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Sunday, September 23, 2007

23 settembre

Caro Malvino, la marcia, divenuta manifestazione, è riuscita senz'altro al di sotto delle aspettative. Il riferimento ai 40 mila, che alcuni mesi fa, prendendosi un rischio d'impresa, Capezzone aveva evocato, non era certo sul piano numerico, né precisamente su quello della forma della marcia, ma del significato politico di "rottura", che pure qualcuno, come Alberto Mingardi (Libero, di oggi), ci ha visto nonostante i numeri esigui.

«Vabbe', insomma» è il commento di uno che si accontenta, e nego quest'immagine. Incasso ma persevero, perché nel mio quasi terzo di secolo da apprendista liberale non solo mi sono ritrovato minoritario, ma quasi sempre solo. E la solitudine fa fare brutti errori. Li ha fatti fare a molti che hanno creduto e credono in FI, li ha fatti fare a Pannella versione ultimo giapponese, forse li farà fare anche a Daniele.

Molti fattori hanno impedito a questa marcia di decollare, di essere percepita come evento anche da chi non fosse già direttamente in contatto con Decidere.net. Fattori esterni, ma certamente anche alcuni errori: di organizzazione e, diciamo, di tattica politica generale. Non lo nego, e Daniele e gli altri ne sono a conoscenza.

Solo che proprio non riesco, non solo a convincermi, neanche a trovare fondati gli errori che tu, non da oggi, indichi. Rispetto a tuoi precedenti post pretestuosi, almeno questo ultimo rischia di essere comunque utile e costruttivo, generoso come ti conosciamo.

1. "Prendo esempio dalla figura umana di Cristo" significa "io non commetto errori". No, non te la puoi cavare così. Prendere ad esempio sia pure un modello di perfezione - può essere Cristo o Totti - non significa per questo considerarsi perfetti come il modello. Se quindi vuoi dire che Daniele abbia un'alta stima di se stesso, anche troppa, e che abbia la tendenza a fare di testa sua, posso anche concordare. Ma qui Cristo non c'entra davvero. E' carattere, e lo spazio per dargli una mano c'è.

2. "Se Daniele Capezzone si fosse dimesso da segretario di Radicali italiani subito dopo le elezioni politiche". Sì, un errore ammesso da lui stesso (ops, ma non prendeva esempio dalla figura umana di Cristo?) davanti a una trentina di testimoni (noi due compresi), quasi un anno fa. Gli avrebbe evitato ciò che ha subito nel partito? Visto come sono andate le cose nei mesi successivi l'impressione è che il problema non fosse solo il cumulo della carica di parlamentare con la segreteria di Radicali italiani (come speravo che fosse), ma fossero la sua stessa linea e azione politica, la sua - pur minima - visibilità mediatica, persino la sua stessa "antropologia". Comunque, certamente le dimissioni "anticipate" lo avrebbero messo in una posizione meno attaccabile.

3. "Se dopo il congresso fosse rimasto minoranza all'interno di Radicali italiani, preparando il congresso successivo in netta opposizione all'appoggio giapponese del governo Prodi". Intendiamoci, cosa si intende per "preparare"? Un ex segretario come Capezzone, molto critico nei confronti della linea prevalente "governativa", non potrebbe permettersi di presentarsi al congresso se non puntando alla segreteria, non certo limitandosi a testimoniare una velleitaria posizione di dissenso. E candidarsi alla segreteria potrebbe voler dire due cose: perdere, e quindi dover comunque trarre le conseguenze (rimanere come minoranza, inseguito con i forconi dai seguaci di Pannella? Non molto produttivo, ammetterai); vincere, ma trovarsi a guidare un partito a cui a quel punto Pannella chiuderebbe i rubinetti dei crediti, esigendo i milioni di euro di debito accumulati. Tutto questo per che cosa, dunque?

