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Wednesday, October 11, 2006

Un caso da maneggiare con cura

Viceministro Visco, fatti una canna!

Questo caso del test antidroga delle Iene sui deputati rischia di divenire un boomerang per le istanze antiproibizioniste se non viene maneggiato con cura.

Già mi sono espresso sulla censura preventiva del Garante della Privacy, che ha bloccato il servizio televisivo: non una misura per la tutela della privacy del singolo deputato, ma a tutti gli effetti in difesa della categoria in quanto tale.

Tuttavia, occhio alle battute e alle facili ironie. Puntare l'indice sì, sull'ipocrisia dei deputati, che in Parlamento proibiscono, vessano, fanno arrestare, perseguitano per 5/10 spinelli e che poi essi stessi si concedono al vizio. Però occorre essere consapevoli che lo scoop delle Iene può suscitare gli impulsi moralistici e demagogici, che qualcuno, per esempio i Casini e i Giovanardi, ha già cominciato a cavalcare. Insomma, la parola d'ordine dev'essere: si facciano pure di spinelli come e quanto vogliono, ma lascino in pace anche gli altri. Va sempre ripetuta questa precisazione.

Il consumo di droghe, più la cannabis che la cocaina (forse), fa parte ormai delle abitudini e del vissuto comune a milioni di persone in Italia. Milioni, non c'è dubbio. Eppure quei milioni non sono "delinquenti", vivono, lavorano, amano, viaggiano come tutti (e approvano leggi idiote), non esprimono la cosiddetta "cultura della morte".

Anche la posizione dei radicali rischia di farsi via via, e forse comprensibilmente, più pragmatica. Contro la droga la politica più efficace è l'antiproibizionismo. Ma - appunto e beninteso - contro. Ma chi dice che ci dev'essere per forza una politica contro la droga? Cioè che induca la gente a non drogarsi? Non sarebbero comunque tempo, energie e risorse sprecate? Guardiamoci negli occhi: non possiamo assicurare che politiche antiproibizioniste riducano il numero dei "drogati", né è questo che ci interessa davvero.

Le politiche antiproibizioniste, come ci ha insegnato Milton Friedman, sono senz'altro più efficaci di quelle proibizioniste nel ridurre i danni sociali derivanti dal consumo di sostanze tossiche: possono ridurre morti e feriti, grazie al consumo informato, e l'indotto della criminalità, piccola e organizzata. Riconosco che troppa libertà tutta insieme spaventa e un approccio più realistico, dichiararsi cioè contro questo preteso "flagello" della droga, nella sua parte più allarmante provocato proprio dalle politiche proibizioniste, può persino giovare alla causa antiproibizionista.

Bisognerebbe tuttavia non mancare mai di riaffermare la libertà di disporre del proprio corpo, come della propria coscienza, libertà anche di fatto quasi incoercibile. I due elementi (maggiore efficacia delle politiche antiproibizioniste contro la droga e autodeterminazione dell'individuo) non vanno mai scissi, ma devono viaggiare paralleli come due binari.

Insomma, la battuta, più che essere "ecco come hanno scritto la Finanziaria!", dovrebbe essere "magari Visco si fosse fatto una canna prima di scriverla!"

5 comments:

Anonymous said...

Caro Fede,
sottoscrivo! W il pragmatismo radicale mi verrebbe da dire! ;)
Tommaso
http://inoz.ilcannocchiale.it

Anonymous said...

ad onor del vero la droga proprio benissimo non fa...

ciao Paolo :)

Anonymous said...

Caro jimm a dire la verità l'antiproibizionismo ha mostrato la corda molti anni fa e dati alla mano non funziona un granchè.il problema semmai è culturale.se una donna come kate moss dopo neanche 6 mesi è tornata ad essere la modella + pagata e con il 25% di contratti in + di prima vuol dire che ha vinto la droga.se poi i nostri parlamentari ne fanno uso e cercano di nascondersi non solo ha vinto ma ci sta sopraffacendo.
ciao

Marco said...

la droga è uno strumento, non il fine
la droga fa male, non è IL MALE

combattere l'uso della droga con il proibizionismo è come combattere il peccato con la santa inquisizione.

l'oste said...

A Jimm ma che stai a di'...
la droga sarebbe "disporre del proprio corpo" e l'antiproibizionismo limiterebbe i danni sociali?

Ti e' mai venuto il dubbio che sulle sostanza che creano dipendenza, e che quindi privano o restringono la successiva liberta' di scelta, il discorso ideologico/liberale del disporre del proprio corpo perda valore?