Per proseguire il discorso del post precedente (per il cardinale Martino il caso delle vignette su Maometto dimostra che «c'è un risveglio religioso ed è una cosa buona»), prendiamo le considerazioni dal sapore medioevale di Mons. Maggiolini, vescovo di Como, su Il Foglio.
«Non c'è una concezione democratica dell'islam. Quando sono in minoranza stanno al gioco, ma quando diventano maggioranza impongono una specie di teocrazia... Ora, non è che i musulmani siano solo questo, ma certamente la cultura musulmana ha dei germi che spiegano i kamikaze...». Ma noi crediamo che siano i «germi» della cultura islamica o l'assenza di una società civile aperta, della democrazia, di istituzioni liberali, ad alimentare il fondamentalismo e a impedire all'islam di superare il proprio medioevo? Crediamo nella possibilità di una «concezione democratica dell'islam» e in arabi democratici da sostenere?
Tuttavia, Mons. Maggiolini è molto più preoccupato dalla situazione italiana, «di un'incoscienza tale per cui siamo di fronte a una sorta di suicidio nazionale. Il pericolo più grave è quest'ansia di suicidio. Moritur et ridet, l'Italia è sul baratro e sta divertendosi. Il problema è quello che il Papa continua a dire, e umilmente anch'io lo dico da tempo: è il problema delle certezze metafisiche e morali. Cioè la verità e la moralità. Quando sento che per descrivere un laico si dice: è uno che vuole l'aborto, l'eutanasia... Uno così si presenta come paladino del futuro, ma in realtà è un becchino. Lo vuole distruggere, il futuro. E' il pensiero debole, il dubbio su tutto, il rifiuto di qualsiasi norma morale che l'uomo contiene in sé e gli indica gli orientamenti di fondo. Io dico che una civiltà così ha soltanto il dovere di morire. Anche il diritto, ma soprattutto il dovere: perché non si capisce cosa stia facendo di utile».
Scegliete voi: è Bin Laden o Ahmadinejad? Insomma, la critica è identica. La civiltà occidentale, ormai decadente dal punto di vista morale e metafisico, cioè senza Dio, si merita solo una cosa: di morire. Il laico, il liberale, non ha valori, non ha moralità né verità, esprime la cosiddetta "cultura della morte", e viene così disumanizzato.
E non crediate che si salvi qualcuno, il pessimismo di Maggiolini è bipartisan: «La sinistra? Ma la sinistra ha il rispetto per la vita umana? La destra? Ma la destra ha il rispetto per la socialità?».
Il rimedio? La cura? E' il martirio. Sì, il martirio, leggete qua: «Occorrerà che i credenti vincano il senso di minorità. Si tiri fuori il tema della "parresia", il coraggio di dire cose scomode. E anche il tema del martirio. Tredici anni fa ho scritto un libro, "Meglio il martirio"». Non temete, anche se al dunque non c'è differenza concettuale con il martirio del jihadista islamico, per fortuna la jihad cattolica si è molto moderata: «Che oggi [il martirio] non è tanto la scimitarra, i leoni. Oggi il martirio è l'irrisione, il compatimento del mondo rispetto a certe scelte».
«La nostra società deve ancora avvertire il sapore del marcio che viene in bocca dal tipo di vita che sta conducendo». Come? Ancora non lo sentite il marcio?
La condanna senza appello dei "venti di dottrina" che indicherebbero la decadenza dell'occidente, il richiamo al rispetto di un ordine morale e sociale che fa capo a Dio minacciato anche dalle decisioni dei Parlamenti democratici, sono gli stessi che scatenano l'odio nei nostri nemici islamisti, sono a ben vedere connotati fondamentali proprio dell'islam radicale al quale si vorrebbe opporre quale identità, quale Occidente? Se fondassimo la nostra risposta seguendo i Martino, i Maggiolini, i Ratzinger, avremmo assicurata la nostra sopravvivenza, certo, all'offensiva islamista, ma solo perché divenuti come loro.
3 comments:
Mi scusi Jim,
probabilmente farò un commento che ha poco a che fare col testo del suo post.
Comunque, lei dice che i liberali ed i laici sono favorevoli all'aborto.
