Pagine

Saturday, September 15, 2007

Per un Partito democratico di conio liberale

Mai come in questi mesi e anni, forse, economisti e intellettuali ce la stanno mettendo tutta per far germogliare a sinistra una piantina liberale. Ce la stanno mettendo tutta Giavazzi e Alesina, con i loro editoriali e con il loro ultimo libro, "Il liberismo è di sinistra". Ce la sta mettendo tutta Michele Salvati, che dopo aver sostenuto la nascita del Partito democratico, adesso lo vuole anche di nuovo conio: liberale. Anzi, "per la rivoluzione liberale", è il titolo del suo ultimo pamphlet. Ne parlava ieri Dario Di Vico sul Corriere.

A partire dal metodo. La quota dei consensi che il Pd riuscirà a conquistare «non la si può decidere a tavolino», non risulterà dalla somma degli apparati di Ds e Margherita, ma dalla «capacità di individuare i temi giusti e le soluzioni più corrette, di essere elettoralmente competitivi». In Italia purtroppo è ancora diffusa la convinzione che per conquistare nuovi consensi si debbano stipulare alleanze, allargare le proprie coalizioni, subendo i ricatti dei piccoli partiti centristi che mirano alla palude o di quelli estremisti, con i quali è impossibile governare. Per aumentare i propri consensi, invece, ci vuole una proposta di governo competitiva, che convinca la parte pragmatica dell'elettorato. Purtroppo, questa corretta premessa incontra un forte limite nell'assenza di un sistema elettorale uninominale.

Salvati individua tre campi d'azione sui quali il Pd potrebbe adottare una visione liberale: meno tasse; il blairiano «tough on crime, tough on the causes of crime»; più flessibilità in uscita nel mercato del lavoro.

«L'attuale disegno dei trasferimenti e delle aliquote è mal fatto, non aiuta le persone in condizioni di reale bisogno, ha effetti redistributivi deboli, non di rado conseguenze inique e non diffonde tra i destinatari gli incentivi giusti». Ridurre la pressione fiscale di almeno due punti entro la fine della legislatura, non solo «è un obiettivo realistico ma è giustificabile sulla base dei valori che la sinistra sostiene».

Sulla sicurezza, a Salvati «dispiace di dover stabilire una relazione tra due problemi sostanzialmente diversi, l'immigrazione da una parte e la legalità dall'altra. Ma la connessione sta nella realtà oltre che nella percezione dei cittadini». Una sensazione tutt'altro che infondata, lette le «impressionanti statistiche sulla criminalità degli immigrati» recentemente pubblicate dal Ministero dell'Interno. La ricetta che propone Salvati è il blairiano «tough on crime, tough on the causes of crime».

«Guai - avverte Di Vico - se i nostri connazionali che abitano le periferie delle grandi città avvertono che le scuole sono peggiorate a causa dell'immigrazione, che lo stesso è avvenuto per le strutture sanitarie, che la concorrenza degli extracomunitari rende più difficile ottenere case a prezzi accessibili»... e posti negli asili, aggiungerei. Tutte situazioni molto reali, purtroppo.

Anche per quanto riguarda il mercato del lavoro, Salvati centra il problema: i costi della flessibilità a carico di pochi, troppo pochi, diventano insopportabili: «... la sinistra e il sindacato hanno concesso che la flessibilità richiesta dalle imprese si scaricasse tutta sui nuovi assunti, attraverso contratti con garanzie minori rispetto a quelli standard». Una sinistra riformista e liberale può accettare la perpetuazione di un doppio mercato del lavoro? Di continuare a iper-tutelare i fannulloni e a sprangare la porta d'accesso ai giovani?

Per Salvati il rimedio sta nel modello danese. In pratica, libertà di licenziamento: prevedere che l'ingresso avvenga con un contratto a tempo indeterminato, ma «il datore di lavoro non dev'essere frenato da vincoli legali e giudiziali che ne rendano la rescissione difficile o onerosa e dunque lo inducano ad adottare i contratti a tempo determinato».

Tutto condivisibile e molto liberale, ma chi dei leader del Pd è disposto a rischiare in proprio per un partito di un simile conio?

3 comments:

Anonymous said...

Sai quanto conta Salvati nel futuro PD e tra le oligarchie assatanate di poltrone e potere locale che lo stanno mettendo in piedi?
Ecco, non ho altro da dire?

Anonymous said...

Nessuno
.

Anonymous said...

Questa notizia risolve da sola un sacco di problemi. Dall'inquinamento all'Iran.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=206400

Ed il fatto che questo genio non sia profeta in patria depone assolutamente a suo favore.