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Thursday, June 08, 2006

Il fascino ambiguo dello scandinavo

Secondo Alberto Mingardi, subendo il «fascino» del modello scandinavo la sinistra, anche la più aperta e moderna, prende un «abbaglio» e in qualche modo credo che abbia ragione. Mingardi ripercorre le tappe della nient'affatto facile storia dei modelli sociali scandinavi e trae la condivisibile conclusione che se quei sistemi hanno retto, tanto da essere ancora dei "modelli", è perché la politica di quei paesi ha saputo pragmaticamente introdurre dei criteri correttivi che in qualche misura ne hanno "negato" le basi di partenza.

«Se da alcuni anni il tempo sembra essersi rasserenato, è non per il successo del "modello scandinavo" ma a causa di un vistoso cambio di rotta»: tagli alla spesa pubblica come percentuale del Pil, anche del 10,9%; riforma delle pensioni; snellimento burocratico; diminuzione delle imposte sulle imprese; apertura alla fornitura "privata" di beni pubblici, per esempio con i buoni-scuola per l'istruzione secondaria. Risultato? La crescita è ripresa e il reddito pro capite aumentato.

«Se oggi quello scandinavo può ancora considerarsi un "modello", è perché è riuscito a negare se stesso», azzarda Mingardi. Ma di "negazione" si tratta? O piuttosto di correttivi introdotti da una politica pragmatica e non ideologica, che del socialismo ha saputo cogliere non lo strumento (lo statalismo), rivelatosi inadeguato, ma il fine (la liberazione dalla povertà)?
«Quanto di socialista (...) persiste in quei Paesi non testimonia come si possano coniugare statalismo e sviluppo economico. E' semplicemente un residuo. Non è la cura: è la parte del cancro che resta da asportare».
Dunque, indicare il modello scandinavo come esempio alla sinistra più aperta e moderna (azzardiamo: liberale) serve proprio a far capire che è ancora possibile garantire tutele all'individuo in difficoltà, ma abbandonando lo statalismo e aumentando la crescita.

3 comments:

Anonymous said...

jim: conta che sono i "riformisti" alla salvati, fassino, etc. bla bla bla a chiedere il modello scandinavo. Quelli cioe' che, uniti alla Resa nel Pugno, avrebbero dovuto portare la rivoluzione liberale in Italia.

Sempre piu' ci rendiamo conto che tu sei tenuto in ostaggio da quella coalizione. Prima o poi ti verremo a liberare... aa

Ottavio said...

Tenuto in ostaggio? Non capisco perchè insistere, ha fatto una scelta chiara, l'ha motivata più volte, il giorno che riterrà opportuno cambiare lo farà e basta.

Per il resto sono d'accordo, nessuna rivoluzione liberale, ci attende solo una lista di tasse...

Libertyfirst said...

Due commenti.

1. Dire che il socialismo non è statalismo ma lotta alla povertà è un po' come dire che il nazismo non è totalitarismo ma lotta contro la prepotenza anglo-francese. Tutti si ammantano di buoni propositi: chi mai difenderebbe un'ideologia che vuole la miseria per tutti? Il socialismo, per Rothbard, era il tentativo di perseguire il fine dei liberali con i mezzi dei conservatori. Un'ideologia bastarda (etimologicamente parlando, s'intende, :-D), che non poteva che dare questi risultati.

2. Sperare che i nipotini di Stalin ammettano che lo statalismo sia stato un errore è assurdo: neanche dopo attento lavallo del cervello potrebbe accadere. E comunque, le ideologie servono per prendere voti: alla prova dei fatti le politiche saranno sempre stataliste, cioè sempre politiche. A Destra e a Sinistra