Di intellettuali liberali al mondo ne esistono davvero pochi. Quei pochi, di solito, non vengono interpellati, non vengono ascoltati dai giornali e le tv. Quando l'evento si verifica è bene rimarcarlo. Uno di questi intellettuali liberali senza complessi d'inferiorità è il peruviano Mario Vargas Llosa, tra i pochi latinoamericani che hanno resistito al mito conformista cheguevarista.
Degno di nota un suo bell'articolo uscito ieri su La Stampa (tratto da El País), in cui ripercorre la vicenda della parlamentare olandese-somala Ayaan Hirsi Ali, allontanata come la peste dai suoi vicini di casa e privata della nazionalità olandese per un cavillo burocratico fatto valere contro di lei dalla signora Verdonk, inflessibile ministro per l'Immigrazione. Un caso che meglio di ogni altro «mette a nudo le contraddizioni europee». Esplicite le considerazioni di Vargas Llosa:
«Con la stessa chiarezza con cui, in altre occasioni, ho applaudito l'Olanda come paese pioniere nel condurre in porto certe riforme - penso all'eutanasia, alla distinzione tra le droghe e al matrimonio tra omosessuali - devo manifestare, ora, la mia profonda delusione per questa vergognosa resa del governo e della pubblica opinione di un paese democratico al ricatto d'un fanatico terrorista».
La "fuga" di Ayaan Hirsi negli Stati Uniti è una sconfitta per l'Olanda e per l'Europa, rappresenta forse il primo segno evidente di un pericoloso cambiamento di clima politico, sociale e culturale. Ed è, naturalmente, «una grande vittoria per i fondamentalisti musulmani i quali, come ha fatto Mohamed Boujeri con Teo Van Gogh, cullavano il sogno di sventrare a coltellate una donna che, con coraggio pari alla sua lucidità e alle sue convinzioni democratiche, li combatteva senza tregua, denunciandone l'anacronismo e la cecità, nonché le infinite sofferenze che il loro fanatismo infligge alle vittime più indifese: le donne dell'Islam».
La lunga e coraggiosa battaglia di Ayaan Hirsi contro le barbare pratiche dell'Islam nei confronti delle donne, e contro i pregiudizi di gran parte degli europei che, nel nome di un malinteso multiculturalismo, si astengono dal giudicarle negativamente, ci ricorda che «ogni "identità collettiva" - nazionalista, razzista, culturale o religiosa - non è altro che un campo di concentramento nel quale scompaiono la sovranità e la libertà degli individui» e quanto ci dobbiamo ritenere «fortunati a vivere in società aperte, nelle quali, in linea di principio, si rispettano i diritti umani e gli uomini non possono trattare le donne come schiave, pena la prigione».
«Il mio liberalismo è stato questo desiderio di alta lotta umana», scriveva Benedetto Croce in una lettera del 1946, ma il liberalismo non ha confini, geografici, etnici o religiosi. Così questa «alta lotta umana» la ri-conosciamo attraverso questa donna somala, la cui lotta «non è l'unica, ma, sicuramente, è una delle più ammirevoli portate avanti da persone del Terzo mondo che sembrano comprendere meglio, e difendere con maggior convinzione e vivacità, il bene più importante che la cultura occidentale ha dato al mondo».
«A perdere non è questa somala che vuole giustizia, anche se esce sconfitta dalla battaglia», conclude con parole durissime Vargas Llosa, ma «è l'Olanda», che «ha offerto uno spettacolo deprimente e deplorevole, di piccolezza morale, di politica sporca e ipocrita, di mancanza d'onore e di codardia». Incredulo, lo scrittore peruviano, «che nel paese in cui Anna Frank patì il suo martirio, ancora non sia chiaro che non si ammansiscono le tigri gettando loro carni fresche e innocenti...»
Se anche in Europa vi fosse, come negli Stati Uniti, una Medal of Freedom, o una Medal of Honor del Congresso, io premierei la cittadina europea Ayaan Hirsi Ali. E' ora che l'Europa si svegli e un piccolo segno potrebbe essere proprio l'istituzione di un premio europeo per la Libertà conferito dalle più alte istituzioni a un dissidente del mondo arabo-musulmano.
4 comments:
Seguo regolarmente tanti organi di informazione nazionale, tanti telegiornali, programmi di attualità e di approfondimento tipo matrix o otto e mezzo.
Leggo quotidiani sia cartacei che via internet.
Non ho mai notato un interesse per la vicenda, che non mi è nuova, ma la ricordo vagamente, forse ne ho letto qualcosina da qualche parte...
Ma nell'UE nessuno è andato chiedere all'Olanda se fossero impazziti?
Oppure si pensa siano solo affari loro? E allora a che serve l'Unione Europea?
Ora Ayaan Hirsi Ali sta negli Stati Uniti... E all'elegante, pulita, profumata, tanto acculturata e pacifica Europa che resta?
Mahmoud Ahmadinejad...
direi che nemmeno si è mossa chessò, l'amministrazione comunale di roccacannucciadisotto per proporre una cittadinanza onoraria.
che meschinelli che siamo (noi europei)
La cara vecchia saggia Europa colpisce ancora. Superiorità morale? Ma per piacere...
P. S.: Intanto Ayaan Hirsi Ali trova rifugio negli USA, come anche uno dei cartoonist danesi delle famigerate "vignette sataniche":
http://grendelfromthemoor.splinder.com/post/8111767/
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