Pagine

Tuesday, October 31, 2006

Il Congresso non eluda i nodi politici processando Capezzone

Daniele Capezzone con Marco PannellaOttenuta la pubblicità, non sia il congresso di "Marco contro Daniele". Pannella può evitarlo, se vuole e se la situazione che ha creato non gli è già sfuggita di mano

Il bravo Adalberto Signore, che oggi, su il Giornale, ha acceso i riflettori sull'ultima animata riunione di Direzione dei Radicali italiani - nient'affatto "a porte chiuse", tant'è che dal giorno dopo il video era accessibile a tutti sul sito di Radio Radicale - pur cogliendo le parti più salienti dello scontro Pannella-Capezzone-Bonino ha bucato una frase.

Per carità, il suo è un resoconto diligente e completo. Vi compaiono tutti i tre livelli sui quali s'è svolta la discussione: il dissidio personale, tra Pannella e Capezzone, e le questioni politiche, che Capezzone tentava di porre, e gli altri due leader di eludere, che riguardano l'atteggiamento dei radicali nei confronti del governo e nella crisi della Rosa nel Pugno.

Ma, dicevamo, la frase: di questa Finanziaria «non muore nessuno». Chi l'ha pronunciata? Il ministro Emma Bonino. Di Finanziaria, invece, "si muore" eccome. E' uno degli atti politicamente più rilevanti di un governo. Incide sulla carne viva del paese. Da quanti soldi dei contribuenti un governo spende, da come li spende, con quali e quanti sprechi e inefficienze, dipendono la crescita o meno del paese, l'apertura o la chiusura di aziende, il lavoro che si trova o non si trova, le scuole che funzionano e non funzionano, e così via...

E anche rimanendo all'interno di quella lettura che i radicali danno della realtà oligarchica e partitocratica del nostro paese, si può dire che la Finanziaria è lo specchio della forza, e al contempo il punto debole, del "regime". Maggiore è la quantità di denaro che i gruppi al potere si trovano a gestire e a distribuire ad altri gruppi di potere, più consolidano il loro controllo sulla società e si garantiscono la sopravvivenza. Per questo i governi tendono fisiologicamente a estendere le proprie competenze, gli interventi, e a ingigantire la spesa pubblica.

Che poteva andare in questo modo lo sospettavamo da un po' di tempo. Un conto, infatti, era un avvicendamento fisiologico alla segreteria dettato da una regola aurea nel movimento radicale, l'incompatibilità tra incarichi istituzionali e incarichi nel partito, che ha alcuni svantaggi ma vantaggi indiscutibili: oltre a permettere ai Capezzone di diventare tali, garantisce al partito l'impegno di un segretario 24 ore su 24.

Tutt'altra cosa era presentare il ricambio come una sfiducia politica, un processo a quel che il segretario ha fatto di male o non ha fatto per il partito. Era chiaro che se così fosse stato, com'è stato, Capezzone avrebbe dovuto difendersi e, bisogna dargli atto, lo ha fatto nelle sedi opportune, rinunciando a ripresentare la sua candidatura e cercando (invano) di evitare che alla situazione fosse applicato il cliché di Pannella che «divora i suoi figli».

Colpa di Capezzone che del partito non si è occupato? Possibile, in parte, ma allora cosa pensare di chi invece del partito s'è occupato 24 ore al giorno, ed ora è "designato" alla successione di Capezzone? Rita se n'è occupata, ma evidentemente ha agito male, è quanto meno corresponsabile. No, non regge.

Per quanti errori abbia potuto commettere, e per quanti difetti personali rivelare, il partito soffre di problemi strutturali che vanno ben oltre la gestione Capezzone (-Bernardini). Il calo degli iscritti (circa il 25%) è dovuto principalmente a tre motivi: una parte può non aver condiviso il progetto della Rosa nel Pugno e la collocazione nel centrosinistra; tutti i dirigenti hanno concentrato risorse ed energie umane su ben due campagne elettorali, sulla nascita della Rosa nel Pugno e, oggi, sugli incarichi istituzionali. Come se non bastasse, da due anni la cifra che la tesoreria può spendere è 0.

Non lo ammetterà mai Pannella, ma nell'ultima conversazione settimanale aveva in parte recepito gli avvertimenti di Capezzone sull'autolesionismo con cui si stava affrontando il tema dell'avvicendamento alla guida di Radicali italiani, abbandonando argomenti e ammorbidendo i toni. Oggi, però, l'articolo su quella riunione di Direzione.

