva "identita'" l'intera societa' occidentale, ricacciando le liberta' sotto il giogo della censura religiosa; rivelandosi cosi' simili ai mullah che tanto corteggiano.
Fa male vedere Ferrara, Feltri od Oriana Falaci prestarsi a queste manovre.

Unknown said...

Di Fassino e soci nemmeno dovrei parlare, l'ex PCI aveva ben chiara la "misura" della liberta': extrasmall con colbacco siberiano e fossa gia' scavata.

Unknown said...

Bravo Federico, se posso metto un link sul mio blog

Carletto Darwin said...

Per me ti sfugge il fatto che Ferrara non è una persona di ideali, ma una persona "funzionale". Lui ha avuto il compito di agganciare le gerarchie cattoliche, e lo sta facendo.
Ti prego, non pretendere da lui la coerenza.

Anonymous said...

penso che sia abbastanza ridicolo parlare di libertà di stampa o simili,senza chiarire il concetto di libertà in generale.
Se io scrivo 1 pezzo satirico, tendenzialmente faccio 1 vignetta, non 12. Le vignette erano 12 per fare pubblicità ad un libro, e, come si sa, la pubblicità, più scandalizza più è guardata. Di fatto abuso di una libertà, che non è (per quel che mi riguarda) poter fare quello che mi pare a priori. Se il sentimento religioso è parte fondante di una persona, lederlo vuol dire andare contro la sua libertà.O no?
Pragamaticamente ha ragione Ferrara, insistere su quelle vignette è un esercizio stupido e gratutio, che non serve a niente. Si vuole far sentire il nostro orgoglio di Occidentali libertari? Bene, perchè non si inizia aa non fare affarei con la Cina?A chiudere le porte alla Turchia? tutti paesi che la libertà non sanno manco cos'è...

Anonymous said...

Il senso delle parole di Ferrara va ricercato nei passi conclusivi del suo editoriale. Segnatamente, dove dice - parafrasandolo - che a fare gli spavaldi con le vignette e la dissacrazione da retrobottega volterriano son capaci tutti, mentre ad assumersi l'impegno di difendere "fuori casa" la libertà e la democrazia (anche manu militari) ci vuole un forte senso della giustizia e della "missione storica" che si è convinti di poter compiere. Non a caso, infatti, la guerra al terrorismo vede alla sua testa USA e Israele, stati laici ma religiosissimi.

Anonymous said...

Il radicalismo del padrone del blog lo porta spesso a conclusioni appunto radicali.
Non rendersi conto che il diritto di espressione va difeso, ma che si debbono scegliere le battaglie e soprattutto non provocare gratuitamente mi pare un grosso errore, nonche', come dicevo eccesso di radicalismo.
Un conto e' Theo Van Gogh, o Salman Rushdie o gli esponenti di un Islam moderato che vengono messi in pericolo e magari uccisi per le loro idee. Un conto e' una gratuita, (in)cosciente provocazione, magari in cerca della botta pubblicitaria.
Detto questo c'e' il fatto oggettivo di quella corposa minoranza di islamici che ha scientemente utilizzato questa vicenda come casus belli, con mesi di capillare organizzazione.
Ma questo era prevedibile.
E che non sia stato previsto, o magari che a nessuno dei responsabili importasse e' un errore che alcuni innocenti hanno pagato con la vita, 5 morti in Afghanistan, don Andrea Santoro in Turchia.
Certo per difendere la liberta' occorre rischiare, ma davvero non mi sembra questo il caso.
Ripeto dovremmo cercare di scegliere le nostre battaglie.
Non farlo e' irresponsabile.

Anonymous said...

Quante sciocchezze negli ultimi commenti, gente!

1 - Dov'è la differenza tra la provocazione delle vignette e la provocazione del film di Theo Van Gogh?

2 - La passione per l'Inter non potrebbe essere "parte fondante di una persona"? E chissenefrega. Niente più vignette sul calcio? Zittiamo Forattini perchè esistono i comunisti?

3 - Si sentono offesi perchè in Danimarca viene pubblicata la faccia di un profeta? Cazzo, dovrebbero essere furiosi perchè in Italia, in Inghilterra, in Germania si pubblicano immagini scherzose di Gesù... E quando si deprimeranno perchè in Corsica o a vattelappesca le donne vestono troppo scollate? Che facciamo?

4 - Ormai è chiaro a tutti (a patto che si voglia ragionare e non seguire i giochetti di Ferrara) che in larga parte NON SI TRATTA di sentimento religioso spontaneo. I governi autocratici hanno provocato e cavalcato queste ondate di violenza.

Smontate queste balle che vengono spacciate come fatti, vi chiedo, nessuna analisi su come la religione può essere facilmente usata come strumento politico CONTRO i credenti? Niente da dichiarare? Non trovate niente di meglio che giustificare questo schifo per parlare di retrobotteghe volterriane? Dagli al laicista? Io dico che siete voi i relativisti. Guardateli, guardatevi.

Anonymous said...

Ciccio, a parlare col culo al caldo si fa in fretta.
Quando certi sberleffi SI SA che potrebbero provocare reazioni letali le cui vittime sono per esempio i missionari o le minoranze cristiane in terre mussulmane, per me si dovrebbero evitare.
Percio' dico che e' irresponsabile.
Theo Van Gogh aveva dato voce in maniera provocatoria ma giusta ad una donna mussulmana che in quel modo sfidava, certo, ma faceva pensare. Tra l'altro la cosa non e' stata sfruttata nel modo in cui lo sono state le "vignette sataniche" e forse c'e' una ragione profonda, che attiene al fatto che era una donna e mussulmana a muovere quella critica.
Quella massa di vignette buttate la' gratuitamente sono state invece l'occasione per una campagna orchestrata dai jihadisti.
Ripeto una concetto che mi pare di chiarezza solare, occorrerebbe saper scegliere intelligentemente le battaglie da fare.
Ma e' cosi' difficile da capire?