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Monday, October 02, 2006

Come si finanzia la partitocrazia. Mille tentacoli di un sistema legale

Ieri sera è andata in onda, su Raitre, un'accurata e onesta inchiesta di Report (la trascrizione della puntata) interamente dedicata al finanziamento della politica, nella sua doppia forma, pubblico e privato. Scandagliati tutti i rivoli di denaro che affluiscono nelle casse dei partiti, intervistati tesorieri, dirigenti d'azienda, esponenti politici, il tutto con uno sguardo a 360° che non ha risparmiato lo stretto rapporto Coop-Ds e il record di sottosegretari del Governo Prodi.

«Chi dona soldi ai politici perché lo fa?» Aziende, grandi imprese, cooperative, elargiscono soldi a pioggia o ai partiti di riferimento. A volte come "forma di assicurazione", a volte per poter lavorare con gli appalti pubblici.

La legge sul finanziamento pubblico ai partiti fu bocciata da un referendum nel 1993 con una percentuale del 90% di votanti. Come funziona oggi la legge sui rimborsi elettorali, di cui i partiti usufruiscono dal 1999? Più voti prendi e più vieni rimborsato. Tuttavia, rivelano le interviste di Report, «con quei soldi però non si coprono solo le spese per le campagne elettorali: si mantiene anche il partito. E così il finanziamento pubblico è tornato sotto un'altra forma».

Infine, il confronto tra il nostro sistema e quanto avviene in Spagna, «il paese che negli ultimi 15 anni, a livello di infrastrutture, è cresciuto più degli altri paesi europei».

Ai molteplici aspetti dei costi e del finanziamento della politica RadioRadicale.it ha dedicato, nel febbraio scorso, uno speciale: Come si finanzia la politica? I mille tentacoli di un sistema legale.

L'unico neo della trasmissione è il tono lievemente moralistico, che si accentua in particolare sulle "donazioni" delle aziende ai partiti. In realtà, lo scandalo non sta nel fatto che i privati elargiscano denaro ai partiti le cui politiche sono ritenute più vicine ai loro interessi, né in sé la fervente attività delle lobby, ma la mancanza di trasparenza. Le "donazioni" al di sotto dei 50 mila euro possono non essere dichiarate, ma le rimanenti sono pubbliche, raccolte e consultabili nella Tesoreria del Parlamento. Manca del tutto, piuttosto, la cultura della trasparenza, da parte dei partiti stessi e degli organi di informazione, che rinunciano a svolgere il loro fondamentale ruolo di inchiesta.

L'opinione pubblica dovrebbe essere informata di quali siano gli sponsor dei vari partiti, per farsi un'idea di quanto le politiche che essi esprimono siano in grado o meno di coniugare l'interesse generale con gli interessi degli sponsor.

Del tutto abolito, invece, andrebbe il finanziamento pubblico ai partiti. Non solo perché le politiche di una parte non dovrebbero essere finanziare con i soldi di tutti, ma anche per un motivo di efficienza dello stesso sistema partitico. Se la loro sopravvivenza dipendesse interamente dall'auto-finanziamento, i partiti sarebbero obbligati a confrontarsi con il pubblico, a verificare la credibilità di cui godono e, di conseguenza, sarebbero costretti a essere più ricettivi delle istanze generali della società. L'intero sistema risponderebbe probabilmente meno a logiche oligarchiche.

1 comment:

Robinik said...

Federico ho visto che su TQV... sul portale della tua futura società svetta il Banner "Noi stiamo con il PAPA".

Sono felice di questa nuova scelta di vera laicità e conto di vederlo presto anche sul tuo Blog.