Per quelle 12 vignette satiriche su Maometto - nient'affatto dai comuni tratti razzistici come sostiene oggi Battista sul Corriere, ripreso da quell'ignorante di Rutelli, anzi tutte molto diverse fra loro e una di esse (questa accanto) sicuramente divertente - su cui s'è scatenata l'ira dell'integralismo islamico, s'è alzato un polverone di dichiarazioni. Una confusione nella quale si fa fatica a rintracciare le divisioni politiche cui siamo abituati. Per questo sarà utile cercare di mettere un po' d'ordine. Non dico che me l'aspettassi, ma provo non poca soddisfazione. Non poteva esserci caso più paradigmatico di questo che dimostrasse la fondatezza di quanto scrissi addirittura in un articolo del maggio scorso.
In breve: una lezione per quei liberali che si fossero illusi che la Chiesa cattolica potesse essere un alleato affidabile nella difesa dei valori e dell'identità dell'Occidente, a meno di non ritenere che tra quei valori libertà d'espressione e democrazia siano secondari, accessori; l'Europa ha paura, è intimidita, remissiva, ma se i liberali hanno il dovere morale, l'obiettivo culturale e politico, di non disertare dall'affermazione di valori e principi, di resistere al cinismo della realpolitik, a una falsa tolleranza che è indifferenza e remissività, essi non dovrebbero cedere alla tentazione di riempire con l'autorità della religione e della tradizione quelli che a ben vedere sono vuoti di elaborazione culturale e di comprensione laica della realtà, assenza di visione e progettualità politica.
Ma, dicevamo, un po' d'ordine:
1. Dalla Chiesa cattolica piena solidarietà ai «fratelli» musulmani: la libertà di stampa va limitata;
2. Dal mondo politico difesa bipartisan della libertà di stampa, ma condanna delle vignette oltraggiose e offensive;
3. Difesa senza distinguo della libertà di stampa da Lega Nord e Rosa nel Pugno tra le forze politiche, da Biagio De Giovanni, Sofri e Glucksmann tra gli intellettuali, da Libero, Il Foglio, Il Riformista e L'Opinione per citare i giornali più convinti.
4. In palese difficoltà atei e laici devoti. Giuliano Ferrara fa l'equilibrista, difende la Danimarca, ma non le vignette («Comprare danese, tranne le vignette»); in silenzio, di meditazione c'è da credere, Marcello Pera, che forse aspetterà le parole del Papa.
Partiamo dal primo punto. Le posizioni espresse dalla Chiesa cattolica e dai suoi importanti esponenti.
[UPDATE 13,55: la nota ufficiale della Santa Sede]
«Il diritto alla libertà di pensiero [persino il pensiero ora] e di espressione (...) non può implicare il diritto di offendere il sentimento religioso dei credenti. Tale principio vale ovviamente in riferimento a qualsiasi religione. Talune forme di critica esasperata o di derisione degli altri denotano una mancanza di sensibilità umana e possono costituire in alcuni casi un'inammissibile provocazione».Il cardinale Achille Silvestrini:
«La cultura occidentale deve trovare un limite alla sua pretesa di fare della libertà un assoluto. Anche qui da noi, in Europa, ci si dovrebbe ribellare all'idea e alla pratica di chi irride ai simboli religiosi. (...) dico che dovrebbe esservi un'autocensura. (...) Una libertà di satira che offende il sentimento altrui sentimento di interi popoli, toccati nei loro simboli supremi diventa prevaricazione. Si può comprendere la satira sul prete ma non su Dio. Con riferimento all'Islam, potremmo capire la satira sugli usi e i costumi e i comportamenti loro, ma non sul Corano, su Allah e sul Profeta. Dio non è alla nostra portata...»Mons Ersilio Tonini:
«La libertà di stampa, satira compresa, si deve fermare laddove inizia il credo religioso. Anche se si è atei e non si crede in niente si deve far salvo il principio del rispetto altrui, evitando di oltraggiare, deridere e prendere in giro il prossimo e ciò che gli è più caro. Non c'è libertà di stampa che tenga... non si tratta di dire se hanno ragione oppure no. Semmai, per noi, sarebbe più utile fare una riflessione sul nostro comportamento, sul ruolo che giocano i mass media...»Il segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee:
