
I repubblicani John McCain e Rudolph Giuliani, e la democratica Hillary Clinton, sono tre personaggi che non scaldano il cuore della base dei rispettivi partiti, ma più della parte dell'elettorato - tra il 20 e il 30% - che non si riconosce in nessuno dei due grandi partiti. Il che spiega la loro strategia «da indipendenti». Scrive Rocca:
«Secondo David Brooks, editorialista neoconservatore del New York Times, se oggi la politica americana ripartisse da zero, la grande divisione non sarebbe più tra liberalismo di sinistra e conservatorismo di destra, ormai parole incapaci di garantire una filosofia politica coerente. La nuova divisione è tra nazionalismo populista e globalismo progressista. I nazionalisti populisti sono di sinistra sulle questioni economiche, conservatori sui valori, realisti in politica estera e riuscirebbero a mettere insieme personaggi che oggi militano a fatica dentro i rispettivi partiti tradizionali. I globalisti progressisti, invece, sono liberisti in economia, di sinistra sui valori e interventisti democratici in politica estera, cioè un partito che potrebbe avere John McCain o Hillary Clinton come leader».
E' un'analisi suggestiva e, se si realizzasse un simile scenario, non avrei dubbi a collocarmi tra i globalisti progressisti. Tra l'altro, è un'analisi che dovrebbe indurre a molte riflessioni anche chi, nel dibattito su cosa debba essere TocqueVille.it, continua a ragionare con le abusate, anacronistiche, riduttive quando non fuorvianti divisioni classiche della politica (destra/sinistra, laici/cattolici, progressisti/conservatori), categorie concettuali che non funzionano più come strumenti di comprensione della nuova realtà.
Il fatto che McCain e Giuliani non si trovino in sintonia con la base evangelica e i valori tradizionali, e Hillary non faccia battere il cuore della sinistra per le sue posizioni sull'Iraq, sull'Iran e sulla guerra al terrorismo, e che intercettino piuttosto il consenso dell'elettorato non schierato, dimostra anche come in America - ed è la sua forza - il "centro" politico, quello in grado di spostare le maggioranza e decidere le elezioni, abbia un connotato solidamente liberale, pragmatico, moderato.
Anche in Italia è possibile rintracciare un tipo di elettorato simile, ma purtroppo la tentazione della nostra classe politica è di intercettarlo con operazioni "centriste", che tendono a trasformare quel luogo da "politico" in "fisico", cioè finalizzato a un blocco di potere neo-democristiano e trasformista.
No comments:
Post a Comment