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Tuesday, June 06, 2006

Fuga da Nassiryia. Il ventre molle d'Italia

Il luogo dell'attentato al mezzo della brigata SassariSe ci fate caso, il corollario tipo di chiunque annunci il ritiro dall'Iraq è che però ciò avverrà nei «tempi tecnici», in condizioni di «massima sicurezza per le nostre truppe». Ebbene, mi pare che da quando il centrosinistra ha vinto le elezioni e annunciato il ritiro dall'Iraq i militari italiani uccisi a Nassiryia siano già 5. Per carità, nessuna responsabilità diretta.

Tuttavia, non si può fare a meno di notare che il governo non stia facendo esattamente tutto il possibile per proteggere i nostri soldati. Sarebbe bene prendere una decisione definitiva sulla nostra permanenza in Iraq, perché nel frattempo, ai primi annunci di ritiro, i terroristi si sono sbrigati a prendere di mira i nostri soldati, con il chiaro intento di provocare una fuga alla Zapatero per potersi poi attribuire la vittoria sul campo. Con i suoi tentennamenti, con la sua predisposizione al ritiro totale e immediato, il Governo Prodi offre ai terroristi il ventre molle dell'Italia.

Né hanno contribuito alla sicurezza del contingente le parole pronunciate da Prodi stesso in occasione del discorso alle Camere per la fiducia. Sostenendo il falso, parlò di «partecipazione dell'Italia» alla guerra in Iraq e di «occupazione del Paese», invece che di missione di pace.

«Nessun cambiamento nella tabella di marcia per il rientro dall'Iraq», dichiara oggi Prodi, anche se questa tabella, se c'è, vorremmo conoscerla. Il ministro della Difesa Parisi sembra invece contraddire il senso delle parole pronunciate durante la sua visita di qualche giorno fa a Nassiryia: «Escludiamo una presenza militare perché la riteniamo incompatibile con gli impegni presi con gli elettori».

Nessun militare dopo il ritiro vuol dire nessuna missione sul territorio iracheno, di nessun tipo, nessuna riconversione della missione Antica Babilonia, neanche in senso civile, come pure era ipotizzabile; significa abbandonare la giovane democrazia irachena ai tagliagole. Invieremo soldi, contributi vari, cioè di nascosto, per esempio offrendo lavoro d'intelligence (?), ma nessuna missione ufficiale. Mamma Italia stacca l'assegno e si mette la coscienza a posto. Del tutto fuor di luogo quindi, la spocchia con cui D'Alema rispondeva a Riotta qualche giorno fa.

Insomma, non è affatto scongiurato il rischio che la scelta di un graduale disimpegno militare dall'Iraq, già formulata dal governo Berlusconi, nelle mani di Prodi, D'Alema e Parisi si trasformi in uno «sgangherato tutti a casa» zapateriano. Né il centrosinistra può ricorrere all'alibi che anche il precedente governo avesse previsto un piano di rientro, visto che Berlusconi non avrebbe abbandonato del tutto l'Iraq e soprattutto non entro l'estate.

La decisione definitiva sul da farsi verrà presa probabilmente al ritorno di D'Alema dalla sua visita a Washington - nel frattempo spostata al 16 giugno - dove incontrerà il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice.

Pare che la mossa del ritiro, come si sta delineando nelle intenzioni del nuovo governo, venga accolta dagli Stati Uniti con molta minore disponibilità di quanto si pensasse in un primo momento.

«L'Italia ripudia la guerra», non mancano di ricordare i pacifisti «senza se e senza ma», scordando, per ignoranza o per malizia, di completare la citazione dell'art. 11 della Costituzione: «... come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

6 comments:

Anonymous said...

Siam più o meno d'accordo. Ti riporto quanto ne ho scritto.

Anonymous said...

il governo deve dare una data certa per il ritiro, e affermare con forza che nessun attentato potrà far cambiare di una virgola quella data...

Anonymous said...

OT

giuro che non è una provocazione ma una domanda seria

ma come mai sto giro i radicali stanno zitti zitti sul referendum (contrariamente - mi pare - a quel che hanno fatto nella loro storia)?

Robinik said...

Immagino a fronte di questo sia anche per te vergognoso il discorso di ieri di tal "Deputato Crema" di un movimento chiamato "La Rosa nel Pugno" che ha definito la missione in Iraq una missione di guerra...

Sul riportare le frasi a metà sono d'accordissimo.
Mi ricorda uno che tempo fa spammava su ogni Blog "il manifesto di Tocque-Ville" citando solo il primo pezzo.

Che vergogna...

Anonymous said...

Concordo, caro Fed.
Sul punto vedi mio post di oggi (e ieri) su inpartibus.
Salutoni
GYN

Anonymous said...

Ma adesso Zapatero non va più bene?