«Il mondo cristiano è molto rattristato e sofferente per una satira che manca di rispetto verso i fratelli di altre religioni». Per questo ci dovrebbe essere un limite alla libertà di stampa «imposta già dalla legge comune, quando offende una persona e va contro i diritti umani. Bisogna distinguere tra satira e satira. Esiste una satira volgare, che manca di rispetto e che attacca una persona che non può essere accettata. Se una satira simile fosse fatta su mia madre o su mio padre io reagirei. Se invece ci fosse una satira intelligente, simpatica e che non è offende questa può essere accettata. Dipende dalla intelligenza, dalla delicatezza e anche da chi è rivolta: un conto rivolgerla a personaggi del mondo della religione, come sacerdoti o iman, un conto indirizzarla a chi è il fondamento di una fede religiosa».Nonostante la determinazione con la quale Benedetto XVI combatte la sua battaglia al relativismo culturale - quel relativismo reo di indebolire la risposta ideologica delle nostre società all'aggressione del fondamentalismo islamico - possa esercitare un forte appeal su alcuni politici e intellettuali liberali e laici, queste dichiarazioni dimostrano quanto sia sbagliato arruolare la Chiesa cattolica nel campo dei difensori di libertà e democrazia. Anzi, aderendo alla battaglia culturale di Papa Ratzinger, i liberali finiscono col combattere una battaglia non loro, si ritrovano a fare da sponda a una "penetrazione" religiosa e culturale. Lo scopo è quello di fare breccia nel mondo laico per farne un veicolo, più o meno inconsapevole, di affermazione delle verità della fede così come sono custodite dal magistero di Santa Romana Chiesa, per esercitare un potere di condizionamento nella vita civile del paese. Finora mi sembra che l'esperimento stia riuscendo.
Secondo punto: la politica pavida.
La maggior parte dei politici continua a riempirsi la bocca di questo «dialogo» con i moderati che le vignette avrebbero compromesso. Può esserci il «dialogo» sotto il ricatto delle fatwe, dell'intimidazione, della violenza? I musulmani che protestano per le vignette sono davvero i cosiddetti «moderati»? Questi presunti moderati hanno forse manifestato contro i tagliateste o i kamikaze? Per favore, non prendiamoci in giro. E' sotto gli occhi di tutti che, come ha fatto notare Magdi Allam, l'indignazione generalizzata dell'islam europeo è stata orchestrata dagli ulema integralisti e dai loro centri d'indottrinamento in Europa, in stretto collegamento con i Fratelli Musulmani nelle capitali arabe. I dittatori del mondo arabo, anche i cosiddetti "laici" come Mubarak e Assad, hanno avuto gioco facile nel cavalcare l'indignazione per blandire gli integralisti.
Innanzitutto, l'ira non è del musulmano moderato, ma del wahabismo, non solo per aver ritratto in modo percepito come offensivo il profeta, ma per il semplice fatto di averlo ritratto. Youssef Qaradawi, il più influente predicatore islamico contemporaneo e il referente giuridico e spirituale dei Fratelli Musulmani d'Europa andrebbe immediatamente espulso per aver dichiarato in un sermone che è «lecito uccidere» apostati e dhimmi che hanno offeso il profeta ritraendolo. Insomma, qui ci sono una dozzina di disegnatori e mezza stampa europea che rischia di fare la fine di Teo Van Gogh. Leggete la dichiarazione pacata di uno dei leader di Hamas:
«Avremmo dovuto uccidere tutti coloro che offendono il Profeta e invece siamo qui a manifestare pacificamente. Avremmo dovuto ammazzarli, chiedere la giusta punizione per chi non rispetta né la religione, né i suoi simboli più sacri. Hamas non minaccia nessuno, ma Danimarca, Francia, Norvegia ed Europa sembrano perfettamente d'accordo con chi ha disegnato quella vignetta. Non hanno fatto niente per fermare i responsabili, non hanno fatto niente per riconciliarsi con l'islam, anzi hanno utilizzato questo pretesto per alzare i toni e rendere più dura la provocazione e lo scontro».A una a una le capitali europee sono capitolate. La paura si è impossessata dell'Europa, insieme a una malintesa tolleranza e a una malintesa realpolitik che porta i governi a cercare il «dialogo» con le comunità islamiche, legittimando però leader non rappresentativi ma espressione solo dei Fratelli Musulmani, riusciti nella loro operazione di egemonizzare l'islam europeo e strumentalizzarlo politicamente.
