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Tuesday, June 06, 2006

Realisti distratti

Che strano! Dei "realisti" cui sfuggono due semplici realtà. Troppo chini sui manuali, così poco abituati a osservare la realtà di fronte a loro.

«Il male d'Europa è l'europeismo ventoteniano». Suona così la sentenza, definitiva, pronunciata con tanta sicurezza. Eppure, di prove non ce ne sono. E come potrebbero essercene? L'Europa di oggi, l'Europa che sta fallendo (se non è già fallita), l'Europa che non regge il peso dei fatti, bloccata nel suo processo d'integrazione alle soglie dell'unità politica, non è certo l'Europa della visione federalista. E' semmai frutto di una via opposta. E' la vostra amata Europa intergovernativa, quella del concerto degli interessi nazionali incarnati dai governi.

Dunque, sostenere che «l'europeismo ventoteniano» sia il «male» dell'Europa può essere una previsione, un'ipotesi, ma non una constatazione, visto che «l'europeismo ventoteniano», ad oggi, non rappresenta certamente lo spirito che anima il progetto europeo.

Chi ha detto poi, che la visione federalista sacrificherebbe gli interessi degli stati membri? Un direttorio di governi nazionali è forse l'unica forma istituzionale che può garantirli? Li garantisce forse l'attuale caos burocratico? Non è proprio una struttura federale, all'"americana", che può meglio assicurare la rappresentanza di quegli interessi e il controllo democratico dal basso, dal territorio?

Due semplici realtà. Il messaggio spinelliano non solo non si ritrova in questa Europa, ma neanche nel dibattito su "quale Europa". I professionisti dell'europeismo politicamente corretto non fanno riferimento alla visione federalista. Anzi, l'hanno neutralizzata, preferendo come antagonisti gli anti-europeismi, anti-liberali, di estrema destra ed estrema sinistra.

Esisterebbe, secondo "realisti" piuttosto distratti, addirittura una natura, un'essenza immutabile delle relazioni interstatali: il «metodo intergovernativo». Eppure, non mi pare che nel corso della storia le relazioni tra gli stati, nelle varie forme che essi stessi hanno assunto nei secoli, fossero regolate da una natura immutabile.

Certo, il «metodo intergovernativo» ha introdotto l'euro, ha dato vita al mercato unico, ha permesso l'integrazione, reso possibili i necessari compromessi, ma adesso? E' in grado di assicurare l'unità politica dell'Europa? Credo di no. Credo semplicemente sia più onesto dire che se l'Europa deve ridursi a un direttorio di governi nazionali, la cui somma rischia di avere segno negativo, meglio non farla questa Europa.

6 comments:

Anonymous said...

chiedo che il termine "realista" usato in termine dispregiativo (come il Manifesto fa con il termine "liberista") sia usato solo nei miei confronti.

Dopo questa parentesi. Jim: Spinelli era uno statalista, anti-democratico, illuso e perdente. Il federalismo è quello di Jefferson. Adesso non dirmi che Spinelli segue le orme di Jefferson perchè in quel caso cadresti veramente in basso... quasi come i consenso elettorale della RnP. :)

aa

Anonymous said...

jim, un'altra nota: mi spieghi per quale motivo avremmo bisogno di un'Europa unita politicamente?

E' una cosa che non ho ancora ben capito... Cerca di essere convincente... altrimenti rischi di cadere nel millenarismo federalista di stampo anti-democratico e di impronta determinista (marxista) di Spinelli, Levi (Lucio, il marxista mio docente che ha scritto il saggio in apertura dell'orrendo Man.di.Ventotene), etc. insomma, dei Marco Rizzo della Scienza Politica.

Anonymous said...

bravo, punzi :)

l'europeismo ventoteniano non lo ha mai davvero provato nessuno.

lo_ZOPPO

Anonymous said...

Private Jim, confesso di non comprendere la tua posizione.

Dici che gli euro-realisti sarebbero i distratti, perché questa Ue va come va per colpa del metodo a loro caro: quello intergovernativo.

