Vuoi vedere che adesso, in questo pazzo paese, ci tocca anche difendere l'ex ministro Calderoli? Indagato dalla procura di Roma ai sensi dell'articolo 404 del codice penale, offesa a una confessione religiosa mediante vilipendio, rischiamo di ritrovarcelo "martire" della libertà d'espressione. Sia chiaro, Calderoli andava dimissionato per la sua buffonata, indegna del suo ruolo istituzionale, ma consentitemi, non è uno strano paese, questo, dove nessuno chiede, per motivi un poco più seri, le dimissioni di un vicepresidente del Senato che licenzia un suo collaboratore perché gay o di un ministro che si permette di rivolgersi a una giornalista palestinese con l'appellativo di «signora abbronzata»?
Ormai è trascorso qualche giorno, ma ancora si finge di ignorare la ricostruzione degli incidenti di Bengasi e non si assume la corretta lettura delle tardive e violente reazioni alla pubblicazione delle vignette su Maometto. Autorevoli commentatori, con fonti altrettanto autorevoli, ci hanno raccontato che Gheddafi, ben prima che Calderoli si esibisse con la sua T-Shirt al Tg1, aveva inoltrato proteste formali al nostro ambasciatore in Libia per il presunto mancato rispetto di certi accordi, mentre si preparava ad aizzare la piazza contro il consolato di Bengasi, l'unico occidentale in città, per la pubblicazione delle vignette danesi sui nostri giornali. Come d'abitudine dei dittatori della regione, Gheddafi ha strumentalizzato l'ira degli integralisti allo scopo di ricattarci, per farsi costruire un'altra autostrada o scucirci qualche euro di più per il suo petrolio e il suo gas.
Il risultato è che il governo italiano si è fatto dettare le dimissioni di un ministro da Tripoli, ma, cosa più grave, anziché denunciare il ricatto, si è prestato al gioco, dando a credere all'opininone pubblica che la maglietta di Calderoli avesse a che vedere con i morti di Bengasi, mentre sapeva bene che quella in corso era una vera e propria crisi diplomatica tra Italia e Libia, dovuta ai soliti ricatti energetici e nazionalistici del dittatore libico. «Ci rendiamo conto - ha domandato polemicamente ieri Magdi Allam - che ci siamo affrettati e affannati a chiedere scusa a Gheddafi per un attentato terroristico al nostro consolato a Bengasi di cui lui è l'unico vero responsabile?»
E vuoi vedere che alla fine della fiera a rimetterci, sacrificata sull'altare del «dialogo» tra le religioni, è la libertà d'espressione? Su Calderoli in questi giorni si accaniscono con straordinaria sintonia cardinali, imam, sinistra politically correct e i Buttiglione di passaggio. Il «dialogo» sembra andare a gonfie vele. Il cardinale Bertone che auspica per Calderoli la condanna «ai lavori forzati in Cirenaica», il Papa e la sua equidistanza morale tra le vignette blasfeme e le violenze degli integralisti, che però non possono essere la risposta, il reato di vilipendio ritirato fuori da una solerte procura.
Sono tutti questi, elementi di «dialogo» con l'Islam? La mediazione tra le due grandi religioni monoteiste potrebbe giocarsi sui limiti, sul senso della misura, da porre all'esercizio della libertà d'espressione, i cui eccessi sono fastidiosi a entrambe. La censura veste spesso l'abito ingannevole del buon senso. Chi non riterrebbe di buon senso infatti che occorre rispettare le religioni, che è semplice buona creanza non offendere il credo altrui? Quando si tratta di suscettibilità e di espressione del pensiero però, a veder bene, il confine è piuttosto sfumato e ciascuno tende a tracciarlo in modo da non sentirsi "disturbato" nella propria opinione da quella altrui.
Pare proprio che la richiesta di una compressione della libertà d'espressione, o un'insofferenza via via più accentuata verso le forme espressive più scomode o irriverenti, nel nome del rispetto dovuto a tutte le religioni, possano accomunare l'islam europeo con la Chiesa cattolica, che in fondo sembra chiedere agli integralisti islamici non di non essere integralisti, ma di non essere violenti, di moderarsi, di farsi furbi, di essere integralisti non contra legem, ma servendosi della legge. Su tali basi potrebbero saldarsi i diversi integralismi a danno e avvilimento della cultura liberale, se non delle stesse regole democratiche. Il discorso sull'identità dell'Occidente finisce così per avere assunti più incerti.
Ha ragione Filippo Facci quando osserva che se persino «ciò che è legale», delle «banali» vignette, può essere ritenuto «provocatorio o quasi illegale se riferito a un determinato soggetto», allora non è più in discussione come "esportare" libertà e democrazia nel mondo islamico, ma «è in discussione il nostro diritto di essere occidentali in Occidente, il diritto di comportarci come abbiamo sempre fatto secondo dei dettami che abbiamo conquistato con orgoglio... Qui si parla d'altro: non che un certo Islam non si adegua ai tolleranti parametri occidentali, ma che un certo Islam sta ottenendo che l'Europa multiculturale usi due pesi e due misure al suo interno a seconda che i soggetti siano o meno musulmani».
6 comments:
Ottime riflessioni che sottoscrivo in pieno. Una magistratura garantista con gli affiliati delle cellule di Al Qaeda e che persegue una T-Shirt a norma di legge, ha tutto il mio disprezzo.
E la magistratura agisce in base agli esposti di Adel Smith, dell'avvocato di Toni Negri e della Faranda e della Federconsumatori. Siamo al fiancheggiamento aperto dell'estremismo nostrano e d'importazione. E a scandalizzarsi e pangere sono i togati. Sembra uno scherzo, ma è la triste verità.
Su tutta la vicenda sono stati perfetti Pera e Papa Ratzinger. GM
Ottimo post...Dove si firma? :-))))
E' possibile che quel burino di Calderoli sia stato l'unico politico al mondo a prendere una posizione così netta per la libertà di espressione e contro i ricatti islamici? Diciamocelo,a livello pubblico e internazionale tutte le iniziative dei blogger tipo "Comprate Danese!" e belinate varie sono valse meno di zero: abbiamo dovuto aspettare il politico più brutto e stronzo che abbiamo,per vedere una dimostrazione di palle (PS: anche Theo Van Gogh come individuo faceva ribrezzo).
QUESTO E' L'IRAN DELL'AYATOLLAH KHOMEINI
TOMMASO
http://inoz.ilcannocchiale.it
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