Giuseppe Pisanu, ministro degli Interni:
«Penso che i simboli religiosi, di qualunque religione si parli, devono essere rispettati e non possono essere oggetto di sarcasmo, satira o dileggio».Romano Prodi, candidato premier:
«Vignette di cattivo gusto. C'è uno stile nella stampa. In un periodo di così grande sensibilità su questi problemi, si doveva evitare questo episodio. Sono state estremamente irrispettose. Di cattivo gusto. Inappropriate».Piero Fassino, segretario Ds:
«Bisogna riaffermare l'intangibilità della libertà di stampa e di pensiero contro qualsiasi forma di integralismo e di intolleranza», ma «resta ovvio che la satira debba essere capace di avere un equilibrio rispetto ai simboli religiosi. E' un problema soprattutto di misura».Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera:
«Guai a una società che per paura si chiude e sopprime gli spazi di libertà, per cui la libertà di pubblicazione non può essere limitata dal legislatore. C'è invece un senso di responsabilità, un autocontrollo [leggi: autocensura] giornalistico che è il frutto delle professionalità, soprattutto per gli operatori dell'informazione, è a questo che si deve fare appello. Qui non si tratta di censure, solo i regimi illiberali censurano: i Paesi democratici accettano il pluralismo di opinioni, anche le più difficili da digerire [nel finale si risolleva, meglio di Rutelli]».Francesco Rutelli:
«Quelle vignette offensive non sono un orgoglio per la libertà di stampa almeno quanto non lo erano durante il Fascismo quelle che ritraevano gli ebrei in una caricatura offensiva, mentre partivano le leggi razziali [da ignorante quale è]».Franco Frattini, commissario europeo:
«Dialogare vuol dire comprendere le ragioni dell'altro. Io capisco da cristiano, da cattolico, le ragioni di un musulmano che si sente offeso. Non giustifico la violenza, la condanno, come condanno duramente l'assalto alle ambasciate europee o il boicottaggio dei nostri prodotti ma dico "non pubblicate quelle vignette, perché offendono un sentimento che noi dobbiamo considerare". La libertà di stampa comprende il diritto di satira e di critica. Ma c'è un problema ancor più grande: stiamo faticosamente tenendo vivo e potenziando il dialogo interreligioso con i musulmani. Quelle vignette non dovevano essere pubblicate, perché dialogo vuol dire capire le ragioni dell'altro. Come si poteva non immaginare che pubblicare la testa di Maometto con una bomba non poteva non suscitare una reazione? E non parlo di reazioni dei terroristi ma di quei milioni e milioni di moderari che non tollerano di essere offesi in quella maniera. E' stata una grave imprudenza, e sarebbe ancora più grave ripubblicare quelle vignette come provocazione. Questo con la libertà di stampa non c'entra più».Bobo Craxi:
«Non mi pare affatto opportuno trincerarsi dietro il principio della libertà di stampa per giustificare delle gratuite provocazioni: le offese verso qualsiasi religione sono sempre offese».Jack Straw, ministro degli Esteri britannico:
«Penso che la nuova pubblicazione di queste caricature sia stata offensiva, indelicata, abbia mancato di rispetto e sia qualcosa di negativo. C'è la libertà della stampa, la rispettiamo tutti. Ma non c'è obbligo di insultare o di essere gratuitamente incendiari».Terzo punto, in difesa della libertà di stampa senza distinguo:
Il primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen:
«Un governo danese non può mai presentare le sue scuse a nome di un quotidiano libero e indipendente. Non è possibile scusarsi in un paese dove non esiste alcun controllo dello stato sulla libera stampa».Emma Bonino, Rosa nel Pugno:
