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Wednesday, June 21, 2006

Cesare Marini si dimetta

«Il pane e la Rosa» è il titolo scelto da il Riformista per la nostra replica, a indicare un dualismo (temi economico-sociali e diritti civili) che non c'è. Dopo il manifesto-appello lanciato da Capezzone per «l'Italia degli outsider», e la battaglia di giustizia - non di clemenza - intrapresa da Pannella e altri 2000 cittadini, ancor più stonate suonano le pretestuose lagnanze di chi vede una Rosa nel Pugno «sbilanciata sui temi tradizionali dei radicali» (come se le riforme economiche non ne facessero parte) e i «contenuti sociali» sacrificati (Cesare Marini, il Riformista, 17 giugno).

Ancor più inaccettabili, quelle lagnanze, se giungono da chi, come Marini, fa parte della Segreteria nazionale della Rosa nel Pugno, quindi è corresponsabile di una linea politica che però, a quanto pare, mostra di non aver neanche compreso. Oppure, dobbiamo sospettare che le critiche siano strumentali. Dipenderà forse dal fatto che sul campo dell'azione politica siano scesi solo i radicali, mentre i socialisti dello Sdi sono rimasti a scaldare le poltrone in tribuna, in attesa di qualche campo profughi allestito per loro in zona Ds?

Marini nel suo intervento, pur senza uscire allo scoperto, liquida sottilmente la Rosa nel Pugno e i radicali, chiamando i socialisti dello Sdi a riprendere il cammino, interrotto prima dell'incontro con i radicali, verso il partito democratico catto-comunista. Avrebbe dovuto accompagnare questa sua presa di posizione, incompatibile con il progetto Rosa nel Pugno, con le dimissioni dalla Segreteria di cui fa parte. Non lo ha fatto, ma gli chiediamo di farlo.

Ecco la lettera pubblicata oggi:

Caro direttore, Cesare Marini vede una Rosa nel Pugno «sbilanciata sui temi tradizionali dei radicali» e i «contenuti sociali» sacrificati (il Riformista, 17 giugno): uno non sa se ridere o piangere. In questi giorni, Pannella e altri 1.500 cittadini, con la loro iniziativa nonviolenta, si battono non per un atto di clemenza, ma di giustizia, per riportare nella legalità uno Stato tecnicamente fuori-legge nel sequestrare milioni di italiani in attesa di giudizio. La legalità come prima e più importante battaglia sociale, perché alla legge scritta il più debole può appellarsi, non a quella del più forte o del più ricco. Marini vede qualcun altro impegnato su questi «temi tradizionali dei radicali»? [Pensa che debbano essere lasciati cadere? E ancora: quali «contenuti sociali» i radicali starebbero sacrificando?]

Capezzone lancia un manifesto-appello «per uno statuto degli outsider e una nuova alleanza sociale». Parla «al popolo dei non garantiti», milioni di consumatori, giovani, donne... tutti «fuori dal fortino delle garanzie e dei privilegi». E non fu Capezzone, fra tanti mugugni, a introdurre nella campagna elettorale della Rosa i temi economico-sociali della cosiddetta «agenda Giavazzi»? Non ci è dato sapere quali battaglie sociali, nel paese, abbia condotto lo Sdi in questi anni. Alla Rosa nel Pugno serve l'immagine di una forza politica che combatte, non del garbato zio Boselli a Porta a Porta, che chissà se Fassino ce lo manderebbe. Guardando al partito democratico come pensa di contribuirvi Marini? Da liberalsocialista che s'impegna sui 31 punti di Fiuggi o da ex autonomista che si consegna ai Ds?
Federico Punzi e Luigi Castaldi
Direzione Radicali italiani

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