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Thursday, March 29, 2007

Credere-obbedire...

Da sinistra Mons. Bagnasco, il Card. Ruini e Papa RatzingerNon si capisce se questo monsignor Anfossi ci fa o ci è. Assicura a Radio Vaticana che i vescovi «non vogliono fare pressioni indebite» sui legislatori. Un secondo dopo spiega che «il legislatore che si sente parte della Chiesa non può» votare i "Dico". Parla di «lobby vere e proprie, a cominciare da quella che è legata al mondo dell'omosessualità», come si parlava (e si parla) di lobby ebraica o di complotto demo-pluto-giudaico. Attribuisce alla Cei l'intento di difendere «una parte di popolazione da ingerenze che sono altrettanto violente e non democratiche». Così ammettendo implicitamente, con quell'«altrettanto», che le ingerenze della Chiesa sono le prime ad essere «violente e non democratiche». Le altre, vediamo. Si potrà condividere o meno, ma di «violento e anti-democratico» non c'è stato e non c'è proprio nulla in chi propone e sostiene una legge che riconosca le unioni di fatto, anche omosessuali.

Ad aver colto le implicazioni della nota «impegnativa» della Cei è Gian Enrico Rusconi, su La Stampa. Ciò che emerge sempre meglio delineato è il nuovo «ruolo del laicato cattolico» impegnato in politica: irreggimentato.

Il passaggio «centrale» della nota, forse il più denso di significato, suona come «la campana a morto del cattolicesimo liberale o progressista in Italia». Si legge che il cattolico «non può appellarsi al principio del pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società».

Nel caso specifico delle unioni di fatto, ma anche in tutti gli altri casi, sono ovviamente i vescovi a definire questo "bene comune" e a dettare il comportamento conseguente: «Al laico cattolico impegnato nella società e nella politica non resta che aderire senza riserve alla linea dettata dall'episcopato», osserva Rusconi. Ogni altra posizione è bollata come «incoerente». Incoerenza» può apparire un'espressione «morbida», in un contesto dove non si minacciano sanzioni ai disobbedienti. Ma «il testo è netto nell'escludere ogni opinione deviante».

«Pluralismo e autonomia», prima di tutto di giudizio, sono incompatibili con il nuovo ruolo che la Chiesa ha pensato (da qualche tempo ormai) per il laicato cattolico impegnato in politica, al fine di presentare il cattolicesimo italiano «come un corpo compatto di convinzioni e di tattiche politiche vincenti». La militarizzazione del gregge, come abbiamo già avuto modo di osservare.

La nota sembra in fondo affermare che un cattolico impegnato in politica non può essere - se non vuole passare per "incoerente" - anche liberale, o democratico, o socialista, ma neanche liberista o conservatore. Dev'essere semplicemente e solamente cattolico. Cioè obbedire ai dettami del magistero della Chiesa. Trasformarli in leggi, quando possibile, o quanto meno opporsi a tutte le leggi che li contraddicono.

Siamo al credere-obbedire... a quando anche il combattere?

Giustamente Azioneparallela si chiede (e chiedendoselo chiarisce cosa comporti il non potersi appellare a pluralismo e autonomia): «Un politico cattolico si può prendere almeno la libertà di condurre una ricerca empirica in argomento? Poiché nella Nota i vescovi italiani affermano che "la legalizzazione delle unioni di fatto [è] inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo", un politico cattolico si può prendere la libertà, dal momento che nella nota si trovano solo le impeccabili considerazioni di principio, può prendersi la libertà di condurre qualche verifica in punta di fatto della pericolosità sul piano sociale ed educativo di una legge simile? Può prendersi la libertà di verificare se, nei paesi in cui è stata introdotto qualcosa di analogo ai Dico, e persino, a Dio piacendo, di più avanzato, la situazione sociale ed educativa s'è fatta o si sta facendo veramente intollerabile e pericolosa? Oppure l'inaccettabilità di principio esclude a priori che in quei paesi l'introduzione di norme che legalizzano le unioni di fatto possa non avere messo in pericolo la società e l'educazione delle future generazioni? Per capire: se conduco uno studio sull'argomento, in Francia, cosa trovo, a conferma o eventualmente (se l'eventualità è contemplabile) a smentita della Nota dei vescovi?»