Ora, io da liberale e laico (anzi, agnostico e fondamentalmente portato all'ateismo), penso che l'aborto sia un'omicidio e quindi sono diventato antiabortista.
Lo sono diventato, perchè da ragazzino, forse condizionato da una cultura scolastica e familiare femminista e di sinistra, deridevo che si dichiarava contro l'aborto. Non riuscivo a capire come si potesse essere contro quella che quasi tutti consideravano una libera scelta della donna.
Col tempo ho maturato la consapevolezza di essere liberale, e di comportarmi da liberale.
Per questo, visto che il liberalismo parte dalla concezione di "individuo", la prima cosa da tutelare è proprio l'individuo.
Cioè, io sono libero di fare qualsiasi cosa, purchè non interferisca con la libertà di un altro individuo. E la prima libertà è ovviamente quella di vivere. Ora, da quando si può parlare di individuo?
Scientificamente, gli unici momenti di "rottura", dalla fecondazione in poi, nella vita di un essere umano, sono appunto il concepimento (unione di spermatozoo ed ovulo) e la nascita (fuoriuscita dall'utero materno). Ma poichè non credo che un bambino non sia tale pochi secondi prima di uscire dall'utero, penso che debba essere considerato individuo sin dal momento del concepimento.
Ed è per questo che nessun altro essere umano può avere il diritto di bloccarne la vita. A meno che la gravidanza non comporti gravi rischi per la vita della madre, ovviamente.
Ecco, a mio parere anche il mio può essere considerato un ragionamento liberale e quindi non mi sembra corretto affermare che i laici e i liberali ("categorie" a cui appartengo) debbano essere assolutamente pro aborto.
Scusi per la lunghezza del commento, ma è un concetto che avrei voluto esprimere più volte ed ho approfittato dell'occasione.
Sul terreno che vede confrontarsi Islam e Bibbia mediante strumenti come il parallelismo storico, magari mettendo sullo stesso piano due medioevi "sfasati" solo cronologicamente, le tue analisi mi sembrano sempre gravate da una certa dose di approssimazione.
Nell'Islam l'idea di un liberalismo "professo" non può affermarsi per via endogena: allo stato attuale, essa riesce a penetrare solamente in alcuni ambienti intellettuali e/o altolocati, particolarmente avvezzi al contatto con la pubblicistica occidentale.
Il liberalismo, come viene ottimamente spiegato da P. Della Sala sull'ultimo numero di Ideazione, è l'opzione metodologico-politica scaturita dalla gnoseologia "interpretativa" giudaico-cristiana. L'Islam non concepisce la possibilità di "perfezionare" un itinerario conoscitivo, perché mentre la Bibbia vede il progressivo dispiegarsi di profezie che introducono al Verbo Incarnato, il Corano verte interamente sul Verbo "Incartato", cioè dettato direttamente da Dio e destinato rimanere eternamente uguale a se stesso.
Molti degli "arabi liberali" che hanno tentato di introdurre elementi di esegesi nell'approccio alla lettura del Corano sono stati colpiti da condanne a morte.
Nell'indispensabile percorso di accoglienza che conduce gli immigrati musulmani a stabilirsi in Occidente, la "sfida" sta tutta nel mostrare loro che anche la libertà e la democrazia consentono -e in modo particolarmente efficace- di perseguire il bene e il buon vivere. Senz'altro sbattergli in faccia una ridda di sofismi a sfondo nichilista serve solo a peggiorare la loro comprensione del concetto di "modificabilità plebiscitaria", no?
mi dispiace Jim, a parte di una riforma politica dei paesi a maggiornza mussulmana che porti democrazia liberta`e diritti umani e civili, L' islam necessita una riforma dottrinale e religiosa, in cui per citare solo alcuni aspetti la laicita' la uguaglianza tra i sessi sostituisca la sharia e la eccesiva importanza degli hadith rispetto al corano.
le due riforme la religiosa dentro dell' islam e la politica nei paesi in cui prevale sono piu' legate di quello che pensi.
maggiolini non si sbaglia tanto se lo leggi da questo punto di vista.
anche robert spencer dice piu' o meno lo stesso.
alessandro
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