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Sunday, October 22, 2006

Governo sempre più isolato. E ognuno fa il suo gioco

Prodi e Padoa SchioppaSabato cruciale, ieri, per il futuro del Governo. La notizia è che si sono mossi i Ds: così non va. Difesa formale del lavoro di Prodi e Padoa Schioppa, ma pressante richiesta di modifiche che, di fatto, lo sconfessano.

Il punto debole è che quella dei Ds non è vera svolta. L'idea è di far passare, con dei correttivi, questa Finanziaria, e subito dopo imprimere una svolta riformista mettendo in agenda le riforme strutturali. Ma l'esperienza insegna che rinviare a poi significa rinviare a mai.

Fassino, preoccupato del declassamento del rating e del «malessere» di «settori del ceto medio e nel Nord del Paese», ammette che «non c'è stato un errore di comunicazione. Il problema è stato un altro. La missione che era alla base della Finanziaria era la crescita, ma questo senso è stato perso per strada». Adesso, dice, occorre «cambiare passo». Quindi, subito «dei correttivi in Parlamento» su Irpef, imposte di successione, università e per le fasce meno abbienti. Subito dopo occorre varare «un'agenda delle riforme» su previdenza e pubblica amministrazione. Si tratta di mettere «in calendario un rilancio dell'azione riformista».

Dunque, non le riforme, ma la promessa, l'ennesima, delle riforme. Già parlare di «rilancio» è un'ammissione implicita che ad oggi l'azione del governo non è riformista, ma metterla «in calendario» non vuol dire assicurarla.

Anche D'Alema interviene dicendo che la Finanziaria «va riformata»: «Non siamo riusciti a ricreare quel clima del '96-98 per rendere evidente qual è la posta in gioco, che ora come allora è quella di non perdere i contatti con l'Europa». E apre il discorso sulla previdenza: «È il momento di individuare quali sono i lavori usuranti e di innalzare per gli altri l'età pensionabile. Non mi pare una cosa troppo liberista o reazionaria».

La spinta ai Ds l'hanno data, nella giornata di ieri, l'ulteriore senso di isolamento che grava sul Governo e l'ennesima dose di auto-lesionismo nelle nuove, incredibili dichiarazioni dei «tre uomini in barca», come li chiama Capezzone.

Prodi: «È una finanziaria giusta e seria. Abbiamo mantenuto gli impegni presi»; «se Mosè avesse fatto sondaggi, non si sarebbe mai azzardato ad attraversare il Mar Rosso».

Padoa Schioppa: «I ceti medi dovrebbero festeggiare».

Visco: «Il disagio è la condizione naturale».

Poi Montezemolo, che è andato pesantemente all'attacco dell'asse Prodi-Bertinotti, criticando una Finanziaria «ispirata a una logica vecchia, senz'anima e classista», priva di «spirito riformatore». Quindi, ha lanciato un appello alle forze riformiste perché si facciano sentire, perché incidano sulla riscrittura della legge di bilancio e «battano i massimalisti» che tengono in ostaggio la maggioranza e l'azione di governo.

Non è utile, ha aggiunto, il populismo del centrodestra: «Per affrontare i problemi reali del Paese non abbiamo bisogno della piazza ma di proposte e decisioni».

Ma un passaggio, in particolare, del messaggio di Montezemolo dev'essere risuonato come un campanello d'allarme: «Non possiamo più avere una coalizione come quella attuale con la sinistra conservatrice e massimalista».

Sullo sfondo dell'estrema debolezza del Governo, nessun complotto, ma ognuno fa il suo gioco, e l'uscita di Montezemolo sembra convergere con quella di Casini, che si offre per la Grosse Koalition: «Non so se Prodi cadrà... ma se cade, non ci saranno le elezioni. Nessuno le vorrebbe davvero, eccetto Prodi. Non le vuole D'Alema, non le vuole Rutelli... Ci vuole un governo che svincoli il Paese dal ricatto permanente dell'estrema sinistra. Penso a una coalizione di volenterosi che usino il linguaggio della verità e della responsabilità, che sappiano fare scelte impopolari... Il bipolarismo non è reato, ma non deve essere ostaggio degli estremismi: Mussolini, Lega, Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi».

I Ds, tuttavia, per ora sembrano resistere alle offerte di Casini e alle pressioni di Montezemolo. Sperano di riprendere il controllo su Prodi o, se proprio si dovesse rendere necessario, a partire dal prossimo anno, di sostituirlo senza variare maggioranza, con l'aiuto delle alte cariche dello Stato.

Un gioco ancora diverso è quello tentato da Capezzone: cosa ci fa in questa maggioranza? «Un liberale e riformista oggi è sempre in terra straniera. Oggi il quadro politico non rappresenta gli interessi del Paese. Prodi, Padoa Schioppa e Visco sono tre uomini in barca. Mettiamo insieme, senza inciuci, le forze positive del Paese».

2 comments:

Anonymous said...

Capezzone stamattina ha avvisato di esser sceso da ciò che resta del treno RnP.

Poi è tutto un tubare con Cesa, Tabacci, Casini, Follini, ... proprio vero la scuola dc resta sempre la mejo. E che lui fosse un DC di destra s'era già capito da tempo.

Per lui dobbiamo scordarci il "mi consenta" per abituarci al "grazie davvero"...

Anonymous said...

Alla fine rimarrà solo il ricordo di un centrosinistra fanfarone che si era posta l'obiettivo di essere severa e invece ha ceduto a tutti trasformando la finanziaria in una derisione collettiva.