«I diritti di libertà vanno bene finché non toccano i fondamenti della tradizione».
Stampate bene nella vostra mente questa semplice frase, da un'intervista rilasciata a Mario Sechi del Giornale. Perché rappresenta il passaggio di Marcello Pera dal conservatorismo alla reazione. Ho seguito attentamente la sua metamorfosi, in pochi mesi, da liberale a conservatore liberale, da conservatore liberale a conservatore, dal conservatorismo alla reazione.
«I diritti di libertà vanno bene finché non toccano i fondamenti della tradizione». Dunque, innanzitutto, donne ai fornelli! Se la tradizione è il confine oltre il quale la libertà non può andare, ne consegue che non ci muoviamo più nell'ottica nel conservatorismo, la visione di chi ha un approccio cauto nei confronti del progresso, ma non vi si oppone in linea di principio, e svolge nel sistema politico una funzione frenante rispetto alle novità, bensì nell'ottica della reazione. Per quale motivo infatti, dovremmo arrenderci a tutte quelle libertà già conquistate che hanno toccato, direi travolto, i fondamenti della tradizione? E perché rimanere nell'ambito del costume? Perché non ragionare, per esempio, su quanto le nuove tecnologie, dalla televisione al computer, hanno stravolto le "nostre tradizioni"?
Insomma, con questa affermazione si spalanca una voragine potenzialmente infinita di ritorno al passato, strada che ciascuno a seconda della propria concezione di "tradizione" potrebbe voler percorrere.
Stabilito che le libertà «vanno bene finché non toccano i fondamenti della tradizione», occorre capire cosa si intende per tradizione, qual è la "nostra", ammesso che sia possibile definirla in tempi brevi, e, visto che ciascuno proporrebbe quella che sente più vicina a sé, sorgono le domande più cruciali: la tradizione dove si trova? A chi o a cosa occorre rivolgersi per avere un'interpretazione autentica della tradizione, per conoscerne i legittimi eredi?
Definendo "cristiana" la nostra tradizione sappiamo quel è la risposta di Pera a questa domanda. Dunque, se le libertà «vanno bene finché non toccano i fondamenti della tradizione», se ne deduce che ai sacerdoti della tradizione spetta l'ultima parola sulle nostre libertà. Il passo successivo è ulteriormente breve. Possono i sacerdoti della tradizione essere democraticamente eletti? La definizione del concetto di tradizione, cosa sia e quali libertà siano compatibili con essa, può essere lasciato a una maggioranza eletta dal popolo, per ciò fallibile, relativa e mutevole nel tempo e negli umori?
Coerentemente con il pensiero di Pera, si dovrebbe rispondere di no. La nostra tradizione, se essa ha un senso ed esiste davvero, è dentro di noi, nei nostri atti di tutti i giorni, e siamo noi a renderla viva. Se il presidente Pera si propone di preservarla lo faccia pure, ma ci spieghi meglio come intende farlo.
Quando Pera dice che «il tradizionalismo non è da "bollare", ma da difendere» rende la sua posizione di «conservatorismo liberale» un ossimoro. Nessun tipo di liberalismo, neanche se aggettivo rispetto a un sostantivo, può legarsi al proposito non già di difendere la tradizione, ma addirittura il «tradizionalismo». Fa a pugno con Popper, con von Hayek, tanto per citare due che espressamente hanno spiegato come il liberale non può essere conservatore, figuriamoci tradizionalista.
Pera inoltre ci dice che l'essenza di uno Stato democratico e liberale sta nell'«ammette la più ampia tolleranza sostenibile con la coesione della società e l'identità del popolo». E' davvero questo lo scopo della democrazia e del liberalismo? O forse servirebbe un ripasso di storia delle dottrine politiche per accorgersi che conservatorismo e nazionalismo si pongono rispettivamente il fine della coesione sociale e dell'identità del popolo?
Un'ultima domanda al presidente Pera. Ci ricorda che «la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio», per questo «c'è prima e indipendentemente dal riconoscimento dello Stato». Definirebbe altrettanto naturale l'omosessualità, che di tutta evidenza esiste in natura «prima e indipendentemente» dello Stato?
13 comments:
Vomitevole.
Da Karl Popper all'intossicazione da popper... una parabola tristissima...
E speriamo che si fermi qui, altrimenti fra poco lo vedremo duettare con Maurizio Blondet...
Federico, lungi da me sostenere integralmente le posizioni di Pera (un martiniano come il sottoscritto, poi...), ma sei sicuro che con quella frase non si riferisse ai temi controversi e valoriali di cui Pera si è fatto da tempo portavoce? In altre parole, sei sicuro che quell'affermazione non costituisca un rifiuto del tentativo scientista di ammantare di "diritto" una serie di valori tradizionalmente condivisi e fondanti la società occidentale?
Ancora con questa polemica anti-Pera. Ma se vi dà così fastidio, perché continuate a leggerlo? Abbiamo appurato che non è sulle vostre posizioni (Deo Gratias...ops, si puo' invocare Dio su un blog radicale). Ebbeno questo vi dà il diritto di "catalogarlo"? Non è mica un pelato cirio, sai?
Un cordiale saluto,
G.L.
Forse esagero, ma per quanto mi riguarda Pera è antiliberale da tempo.
Daniele, è apprezzabile il pudore che mostri nel tuo commento. Sai anche tu che la tua domanda non regge, quella frase è disarmante per la sua chiarezza.
Pera ha già abbandonato anche il conservatorismo liberale, semmai è esistito.
L.G., se ti danno così fastidio i miei post anti-Pera perché li leggi ancora?
Non m'infastidiscono, anzi mi divertono. Solo mi spiace che i radicali, così neoliberisti in tutto, si ritrovino a votare Bertinotti alla presidenza della Camera, Napolitano al Quirinale e - chissà? - Mastella alla Difesa. Sfatiamo un mito : evidentemente non siete così neoliberisti...
Da araldo del potere ecumenico (dell'ultima ora...), il signor Pera non poteva esentarsi dal giudizio preventivo e di merito su temi etici a suo parere messi in discussione dall'ascesa al potere della coalizione storicamente avversa ad essi.
Ergo:
si fa portavoce di coloro che ora sono costretti a pararsi il culo, che al governo ci sono i comunisti.
E richiamare radici cristiane da difendere dal progresso etico e morale, è l'unico modo che ha per sostenere i poteri che lo hanno aiutato in questi anni.
Quando sento Pera, per paragone, mi sento un gigante del pensiero.
(Poi leggo JimMomo e mi sento una mezza calzetta. :)
basta Pera, ma perchè non chiede asilo al vaticano e si leva dalle balle?
cmq ti consiglio un bel libro da me recensito su giornalettismo.ilcannocchiale.it
se hai tempo dammi un parere!
Che noia, questi rosapugnoni.
Contano quasi zero, ma vogliono mettere il becco dappertutto, dare pagelle a tutti, imporre priorità delle quali non importa nulla al 99% del resto del mondo... e basta!
Fa sorridere (o piangere?) poi che a spiegare il liberalismo sia uno capace di sostenere che liberalismo e socialismo sarebbero sinonimi...
PS: L'omosessualità non esiste.
Accludersi al 99% del mondo, specie in questi periodi, è piuttosto pericoloso. Fortuna per quel quasi zero... ;)
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