Per convincere qualche altro radicale a seguirlo? Il delirio accaduto in casa radicale negli ultimi 10 mesi è sotto gli occhi di tutti, e con una limpidezza (merito dei radicali stessi) sconosciuta a ogni altro partito. Tutti hanno avuto modo di vedere, valutare e compiere le proprie scelte in piena consapevolezza. Tradotto: chi ha scelto, nonostante tutto, di rimanere rinchiuso nel bunker di Torre Argentina, non cambierà idea. A meno che non si pensi che Capezzone dovrebbe abbassarsi ai metodi della vecchia politica, con estenuante pressing sui radicali indecisi e pratiche scissioniste da Psi e nuovi Psi. Ha invece deciso di dar vita a qualcosa di diverso, un fatto nuovo, e metterlo a disposizione di chiunque volesse raccoglierlo. I fatti sono il migliore argomento per convincere i radicali indecisi se seguirlo o meno.

Se invece ritieni che rimanere nel partito e "preparare" il congresso, con l'effetto di non aver più neanche il tempo materiale per dare vita ad altro, servisse a conservare su di sé i riflettori dei media sadicamente interessati all'epica lotta con Pannella-Crono, be', ti invito a considerare che non si può campare mediaticamente sempre su quello. Prima o poi, il momento di rinunciarvi sarebbe arrivato.

4. "Se, con ciò, avesse rinunciato alla presidenza della Commissione attività produttive..." Si tratta di abbassare la testa di fronte a una logica partitocratica a tal punto che neanche i partiti della partitocrazia hanno osato mai pretendere. Mi risulta che mai nessuno si sia dimesso dalla presidenza di una commissione parlamentare in dissenso con il suo partito o con il governo. La presidenza di commissione è organo dell'assemblea. Nei fatti, in ragione di un accordo spartitorio tra i partiti della maggioranza, che tuttavia non può in nessun caso limitare la libertà del singolo su come interpetare il proprio mandato.

Altrimenti, perché non chiedere le dimissioni di Capezzone anche dal Parlamento, visto che non è più in accordo con il governo per il quale ha chiesto il voto agli elettori? Si apre il capitolo del vincolo di mandato. Se il rispetto del mandato da parte del deputato, o del presidente di commissione, si misurasse sulla linea del governo e del partito di appartenenza, allora sarebbe il trionfo della partitocrazia. Il Parlamento si ridurrebbe a un bivacco di manipoli più di quanto già non lo sia. E' all'elettore che spetta giudicare la coerenza dell'azione del parlamentare con il mandato ricevuto. Se Capezzone si dimettesse da presidente della Commissione gli sarebbe riconosciuto - giusto per lo spazio di un tg serale - un gesto "nobile", ma anche molto demagogico, capace di solleticare il palato di qualche romantico dell'anti-politica, ma davvero mi sfugge quale risultato politico possa produrre.

5. Sui tempi della nascita di Decidere.net, consentimi, è davvero troppo presto poter giudicare. Il populismo e la demagogia in cui scorre la vita politica italiana dura 12 mesi l'anno e ogni momento sarebbe stato quello sbagliato, comunque mai perfetto, con aspetti positivi e altri negativi, tra l'altro difficilissimo da valutare.

6. Portare al congresso dei radicali Decidere.net "come piattaforma di dibattito esterno al partito"? Cioè? Cosa dovrebbe dire Capezzone a quel Congresso: sono venuto ma vi indico la mia uscita di sicurezza; oppure, aderite alla mia "piattaforma di dibattito esterno"?

7. Tra i 13 punti "... un solo e pur vaghissimo punticino su una laicità che suonasse implicita come metodo..." Perché no? Ci poteva anche stare, ma non la vedo qualcosa di dirimente, motivo di un possibile fallimento né di abbandono. I 13 punti sono 13 punti sottoscritti da alcuni firmatari di un network, non di un partito. Servivano 13 cose concrete, immediatamente comprensibili, ma che segnassero una inequivocabile cesura rispetto alla linea attuale dei Radicali italiani, quella dell'"orgoglio laico" in chiave identitaria e... velleitaria.