Se questo, per Pannella, è «il modo per rianimare il nostro soggetto politico», io invece mi auguro di non assistere a quattro giorni in cui si alternano inquisitori e difensori di Capezzone; mi auguro che il dibattito tra i congressisti non sia schiacciato, e oscurato, dal lancio di stoviglie tra i big. Pannella che «divora i suoi figli» farà anche accendere i riflettori sul Congresso, ed è un bene, ma quanto grande è il rischio che lo stereotipo divori il dibattito?

Del rilancio del partito, certo, bisogna parlare, ma non farne occasione strumentale per montare un "caso Capezzone" e rischiare la sua tabaccizzazione. Acquisito il ricambio alla segreteria, la vera questione che rischia di essere elusa, sacrificata dalla personalizzazione dello scontro, è tutta politica.

Nessuno propone di porre ricatti, o di uscire dal governo ora, sarebbe patetico oltre che velleitario, ma si ritiene o no di dover in qualche modo affrontare la situazione di grave difficoltà politica in cui sono i radicali, rispetto a un Governo che gli indicherebbe volentieri la via dell'uscita e una Rosa nel Pugno il cui scalpo lo Sdi si prepara a portare al partito democratico?

Si trovi un modo, una linea condivisa, ma si vuole o no riconoscere che il problema esiste?

Il governo e la coalizione si comportano con i radicali «in modo infame». Sui diritti civili, Pacs, testamento biologico, eutanasia, droga, come sui temi economico-sociali, «ci sta prendendo per il culo tutto il mondo...». Il rischio è di giocare il ruolo degli "idioti", per altro neanche "utili". Di fronte a questo quadro, in cui gli elettori e i militanti radicali non vedono pezzi di alternativa, occorre mostrarglieli. Invece, come denuncia Capezzone, sempre più rinunciamo ad aprire vertenze politiche: «Ci stiamo cespuglizzando... siamo l'unico soggetto politico che in cinque mesi non ha creato un problema» a Prodi.

I radicali farebbero un grosso regalo al governo sia gettando la spugna e uscendo dalla maggioranza, sia dando l'impressione che sia Capezzone il solo elemento di disturbo, come già, purtroppo, risulta dalle cronache e da certe battutine in Transatlantico.

Ora che l'alternanza prodiana è acquisita non sono i radicali a doversi fare carico della sua durata. La missione, dichiarata agli elettori in campagna elettorale, è l'alternativa. E le ragioni dell'alternativa potrebbero confliggere con quelle dell'alternanza.

Il discorso che fa Pannella è: non siamo delusi, perché non ci siamo illusi. Non siamo delusi né sorpresi che non siano venuti fuori veri passi di alternativa da parte del governo dell'alternanza. «Questo è il governo che abbiamo voluto quando siamo stati costretti a scegliere tra testimonianza morale e responsabilità di governo, pur facendo parte di una delle due articolazioni della mafiosità partitocratica».

Significa che da una parte occorre ribadire il peso della responsabilità che i radicali, accettandone i costi politici, si sono presi per garantire il proseguimento di un'alternativa liberale, dall'altra, però, occorrono atti concreti per dimostrare che si sta lavorando a quell'alternativa senza fare (e farsi) sconti.

La Bonino dice che di questa Finanziaria «non muore nessuno»; Pannella dice che non ha «nessuna fretta e nessun piacere» di «ficcarsi nel "piatto ricco" dei delusi e degli apocalittici»; che non è il momento della «demagogia» e dell'«impazienza»; e rivendica il «comportamento esemplare dei radicali nei confronti delle alleanze di cui fanno parte». Ma esemplare agli occhi di chi? E quali i criteri di questa esemplarità? A che serve, se per i vertici dell'Unione conta solo il numero dei senatori?

Occorre invece capire se, come propongono altri, non sia giunta l'ora di rompere gli indugi e lanciare sfide politiche sia nei confronti del governo che della Rosa, senza timidezze e senza il complesso di cadere nel cliché dei radicali "inaffidabili". Se non ci si cura del cliché di Pannella che «divora i suoi figli», perché curarsi di quello dei radicali "pianta-grane"? C'è come l'incubo, o l'alibi, che porre questioni politiche significhi "ricattare" alla Mastella o alla Di Pietro. A parte che i numeri non ci sono, ma alzi la mano chi pensa davvero che le questioni che pongono i radicali siano della natura e abbiano la consistenza di quelle poste da un Mastella o da un Di Pietro. «Dai radicali è legittimo aspettarsi qualcosa di più», dicono Messa e Mingardi oggi su Il Foglio. Proviamoci, al Congresso: legalità, legge elettorale e spesa pubblica sono i fronti su cui attaccare il regime.

