Forse è perché gli inglesi non cedono al melodramma; forse è perché in fondo sappiamo che il Regno Unito è in grado di cavarsela senza la solidarietà internazionale; forse è perché sappiamo anche che i soldati di Sua Maestà sono preparati e coraggiosi. Forse è per tutto questo che la cattura dei 15 militari britannici in acque irachene da parte degli iraniani non ha destato l'attenzione che meriterebbe un atto che acuisce una crisi internazionale già di per sé delicata, e che potrebbe anche divenire l'occasione per far cantare le armi.
Rappresaglia per gli agenti di Teheran arrestati in iraq, intenti però ad alimentare il conflitto etnico e il terrorismo; ricatto a un membro permanente per le dure sanzioni appena approvate all'Onu; reazione a quel blocco navale di fatto che americani e britannici stanno mantenendo nel Golfo Persico, con una flotta anti-terrorismo e contrabbando di materiali per il programma nucleare (oltre 45 navi, guidate da due gruppi di battaglia con le portaerei Eisenhower e Stennis), di fronte alla quale agli iraniani non rimane che darsi alla pirateria.
Un po' di tutto questo, ma comunque il segnale che gli ayatollah non si fanno intimidire. Fatto sta che la crisi è seria, oltre che grave. Non come la vicenda Mastrogiacomo, grave ma nient'affatto seria. Ci auguriamo che i 15 soldati possano uscirne vivi senza subire ricatti.
La sua eredità, il suo posto nella storia della Gran Bretagna, sono al sicuro, ma Blair prende molto sul serio questa crisi dagli esiti incerti.
1 comment:
grace under fire.
il motto di una vera nazione.
tengo famiglia.
il motto di questi luoghi.
Post a Comment