I discorsi sulla laicità come metodo in economia e per tutto il resto, da non confondere con la falsa lacità della setta radicale, e sul liberalismo "né di destra, né di sinistra, né di centro, ma... ", eccetera, non sono incompatibili con i 13 punti. Probabilmente sono complementari. Ma credo anche che si tratti di discorsi dall'approccio più "culturale", che non possono essere ridotti a poche righe in un decalogo. Presuppongono un lavoro lungo. C'è la necessità, e anche lo spazio, in Decidere.net, di affrontare tali questioni, soprattutto se, come sembra, ci saranno i margini perché diventi qualcosa di più di un sito e di un network, con delle regole e delle sedi di dibattito. La forma attuale del network è insomma flessibile sia nel nome che nei contenuti.

8. Se sotto-sotto c'è, invece, la preclusione a priori verso ogni ipotesi di accordo, se e quando sarà il momento di decidere, con Forza Italia e il centrodestra, ciò sarebbe in contraddizione con l'idea dei liberali "né di destra né di sinistra" che però sanno "trovarsi" nell'una o nell'altra parte. E comunque è troppo presto per escludere qualsiasi tipo di ipotesi. D'altra parte, se qualcosa di liberale FI e la CdL non l'hanno fatta, quando erano al governo, ormai questo si può dire anche del centrosinistra. Liberali dovremmo esserlo noi. Se già lo fossero coloro con i quali dovessimo trovarci, a noi basterebbe votarli e occuparci d'altro.

In politica contano i fatti, ma le cause di un fatto che non va come previsto rimangono opinioni. E il solo aver previsto un fatto non vuol dire interpretarne correttamente cause ed effetti.

5 comments:

Anonymous said...

Come critico verso Decidere.net, mi dichiaro soddisfatto di queste contestazioni - e mi riservo di risponderti sui punti che ti sono parsi vaghi nella mia ricostruzione.
Resta solo da vedere se queste possano essere anche le ragioni di Daniele per recuperare l'impegno di chi, pur avendo aderito subito a Decidere.net, ha deciso di non assicurare questo impegno nemmeno in quella "marcia dei 40.000, sì, ma per modo di dire, neh" che neanche tu neghi fosse il trampolino di lancio dal quale - credimi, Federico - ieri non è partito niente. Niente se non un'amicizia tra Decidere.net e Forza Italia.

Anonymous said...

Meglio così:

http://malvino.go.ilcannocchiale.it/post/1623403.html

Anonymous said...

tutto da ridere anche questo amaro dibattito su "tanto" personaggio.

Meglio la pragmatica laicità di Guicciardini rispetto al costruttivismo di Machiavelli.
Almeno in questa penisola.
Prima o poi lo capirete.

Anonymous said...

buon intervento di Punzi, che chiarisce alcune cose "da dentro" Decidere e "da dentro" i Radicali Italiani. Tra l'altro mi fa piacere do trovare una conferma ad una cosa che ho sempre pensato: chi vince un congresso di RI avendo Pannella contro si ritrova solo con una montagna di debiti.

Ieri è nata un'amicizia con Forza Italia e si è consolidata un'amicizia con i Riformatori Liberali. Visto che "Decidere sta con chi ci sta" non sarebbe ora di decidere di stare con il centrodestra?

Anonymous said...

Che bello il discorso socialdemocratico di Marchionne che prende atto che l'eurocapitalismo dialogante alla amatriciana è meglio di quello ameriKano o jap soprattutto perchè c'è sempre Pantalone a metterci una pezza di tasca nostra quando la dirigenza industriale è incapace di restare da sé sul mercato e si stabilisce per interesse consolidato e condiviso di alcune oligarchie industrial-sindacali che certe imprese, le più grandi, ovviamente, e familiari, non possono fallire mai.

Ovvio il pieno immediato sostegno dello statalista etico ed interventista Fassino, che mai si fiderebbe della libertà dello scambio tra gli umani, e in fondo neppure di troppa libertà individuale.

Si attende il plauso convinto della banderuola libbberale in attesa che scenda in campo Capezzemolo...