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Sunday, March 18, 2007

Si fa presto a dire "riforme", aspettiamo i fatti

Padoa Schioppa è il tipico ministro che quando va a parlare in sedi come Confcommercio fa sempre la sua bella figura. La mazzata l'hanno assestata ma adesso, per lo meno a parole, pare che la riduzione delle tasse avverrà certamente, «non è più questione di se, ma di quanto e quando». Stavolta, al contrario di quanto facemmo per il Dpef, aspettiamo i fatti prima di far scattare l'applauso e, soprattutto, non ci accontentiamo di una riduzione di aliquote Irpef impercettibile, di quelle, dell'ordine di 0,5-1%, ampiamente risucchiate da altri tipi di imposte.

Il ministro dell'Economia ha anche riconosciuto che i conti lasciati dal precedente governo non erano allo sfascio così come si pensava: «Non immaginavo l'anno precedente, che i bilanci firmati dall'ex premier fossero tanto in ordine». Ciò che c'era da dire in proposito lo abbiamo detto in un "promemoria" di qualche settimana fa.

Per quanto riguarda le liberalizzazioni, a un difficile passaggio alla Camera, Iuri Maria Prado se la prende con l'articolo di ieri di Gian Antonio Stella, sul Corriere, che ironizzava sull'ostruzionismo dell'opposizione al decreto Bersani, in palese contraddizione con le numerose professioni di fede liberiste di molti esponenti della CdL. «Va bene il corsivetto di colore: se invece ci fai la "linea", e confezioni l'immaginetta per cui l'Italia liberalizzata è bella e pronta nelle capacità riformatrici del governo, ma purtroppo c'è la destra che rema contro, allora fai un gioco fasullo».

Il risultato è che oggi un Governo che di liberale non sta facendo nulla viene assolto semplicemente perché «il centrodestra faceva poco ieri». Eppure, ricorda Prado, «quando Berlusconi prometteva di liberalizzare e privatizzare, la stampa coi fiocchi non stava lì a spronarlo, e a spiegare al Paese che si trattava in effetti di riforme necessarie», ma dava ampio spazio a chi lanciava l'allarme della "macelleria sociale". «Non gli facevano le pulci per le cose che non ha fatto, ma perché voleva farle».

Così, quello che viene fuori oggi da certa stampa è che «la destra "impresentabile" sarebbe invece "normale" se non fosse liberale quand'è al governo, perché da lì fa macelleria, e se giudiziosamente facesse da spalla al noto liberista Bersani quand'è all'opposizione».

Un «vero liberale - conclude Iuri Maria Prado - mica rinuncia all'occasione di vedere rifatta l'Italia giusto perché al governo c'è un altro. Getta il suo voto oltre l'ostacolo delle contrapposizioni posticce, e taglia il filo del traguardo liberale con chi capita capita».

Da leggere anche un ricordo di Marco Biagi, non retorico ma di sostanza politica, a firma Guido Gentili sul Sole 24 Ore, che sottolinea come Biagi «abbia saputo guardare ben oltre una stagione corrosa dalle mistificazioni», dimostrando che «la flessibilità non equivale alla precarietà istituzionalizzata, come troppo spesso si è voluto far credere. Né un mercato del lavoro più aperto e dinamico è segno di regresso».

Su la Repubblica di oggi, infine, a insistere sulle riforme è anche il ministro Emma Bonino: «Le riforme vanno fatte all'inizio di legislatura e quando il clima congiunturale è favorevole. Oggi ci sono entrambe le condizioni, dunque bisogna muoversi». Liberalizzazioni, riduzione della spesa e innalzamento dell'età pensionabile. Più cautela, invece, sulle tasse.
«Il carico sulle famiglie si allevia anche facendo le riforme, liberalizzando i mercati, i servizi, l'energia, le banche e le assicurazioni. Tutto ciò pesa non poco sul budget familiare.
(...)
Il nostro obiettivo deve essere quello dell'innalzamento dell'età pensionabile... anche per le donne: l'età deve essere elevata, le donne hanno bisogno di sostegno quando sono giovani, non per andare in pensione e fare le badanti a 55 anni».

3 comments:

Anonymous said...

a sinistra o giù di lì...mentitori ieri, come oggi.

grossi mentitori...

approfittatori...

carogne più che altro.


ciao.

io ero tzunami...

Anonymous said...

Questo passo è da incorniciare:

«quando Berlusconi prometteva di liberalizzare e privatizzare, la stampa coi fiocchi non stava lì a spronarlo, e a spiegare al Paese che si trattava in effetti di riforme necessarie», ma dava ampio spazio a chi lanciava l'allarme della "macelleria sociale". «Non gli facevano le pulci per le cose che non ha fatto, ma perché voleva farle».

La prossima volta che vengo a Roma mi farebbe piacere conoscerti di persona.
Ciao,
Gionata Pacor

Anonymous said...

peccato che alla verità dei fatti - e delle dichiarazioni - si risponda con velate minacce...

si avessero almeno...elementi per smentire!

ma forse...visti i tempi...si parla semplicemente di conoscenza in senso "biblico"???

in ogni caso...io consiglio l'eterosessualità esagerata.

diversamente...stop alle minacce, anche tra le righe.

...patetico...

p.s.: ribadisco il concetto del primo 3d.


ciao.

io ero tzunami...