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Tuesday, October 24, 2006

Gli amici di Putin in Italia

Putin con Prodi e BerlusconiA non tutti piace apparire "amici" di Putin, ma in Italia, come negli altri paesi europei (Chirac e Schroeder), gli amici non mancano. Nella serata di ieri, per esempio, è giunta la notizia che il Ministero degli Esteri italiano - rispondendo ad una interrogazione della Rosa nel Pugno (Capezzone, Mellano, D'Elia e altri) che sollevava il problema della violazione dei diritti umani in Cecenia da parte dell'esercito russo e della necessità di convocare una "conferenza di pace" per discutere del futuro dell'intera area - ha dichiarato che il Governo italiano «proseguirà nella linea di incoraggiamento alla Russia per non abbandonare il percorso intrapreso di normalizzazione politica in Cecenia». Mellano ha prontamente replicato con un comunicato.

Chi non si fa problemi a difendere l'"amico" Vladimir è Berlusconi: «Non ha detto quelle cose, non ha attaccato nessuno. Lo scandalo è che quelle parole, in modo alterato, siano finite sui giornali. La solita disinformazione. Putin si è solo difeso con franchezza, dicendo la verità: ovvero che nessuno può fargli delle prediche».

A differenza di Antonio Martino, secondo cui il presidente russo «non intendeva offendere l'Italia», l'origine non russa della parola mafia «è incontestabile», Berluconi non s'è fermato alla disputa etimologica, ma ha colto il significato politico della reazione di Putin: «... nessuno può fargli delle prediche».

«Ognuno ha i suoi problemi interni e fare la morale agli altri è sempre sgradevole», osserva Valentino Valentini, deputato azzurro. Chi sulla battuta, chi nell'iperbole, la buttano i Gasparri e i Calderoli.

Ma anche Prodi può vantare con il presidente russo dei rapporti amichevoli, che risalgono a intere serate al telefono durante la crisi irachena.

Piero Ostellino, sul Corriere della Sera di oggi, inquadra la questione Putin nei termini giusti:
«Nessuno Stato è più del tutto padrone a casa sua e si è affermato persino il diritto di "ingerenza", da parte della comunità internazionale, nei suoi affari interni in caso di violazione dei diritti umani».
In questo contesto è bene avere chiari i due schieramenti che si fronteggiano: «Da una parte, ci sono i Paesi a regime autoritario [ma non solo!], fermi alla pace di Westfalia, che rivendicano per sé il "principio di sovranità" in base al quale la Russia sostiene che la Cecenia, ieri, e la Georgia, oggi, sono una "questione interna" sulla quale la comunità internazionale non deve mettere naso; la Cina dice la stessa cosa del Tibet; entrambe trattano allo stesso modo i diritti umani. Dall'altra parte di questa nuova "cortina di ferro", ci sono l'Europa illuminista, che assegna alle Nazioni Unite il ruolo di governo mondiale sulla base della Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo, e gli Stati Uniti democratico-universalisti, che vogliono esportare la democrazia con le armi. Entrambi tendono a mettere il naso negli affari interni degli Stati a regime autoritario».

E voi, pur con i legittimi distinguo e aggiustamenti, da che parte state? Sovranità degli Stati o diritto/dovere di ingerenza in nome dei diritti dei cittadini?

1 comment:

Anonymous said...

Il Vaticano, per esempio, esercita da sempre con buon successo il diritto di ingerenza negli affari italiani...
;-D