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Monday, February 13, 2006

Caro Concordato, quanto ci costi!

Ha provato a fare i conti Gianluca Polverari, su Confronti.net, contestualizzando il suo «inventario dei principali benefici di cui godono le istituzioni cattoliche in Italia» con appunti storici, politici, giuridici su quell'istinto «risarcitorio» manifestato dalla classe politica italiana verso la Chiesa. Una Chiesa «più uguale» delle altre, prebende che dimostrano una «disparità di trattamento rispetto alle altre confessioni», «finanziamenti che, lungi dal poter essere annoverati solo come una congrua corresponsione a fronte di una indiscutibile funzione sociale da esse esercitata, arrivano perlopiù a configurare situazioni di anacronistico privilegio».

L'inventario, relativo al 2004, non è esaustivo, avverte Polverari, anche perché vi ha escluso «i fondi destinati al sostegno degli organismi cattolici di carità o impegnati nella cooperazione allo sviluppo». Le voci più rilevanti: i 310 milioni di euro per scelta espressa dei contribuenti italiani nell'8 per mille; i 472.594.000 dalle scelte non espresse (per un totale complessivo di oltre 782.700.000 euro); per gli insegnanti di religione lo Stato sborsa 477.735.207 euro, somma cui deve aggiungersi il costo relativo alla loro equiparazione a tutti gli effetti agli altri docenti di ruolo, disposto dalla legge 186/2003 e pari a 19.289.150 euro; 30 milioni di euro sotto forma di buoni scuola, il 59% a vantaggio delle strutture cattoliche, circa 17.700.000 euro; un finanziamento diretto annuale per le scuole non statali pari a 527.474.474 euro, il 49% dei quali alle scuole cattoliche, per 258.462.492 euro; l'ultima arrivata, l'esenzione totale degli immobili ecclesiastici dal pagamento dell'Ici, disposta da una norma interpretativa contenuta nella legge 248/2005, che comporterà, secondo l'Anci, un ammanco per le già magre casse degli enti comunali per 700 milioni di euro, a quasi esclusivo vantaggio della Conferenza episcopale italiana.

Questi e tanti altri oboli.

Un'altra segnalazione. Mettete tra i vostri preferiti Salon Voltaire, che ogni giorno offre post interessanti e ben scritti come questo: «Ma chi sono i Radicali? Il pannellismo, variabile geniale del liberal-socialismo». Un percorso tra passato e presente, in cui l'autore ha il merito di rivedere alcune di quelle critiche un po' scontate su Pannella e i radicali che egli stesso aveva condiviso: «Va riconosciuto con onestà e col senno di poi, che poi è l'intelligenza delle persone mature, che se i Radicali fossero stati più simili agli altri partiti, sarebbero stati, sì, più accettati dalla classe politica, ma probabilmente sarebbero spariti da tempo, o si sarebbero ridotti a fare da inutili testimoni come corrente in un partito altrui». Se fossero stati come gli rimproveravamo di non voler essere, pare dire, non staremmo qui a parlarne.

La nuova sfida è con l'Unione, «non sappiamo come andrà a finire... se Bonino, Pannella e Capezzone riusciranno a imporre temi liberali e liberisti alla Sinistra. Ci sembra difficile (...) Ma prima di dichiararli perdenti pensiamoci bene. Avranno vinto anche solo se la Sinistra si interrogherà sulla propria contorta identità. Del resto, l'inserimento o meno delle proposte radicali nelle 200 pagine del programma dell'Unione, dove c'è tutto e il contrario di tutto, non aggiungerebbe nulla alla storia del movimento di Pannella. Quel che è certo, è che perfino le ultime scelte - discutibili quanto si vuole - di quest'uomo nato nel 1930 che oggi sembra rinato, sono sufficienti per riconoscergli, nonostante i passati "errori", il ruolo del politico più originale dell'Italia degli ultimi trent'anni. Non c'è che dire, dobbiamo ammetterlo: Pannella, proprio perché "aveva torto", aveva ragione».

1 comment:

Anonymous said...

Complimenti per il post. Sono cifre pazzesche, che in qualunque paese europeo sarebbero al centro d'una campagna elettorale. Invece da noi nessuno ne parla. Chi lo fa si becca l'accusa infamante di "anticlericale"...