«I leader e governanti arabi non usino queste occasioni per blandire le frange più integraliste, contando magari su questo per rafforzare il loro potere. Così come ritengo più che doveroso che i nostri governi, e l'Unione europea di cui la Danimarca è membro, non lascino i giornalisti soli a difendere la libertà d'espressione, un valore conquistato a caro prezzo anche contro analoghi anatemi lanciati da una Santa Inquisizione che metteva all'indice chiunque fosse contrario all'ortodossia... A noi non spetta valutare se i disegni offendono l'Islam, ma ribadire che da noi sono garantite, a tutti, libertà e diritti che non possono essere conculcati da una sorta di "fatwa" che mira in realtà a mettere in discussione il già difficile sforzo di molti arabi moderati volto a coniugare islam e democrazia».André Glucksmann:
«Parigi farebbe meglio a proporre al Consiglio d'Europa e alla Ue una dichiarazione comune nella quale si ripeta che la libertà di stampa è fondamento della democrazia. Solo i tribunali possono porre limiti, e solo dopo la pubblicazione. In democrazia non può esistere una censura preventiva, l'Europa dovrebbe ripeterlo all'unisono indebolendo in questo modo le proteste degli integralisti... Già all'epoca della fatwa contro Rushdie c'era chi accusava lo scrittore di cercare pubblicità. Peggio ancora, l'Osservatore Romano condannò i Versetti satanici, e Chirac allora sindaco di Parigi disse che quel romanzo non era opportuno. Vaticano e Chirac contro la lalcità di Voltaire. Inaudito... ci sono religiosi tolleranti. E atei che muoiono di paura, pronti a piegarsi davanti al ricatto».Adriano Sofri e Sergio Staino, l'appello:
«Se limitiamo la lettura di questo avvenimento ad un problema di suscettibilità verso la satira o, peggio ancora, se troviamo delle ancorché minime giustificazioni ad un simile mostruoso attacco oscurantista, rischiamo di provocare danni irreparabili alla libertà degli individui e alla libera circolazione delle loro idee. Se lasciamo passare questa feroce macchinazione senza una risposta forte rischiamo che, un domani molto prossimo, la stessa cosa possa accadere a qualunque altro giornalista, sia esso disegnatore o inviato o editorialista».Peppino Caldarola, ex direttore L'Unità:
«E' giusto pubblicare le vignette, noi non possiamo accettare il ricatto censorio il mondo islamico deve capire che in Occidente esiste un pluralismo di idee che comprende anche la critica alla religione».Antonio Polito, direttore il Riformista:
«Ci sono nei paesi occidentali leggi che condannano il vilipendio alla religione, il razzismo, l'intolleranza. Sono loro il metro di misura. Non spetta alle masse tumultuanti istigate da movimenti fanatici e fondamentalisti. Non esiste per noi né il giudizio di Dio né il giudizio della piazza. Abbiamo combattuto per secoli, ci siamo massacrati in guerre civili e di religione, in rivoluzioni e conflitti militari. Alla fine, siamo arrivati a costruire delle istituzioni che danno corpo ai principi di Voltaire, di Locke, di Beccaria, di Kant, di Maritain. Abbiamo sconfitto l'Inquisizione e la caccia alle streghe, i roghi dei libri e l'Arcipelago Gulag. Sconfiggeremo anche il fondamentalismo islamico. Sul principio, dunque, bisogna tenere fermo. Non possiamo scusarci perché esiste da noi la libertà di espressione. Al contrario, dobbiamo "esportarla" anche là dove non esiste. È una premessa indispensabile per poter esportare anche la democrazia la quale, senza libertà, è solo una tecnica per eleggere un'altra dittatura».
4 comments:
Ottimo Jim. Linkato.
Al dila’ di ogni condividibile considerazione teorica e pratica, mi chiedo quale diritto abbia di sentire lesi i propri sentimenti religiosi chi non ritiene di avere obiezioni all’omicidio rituale estensivamente praticato dai propri correligionari.
Sara’ di qualche utilita’ ricordare che l’omicidio rituale, insieme alla prostituzione sacra maschile e femminile, era pratica usuale nelle societa’ pre islamiche.
Non solo I secoli sono passati invano, ma anche la nascita del profeta pare non aver avuto apprezzabili risultati.
Absit injuria verbis. Ma perche’ poi?
Hai espresso alla perfezione quello che già mi passava per la testa da qualche giorno senza che riuscissi a focalizzare. Certo è che il quadro è preoccupante.
A breve linkerò questo post, complimenti anche per la paziente raccolta di dichiarazioni.
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