Il mondo della scuola e dell'università è di nuovo in subbuglio. I motivi sono sempre gli stessi: i fondi per la ricerca e le decine di migliaia di precari da mettere sulle spalle dei contribuenti. E' uscita oggi questa mia lettera a il Riformista:
Caro direttore, siamo proprio sicuri che sia un buon investimento continuare a erogare finanziamenti a scuola e università senza prima adottare profonde riforme che introducano il principio del merito ed elementi di concorrenza tra gli istituti? I fondi se ne vanno per lo più in stipendi a un personale docente non sottoposto ad alcun controllo di produttività. Siamo sicuri che non siano soldi buttati? Guardiamo a Tony Blair: ha introdotto la "performance related pay". Ai gradoni retributivi per scatti d'anzianità ne ha aggiunto uno per merito. Il professor Smith vede il suo stipendio aumentare anche di molto se supera severi test annuali di valutazione basati anche sui risultati dei suoi allievi nel percorso scolastico. Se più test sono negativi (pensiamo al prof. M. di Ichino) può arrivare anche il licenziamento. Un'istruzione di qualità richiede un mercato dove gli istituti siano in competizione tra loro, singolarmente e non secondo lo stereotipo dei due blocchi, statale contro privato. Blair ha aperto scuole e università a finanziatori privati – aziende, fondazioni, onlus, enti religiosi, associazioni di genitori – che hanno quindi voce in capitolo sulla gestione dell'istituto e sui programmi. I fondi statali si aggiungono, ma lo Stato da gestore diventa controllore di standard minimi generali. Fatta la riforma, servono i soldi per finanziarla e Blair li ha trovati tagliando ben 80mila posti di lavoro dal pubblico impiego.
1 comment:
Concordo in pieno. Non esiste in Europa una scuola come quella italiana con tutele così forti per i professori. Sono liberi di insegnare quello che vogliono e come vogliono. Peraltro siamo uno dei paesi europei che finanziano maggiormente gli istituti pubblici. E' vergognoso.
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