La destra sembra compatta sulle posizioni della Cei. Fa eccezione Benedetto Della Vedova, che non lo ammetterà ma è costretto a "sembrare" sempre più anticlericale per far fronte all'offensiva vaticana. Chiede al centrodestra, rimanendo inascoltato, di non appiattirsi sulle posizioni dei vescovi.
«In tutto l'occidente liberale e cristiano, e anche in Italia, le coppie di fatto, comprese quelle gay, sono una realtà socialmente accettata, che si è affermata senza che nessuna legge l'abbia "promossa" o "inventata". Sarebbe singolare che in un paese in cui si legifera per dare rilevanza pubblica a qualsiasi realtà sociale, si ritenesse tabù intervenire sulle coppie di fatto, in particolare quelle omosessuali che oggi non hanno accesso ad alcun istituto giuridico in grado di sancire e tutelare anche nei confronti di terzi la reciproca assunzione di obblighi e diritti.

Nella stragrande maggioranza dei paesi europei convivono felicemente legislazioni molto più avanzate di quella italiana sul sostegno alla famiglia e alla maternità e il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto anche gay. Se il centro destra facesse proprio il "non possumus" rispetto a qualsiasi ipotesi di riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, rischierebbe di isolarsi tanto dal resto dei centrodestra europei, quanto da una parte consistente dei propri elettori».

4 comments:

Anonymous said...

Tutti i partiti con vista-centro fanno aggio su politici che si propongono anche in quanto cattolici.
Ora - si sia d'accordo o meno con quanto noi cattolici pensiamo - il cristianesimo ed il cattolicesimo dicono alcune cose su persona, societa' e famiglia, negando le quali uno si squalifica in quanto cattolico.
La CEI ha ricordato che chi si propone, di fronte alla propria coscienza ed all'elettorato, come cattolico ha un dovere di coerenza.
La CEI stessa non ha NESSUN potere coercitivo, non puo' neppure espellere da un partito che non c'e', come invece e' capitato ad altri esponenti di vari partiti, quando abbiano deviato dalla linea, o ad appartenenti all'ordine dei giornalisti (Farina oggi).
Quindi dov'e' lo scandalo?
Ma forzare i toni e gridare e' ormai divenuto normale in Italia.
Cosa succede se Rosi Bindi dice "non me ne frega niente dei vescovi"?
Io dico (he, he) NULLA!!!
C'e' qualcuno che puo' seriamente contraddirmi?
Infine caro Jim Momo, rappresentare la coerenza con le proprie idee, liberamente scelte e dichiarate, con il motto fascista in titolo e' un giochetto mistificatorio un po' di bassa lega, spiace dirlo.
E la - spero - scherzosa minaccia di cattolici combattenti tradisce un certo nervosismo.

Anonymous said...

OOOT: il mondo è veramente molto molto piccolo :O!
(tuo padre ti spiegherà ;) )

JimMomo said...

Sì, mi ha detto.
;-))))))

ciao

Anonymous said...

http://it.wikipedia.org/wiki/Lobby

sei un tantinello fazioso non trovi?

è come se uno dice "la lobby degli agricoltori" (che probabilmente la possiamo identificare con quelli delle quote latte) e io rispondo "Sì, la lobby degli agricoltori, come il kgb, la Cia, la Mafia eidentemente vogliono fargli fare la fine dei kulaki o crocifiggerli sulla via appia"

le lobby esistono e sono anche una cosa normale in democrazia, non è un termine negativo e l'arcigay è palesemente una lobby (e anche la chiesa lo è, e per ora sembra anche meglio organizzata)