Poi, però, sollecitato dalla mia risposta al tuo commento al mio post, ammetti che, sì, il metodo intergovernativo è quello che ha permesso integrazione, euro, etc. etc. Finisci per dire, senza ovviamente dirlo: sin qui avete avuto ragione voi, ora però serve uno slancio in più che non arriva.

Ecco, questo slancio in più che non arriva, non arriva perché manca l'interesse tra i governi e quindi, il consenso.

Se io e te ci mettiamo in società e ci apriamo un baretto a Santorini per fare business, mare, divertimento e donnine in un colpo solo (tutti interessi, come vedi), poi gli affari si rivelano azzeccati e ci prendiamo una casetta insieme lì vicino al baretto, e si convive abbastanza bene in considerazione che si sta lì solo 3 mesi all'anno; poi gli affari e la convivenza vanno talmente bene che tu mi proponi uno "slancio": vivere insieme sempre, 12 mesi su 12 e fare insieme qualsivoglia cosa, visto che ci è andata bene con baretto e casa al mare; bene, tutto ciò, come lo definiresti? E che risposta ti aspetteresti dalla controparte, in questo esempio, il sottoscritto?

Il metodo intergovernativo in realtà è un non-metodo: è, o meglio: sono le relazioni internazionali (rectius: interstatali). Da sempre, anche se provi a far passare l'idea che non sia così.

L'europeismo ventoteniano è vivo solo in Italia. E non è un caso che in Italia si registrino le più alte percentuali di ignoranza dell'opinione pubblica su cosa sia l'Ue, le sue funzioni, i suoi obiettivi, i suoi risultati, etc.

In Italia, l'Europa è un'idea, per colpa dei ventoteniani. Nel resto d'Europa, è uno scenario. Il risultato è che da noi non si discute seriamente dell'opportunità delle singole mosse nazionali in ambito Ue. L'idea, come tale, è quella; se la critichi, passi per "scettico", come fosse 'fides'...
Nel resto d'Europa, si discute, si assumono posizioni e controposizioni nell'esclusivo interesse proprio, come è giusto che sia. Vedi i tentennamenti dei parvenus dell'Est o di Ankara ad entrare nell'Ue: vogliono solo integrazione economica. Sarà distrazione anche quella?


;)


ps: studiare è fondamentale. Nulla, tra le cose serie, va fatta a naso. In questo, sì, sono un realista. Il realista "è colui che osserva i dati della realtà e, alla luce dell'obiettivo nazionale che si prefigge, appronta la miglior strategia per conseguirlo". Si parte dalla realtà, dal mondano, dagli eventi, dagli scenari. Non dalle idee. Quest'ultimo metodo è dei filosofi, dei profeti, dei mistici. E degli idealisti all'italiana.

Anonymous said...

Ma dico io, so' entrato in politica tant'anni fa per arricchirmi velocemente, io e i miei amici e familiari. E ce l'ho pure fatta.
C'ho le mano in pasta da sempre, dai mercati generali all'appalto della nettezza urbana, dal parcheggio dell'ospedale alla mensa de li regazzini dell'asilo....
e mmo devo da diggiunà pe' ffa contento a Pannellone? Ma che state a scherzà? Ma lo stile politico ed istituzzionale de' noantri mo' lo dovemo da cambià pe ddiventà quattro sciacquettini come voi radicali? Maddechè!!!

Federico said...

La verità è che il manifesto di Ventotene come tutte i buonismi ideologici ha già avuto la massima applicazione possibile nella cultura italiana. Quando Semplicemente lo considera un male non sbaglia proprio in quanto è questo tipo di visioni escatologiche che impedisce alla nostra democrazia di maturare. Ecco perchè ritornare a Spinelli significa in realtà non muoversi da dove la cultura politica italiana è ferma da 60 anni. Non muoversi da quell'universo in cui ci sono delle idee sulle quali è vietato discutere. L'idealismo in politica è immobilismo.