11 comments:

Anonymous said...

A Capezzone l'alleanza con lo SDI non piace, si capisce benissimo, difficile dargli torto. Pannella invece vuole continuare questo suicidio. Peccato.

Anonymous said...

Capezzone può ancora uscirne, ma solo grazie ad un indulto.
Per Pannella ed il resto della baracca è meglio invece l'eutanasia assistita da Prodi, D'Alema, Rutelli e Boselli.

Nico Valerio said...

Anche tanti anni fa era così: Marco ha sempre avuto il diritto-dovere paternalistico di "rendere la vita difficile" ai segretari politici e ancor più agli eletti in Parlamento. Quante volte è stato visto "fare l'oppositore" in Direzione o nei Congressi, e all'ultimo momento buttare le carte all'aria?
Però si scopriva, solo dopo, che c'era del criterio - spesso solo massmediatico - in quella apparente illogica strategia autolesionistica...
Negli ultimi anni aveva lasciato fare: mi ero illuso che la vecchiaia lo avesse cambiato.
Io sono un capezzoniano di ferro.
Di più: mi sono riavvicinato ai Radicali proprio da quando c'è Capezzone. Ma sapevo anch'io che
con l'elezione in Parlamento sarebbero venuti i problemi, tra cui l'incompatibilità di fatto.
Ora, però, si deve credere che l'abilissimo Pannella, spalleggiato come sempre da Emma,
abbia solo acceso i riflettori su un Congresso smorto facendo finta di imputare a Daniele tutti i problemi del Partito, oppure all'opposto abbia voluto ridimensionare Capezzone, come ostacolo ad un patto tra gentiluomini di Governo, rinominando il tutto con il pretesto mediatico?
A questo si aggiunga l'individualismo di Daniele, il non concedere molto al clan, al collettivo che governa via di Torre Argentina da 40 anni.
Lo capisco, perché anch'io sono così. Ma è il modo migliore per essere segati dai radicali.
Ma certo, se Pannella e Bonino
non troveranno il modo di recuperare la genialità di Capezzone come patrimonio ormai acquisito e inalienabile del partito, il danno d'immagine e reale per tutti noi sarà altissimo.
Insomma, se il divario si fa davvero politico sono dolori, e rischia di finire la stagione liberale e liberista.

Anonymous said...

Ma che stai a dì, Punzi?? MA PORCO DI UN DIO!

CM said...

quello che si spaccia per emma è l'autore del commento più divertente

:-)))

w capezzone!

JimMomo said...

Nico, la tua considerazione mi pare molto azzeccata.

Tranne che per una cosa: non si rimproveri individualismo in un partito dove il collettivo proprio non c'è. Certo, ci si confronta e ci si contamina a vicenda, ma ognuno fa il suo gioco.

ciao

Anonymous said...

Non ci posso credere. Una lite pannella-capezzone. Quando stavo a radio radicale ho sempre sostenuto, e fede lo può dire, che il problema del partito era proprio pannella che mangia i suoi figli. Sono contento che anche daniele se ne sia accorto, meglio tardi che mai.
Non ho mai 'amato' politicamente capezzone teo-con, anzi, lo ritenevo patetico, ma viva dio adesso sta decisamente guadagnando crediti. A questo punto mi aspetto un'altra cosa, non voglio che si dichiari apertamente filo-movimentista e anti-americano (dio mio sarebbe troppo), ma un'ammisisone dell'errore madornale della guerra in Iraq e del sostegno a Bush sarebbe provvidenziale, quasi diverrebbe il mio politico favorito.

p.s. poi potrà non credere al complotto dell'11 settembre, ma non si può avere tutto dalla vita.

ps.2 la bonino? chi è costei (anzi, chi era costei?), forse solo una che viene invitata alle riunioni del bildeberg, come draghi del resto

Anonymous said...

Adriano, forse volevi dire neocon, no nteocon... magari leggi il post abbastanza recente di Jimmomo sui neocon, e' molto ben fatto.



