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Friday, February 17, 2006

Silenzio, parla D'Alema

Intervistando Massimo D'Alema a Radio Radicale. Bravissimo Falconio, anche se un po' emozionato. Troppo compiaciuto Landi di alcune risposte antiamericane e filopalestinesi di D'Alema. Impeccabile il direttore, Bordin, di cui si sono avvertiti distintamente gli "sbuffi" di perplessità (diretto', si sentiva che rideva).

Da D'Alema impegni e impegni, che mai si trasformano in fatti, in iniziativa politica. E poi sempre la stessa risposta fessa per quando non si sa come rispondere: «Noi siamo un grande partito». Direi grosso, non grande. L'impressione è di un grosso partito interessato alla presa del potere e sempre più non disposto, né forse in grado, di investire in una linea politica, su una nuova cultura politica. Prima di tutto l'unità catto-comunista, che è l'unica che consente di andare al governo: il Partito democratico. «Abbiamo chiamato i socialisti a esserne parte, prima ne erano parte, poi hanno deciso diversamente e io non voglio polemizzare». Qui, forse, qualcuno doveva intervenire per dire come in effetti sono andate le cose: Rutelli che rompe la Fed e sceglie la linea ruiniana; Boselli che guarda altrove e incontra Pannella; Rutelli che ritorna sui suoi passi: lista unica prima, Partito democratico poi; Ds in estrema debolezza accettano senza porsi il problema della laicità: via al revival del compromesso storico catto-comuinista.

Nella lotta al terrorismo, afferma D'Alema, da parte degli americani «massacro di civili con armi proibite». E' questa la «grande questione di civiltà». Può essere D'Alema ministro degli Esteri? E' il caso di rafforzare la sintonia Bonino-Rutelli su Israele e avanzare la candidatura Bonino alla Farnesina in alternativa a D'Alema, alimentando la rivalità.

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