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Wednesday, June 28, 2006

Per salvare gli iracheni, prima che Saddam

Non vi è dubbio che vi siano motivi di opportunità e di giustizia perché Saddam Hussein non debba essere messo a morte, come richiesto dall'accusa nel processo contro l'ex dittatore e altri gerarchi che si sta tenendo a Baghdad. Il 10 luglio la parola alla difesa, mentre per settembre è prevista la sentenza. Pannella ha avanzato una richiesta ufficiale al Parlamento affinché gli venga affidato l'«incarico straordinario» di salvare Saddam dal patibolo.

Ciò che mostra di non aver compreso Magdi Allam, nella sua risposta a Pannella, quando scrive che da Baghdad verrebbe invitato «a occuparsi della vita dei milioni di iracheni che vogliono affrancarsi da Saddam e dal terrorismo, prima di preoccuparsi della morte del loro carnefice», è che prima che salvare Saddam stesso, lo scopo dichiarato di Pannella è salvare la vita alla neonata civiltà giuridica irachena.

L'esecuzione di Saddam vorrebbe dire perpetuare l'immagine di una giustizia violenta e vendicativa di cui gli iracheni e il Medio Oriente non hanno bisogno. L'idea di uno stato che dispone della vita e della morte dei suoi cittadini. Ciò indebolirebbe l'alternativa liberale, democratica, e laica che ci stiamo sforzando di promuovere in quelle regioni.

Tra l'altro, non regge il paragone con Hitler e Mussolini. Un conto è il valore politico e simbolico della morte di un dittatore nell'ora della sconfitta, o per mano dell'ira vendicativa del suo popolo, seppure non giustificabile, come atto conclusivo di una guerra. Altra cosa è la sua uccisione a freddo, come atto conclusivo di un procedimento giudiziario. Sono ancora fiducioso che, forse, un passetto avanti rispetto a Norimberga si farà.

Dove invece trovo che Magdi Allam abbia ragione è che gli iracheni non sarebbero, e comprensibilmente, disposti ad ascoltare i consigli di Pannella se si presentasse come l'incaricato di un paese che ha gli voltato le spalle, che del futuro dell'Iraq e degli iracheni ha dimostrato di volersene fregare. Anzi, di considerarli «vittime sacrificali imposti dalla necessità di tenere unita l'eterogenea coalizione di centrosinistra».

L'iniziativa avrà qualche possibilità di ricevere ascolto e suscitare interesse presso gli iracheni solo se apparirà sganciata da ambienti governativi.

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