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Wednesday, October 25, 2006

Per il Financial Times è unfit la politica italiana

Dopo il declassamento dell'Italia da parte delle agenzie di rating il Financial Times ha di fatto sfiduciato il Governo Prodi, sbigottito dall'incomprensibile politica su cui ha messo la sua faccia un ex banchiere come Padoa Schioppa, uno dei più severi nel riprendere i governi europei per la mancanza di coraggio in quelle riforme strutturali che oggi, strano scherzo del destino, mancano proprio nella sua Finanziaria. Si comporta da ministro come quelli che criticava da banchiere. Scrive l'editorialista Wolfgang Munchau:
« The... irony relates to Mr Padoa-Schioppa, who used to be a member of the executive board of the European Central Bank. The ECB rarely misses an opportunity to criticise politicians for failing to reform and to consolidate national budgets. But when you put one of them in charge of a real-world budget process, subject to difficult political constraints, you find that they behave in a way not dissimilar to the politicians they ritually criticise».
Il FT non fa che registrare ciò di cui già ci eravamo accorti in tanti. Come Draghi e Ciampi, Alesina e Giavazzi, Monti e Ichino, Boeri e Garibaldi, si è reso conto che la manovra è fatta più di tasse che di tagli, che non ci sono riforme strutturali e tagli veri alla spesa pubblica, che per forza di cose avrebbero dovuto essere selettivi, ma c'è l'«imbroglio» dell'operazione Tfr-Inps.

Come si fa a mettere i soldi dei lavoratori, prestati alle imprese, nelle mani di un ente previdenziale che soffre di una tale bancarotta (altro che Tanzi!) che se si fosse trattato di una società privata i suoi responsabili sarebbero stati arrestati? Non saprebbe ciascun lavoratore amministrare quei soldi infinitamente meglio di chi nel corso dei decenni ha saputo solo creare buchi enormi?

Il Governo ha come obiettivo primario la mera sopravvivenza, conclude il FT. Il difetto della politica italiana è sistemico («Instead of reform, it is Italian politics ad usual»), riguarda cioè trasversalmente centrodestra e centrosinistra, ostaggi di forze stataliste e assistenzialiste. E' un circolo vizioso. I governi, per preservare le proprie clientele, rinunciano a qualsiasi scelta di vera politica economica, che obbligherebbe a puntare su delle priorità, e riducono la loro azione a un esercizio contabile (tante spese, tante entrate), ignorando sia la dinamica della spesa pubblica sia l'insufficiente crescita. Ma ragionare in termini di blocchi sociali alla lunga non paga. Gli elettori ormai hanno capito il giochino e mandano a casa qualsiasi governo dopo cinque anni di assenza di crescita economica.

Così persino il parametro di Maastricht, quel maledetto 3% di rapporto deficit/Pil, invece di rappresentare un incentivo virtuoso diventa un alibi dietro cui si nascondono l'incapacità e la viltà politica delle coalizioni e, come ha scritto Ferrara, «l'impotenza dei riformisti».

1 comment:

Anonymous said...

bah...io le agenzie di rating e gli "autorevoli" giornali stranieri...li leggo sempre col beneficio d'inventario e col sorrisetto sulle labbra...mi perdonerete ma non posso fare a meno di pensare che per entrambi fanno più tendenza gli indici azionari di borsa da un lato e rigurgiti nazionalisti dall'altro...con tanti, cari saluti...quanto ad una seria e compiuta analisi dell'economia reale di un paese.

in ogni caso, italia a parte, nel mondo prodi e conosciutissimo. un poco come falqui, basta la parola...

dunque, nihil sub sole novi.

un poco di memoria storico-giornalistica non guasta...

"Le gaffes lastricano la sua strada. In quasi tutti i governi (europei) cresce l’irritazione verso l’uomo al vertice della più importante "istituzione europea. E, quel che è quasi peggio per l’uomo e per il suo incarico, Prodi sempre meno viene preso sul serio".
(Die Welt 17/07/2001)

"(Prodi) non sa parlare, non sa imporre l’autorità della commissione sugli egoismi nazionali, non ha alcuna capacità di pensare in grande e presentare una visione strategica del futuro dell’Unione".
(Der Spiegel 10/10/2004 )

"Prodi è un problema per l’Europa, non essendoci modo per agevolarne l’uscita e non essendoci cenni di dimissioni volontarie i leader europei hanno la possibilità di lavoraci assieme, il che puo’ essere impossibile, o più spesso di lavoragli attorno".
(Times 02/02/2002)

"Romano Prodi, dal bilancio discusso, lascia una commissione indebolita … senza carisma, pessimo comunicatore, Romano Prodi è accusato di lasciare un’Europa senza progetto e una commissione che non ha più l’attenzione dei capi di Stato e di governo. Sotto la sua presidenza la Commissione non è stata in grado di rappresentare l’Europa sulla scena internazionale … Prodi è stato anche regolarmente accusato di utilizzare le sue funzioni a Bruxelles per pesare sulla politica italiana".
(Le Monde 21/06/2004 )

"Prodi: un dilettante catapultato su di una poltrona più grande di lui".
(The Financial Times 10/10/2004)

"La performance di Romano Prodi come presidente della commissione europea è stata orrenda. L’ex premier italiano è l’uomo sbagliato per l’incarico. Non ha dimostrato né larghezza di vedute né l’attenzione ai dettagli richiesta per uno dei ruoli più difficili del mondo. Manager incapace, non sa comunicare, con un’allarmante propensione alle gaffe."
(The Financial Times 27 maggio 2004)

sempre a proposito di Financial Times e...lapidari giudizi: “Performance Orribile”...della presidenza prodi, of course.

"ma siete matti?", esclamazione di Helmut Kohl al momento della nomina di ppprodi...e nel nostro piccolo, Emma( chi? ) Bonino: "Prodi è un cervello piatto".

ripeto, niente di nuovo sotto il sole. agenzie di rating ed "autorevole" stampa straniera nonostante.

ciao.


io ero tzunami...