Per il resto, ne' a Capezzone ne' a nessun altro radicale piace l' alleanza con lo SDI, ne' ci piace ingoiare ogni giorno i bocconi amari che ci riserva il governo Prodi. Ed e' anche vero che mettendo la faccia su questa finanziaria ci sputtaniamo. Ma il realismo ci dice che questa e' l'unica strada possibile da percorrere. Da soli si muore. Invece, nella coalizione, si ha visibilita' e piano piano, anno dopo anno, la gente si accorge di noi. Oggi Capezzone e' politico famoso e prevalentemente stimato, mentre prima non lo conosceva nessuno. Tra 5 anni si prende il 4%, tra dieci anni il 6%, e allora si contera' davvero qualcosa. Inutile sperare in un deus ex machina ed avere fretta. Bisogna sporcarsi le mani, entrare nella coalizione meno peggiore, ingoiare rospi PER ANNI, non spazientirsi e pensare al futuro. E' l' unica strada. E Capezzone di tempo davanti a se' ne ha in abbondanza, essendo giovane.

Anonymous said...

<< ai giudici che, in milano, nel 1630, condannarono a supplizi atrocissimi alcuni accusati d'aver propagata la peste con certi ritrovati sciocchi non men che orribili, parve d'aver fatto una cosa talmente degna di memoria, che, nella sentenza medesima, dopo aver decretata, in aggiunta de' supplizi, la demolizion della casa d'uno di quegli sventurati, decretaron di più, che in quello spazio s'innalzasse una colonna, la quale dovesse chiamarsi infame, con un'iscrizione che tramandasse ai posteri la notizia dell'attentato e della pena. e in ciò non s'ingannarono: quel giudizio fu veramente memorabile >>.

infame e memorabile.

come la triste finanziaria impostaci anche con la benedizione dei pii ( liberali??? o socialisti...che siete? )rosapugnanti, radicalsocialisti o socialradicali che dir si voglia.

i radicali, comunque, - e loro lo sanno bene - nuotano nel torbido mare dell'inganno unionista con l'acqua alla gola e stanno per essere inghiottiti dal gorgo nihilista che permea la sinistra tutta; questa mattina ho ascoltato boselli su radio radicale...che tristezza, non tanto per lui, per il sig. boselli il quale, rappresentando a mala pena sé stesso, nel panorama politico italiota conta come il due di picche; il sig. boselli mi è parso un sinistrato qualsiasi, un illusionista della politica che non potendo offrire nessuna certezza ( rectius, un progetto politico fattibile ) alla platea degli astanti, ritrovava con essa la tanto agognata unità di intenti, solo fermandosi a sputtanare il precedente governo...mossa che funziona sempre per imbonire le menti minute delle stolte platee...<< illiberale >> lo ha definito...<< ha prodotto una riduzione delle libertà >>...ha continuato boselli...e giù applausi, gridolini di giubilo...ah, che sublime progetto politico chiaro e comprensibile.

macché. aria fritta, vendite di tappeti taroccati...grida di manzoniana memoria ( a proposito... ). nessun progetto, nulla...solo sputtanamento altrui ( il sig. boselli, a proposito di riduzione delle libertà, autoriduzione in questo caso...è un ometto veramente fortunato poiché nonostante i suoi "discorsi"...non sarà mai oggetto della "liberà" satira che in italia è sempre pronta a rompere i coglioni - legittimamente, certo... - a chi detiene la situazione di potere...azz, oddio, che succede?...la vedete voi la satira nell'era dell'odierno governo prodi(torio)???? a bosé, non ci scherzà co' la libertà...è cosa troppo preziosa, mica è karaoke!!! )...dicevo, sputtanamento altrui e poi...horror vacui...vuoto abissale come lo spazio siderale, dove almeno esiste la materia oscura...qui solo antimateria.

che tristezza. ma non tanto per il sig. boselli, non mi frega di costui...mi duole più per l'idea radicale, mortificata da persone che per un "pugno" ( mo ce vo' ) di lenticchie...briciole di potere, rinnegano così spudoratamente la loro natura.

cose da pazzi, a volte stento a credre che vi stiate suicidando, voi radicali, in questo modo atroce ed incomprensibile...almeno aveste praticato l'eutanasia...invece no, avete scelto l'efferatezza.

il processo, dunque, ai radicali si deve fare; un processo politico leale, certo, però duro e senza sconti. e questa volta non sarà il processo ad essere infame, poiché in tal guisa è qualificabile lo scempio che dell'idea radicale sta facendo la trimurti pannella-capezzone-bonino: come yalta...un mostro a tre teste. ulteriori cerberi vari a parte...

che ci volete fare...è la nemesi radicale, evidentemente...


ciao.


io ero tzunami...

Anonymous said...

JimMomo sarà presente al Congresso?

Anonymous said...

jimomo gradirei fosse cancellata la bestemmia.è così volgare anche se vorrebbe essere satirica che offende non solo me ma anche l'intelligenza di chi non crede.e una vergogna per un bel blog come il tuo