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Monday, October 23, 2006

La «politica dei due tempi» è segno di fallimento

L'idea di Fassino, espressa sabato scorso, è di far passare con dei correttivi questa Finanziaria, e subito dopo mettere «in calendario un rilancio dell'azione riformista». Tuttavia, come dicevamo, l'esperienza insegna che rinviare a poi significa rinviare a mai. E il solito Luca Ricolfi, oggi su La Stampa, l'ha detto a chiare lettere: la «politica dei due tempi», che chiede sacrifici oggi promettendo crescita e riforme domani, non funziona.

E' la retorica cui di solito si ricorre per nascondere un fallimento. Quando si è incapaci, deboli, impotenti, allora ciò che non si è riusciti a fare oggi, si promette di farlo domani.

In campagna elettorale, e all'inizio della legislatura, la «politica dei due tempi» non piace a nessuno, la rinnegano tutti. Anche questo governo nel Dpef «si impegnava solennemente ad avviare subito riforme incisive sia sul versante delle liberalizzazioni sia sul versante della spesa pubblica (i famosi 4 capitoli di Padoa-Schioppa: sanità, previdenza, enti locali, pubblico impiego)». Arrivato l'autunno, però, tempo di Finanziaria, le cose sono cambiate.

Tutti i governi ricorrono al medesimo espediente retorico per nascondere la loro impotenza e incapacità sotto il tappeto: prima è indispensabile rimettere in ordine i conti devastati dal governo precedente, poi finalmente potremo dedicarci alle grandi riforme promesse. In realtà, di sicuro c'è solo l'«irrilevanza politica dei riformisti».
«Come possiamo credere nelle promesse di modernizzazione del Paese se, una volta giunti al governo, i modernizzatori non colgono l'occasione per passare dalle parole ai fatti? (...)Come non vedere che le parole di Frascati sono ignorate, calpestate, umiliate nell'impianto della Finanziaria? Come non vedere che i dirigenti riformisti che nei discorsi invocano liberalizzazioni e riforme sono i primi ad irritarsi se qualcuno fa notare che nell'azione di governo quei discorsi soccombono alle superiori necessità della politica?»
Ricolfi avverte che gli elettori «non sono né bambini sciocchi, né inguaribili egoisti, semplicemente si sono accorti che la via delle riforme, indicata dal Dpef e dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni, è stata accantonata». Non si tratta di «difetti di comunicazione», anzi, la comunicazione «è riuscita perfettamente». La gente ha capito cosa sta accadendo: ha «sotto gli occhi il primo tempo, quello del risanamento e dei sacrifici, ma non vede prendere forma il secondo». E il senso comune spesso coincide con il buon senso. I cittadini ormai sanno istintivamente, anche senza grandi conoscenze, che quando si affaccia la «politica dei due tempi» vuol dire che «il secondo tempo non ci sarà, o sarà la continuazione del primo».

1 comment:

Anonymous said...

Vero! Ma Capezzone e la pattuglietta radicale, oltre al malpancismo, che altro farà?

Non ci sono più i Radicali di una volta...

Adesso, per chissà quali pensosi motivi e tra una dichiarazione dorotea e l'altra, questi qua voteranno la fiducia al decreto Viscale ed a questa meravigliosa blairiana finanziaria...

COMPLIMENTI! E GRAZIE DAVVERO!