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Saturday, March 31, 2007

Nei Casini

Pier Ferdinando CasiniPerfetta analisi di Minzolini, ieri su La Stampa.

Qual è il piano di Casini? A spiegarlo è uno dei suoi: «... allungare i tempi per arrivare alle elezioni quando la candidatura per Palazzo Chigi di Berlusconi si scontrerà con i suoi dati anagrafici. Punta al sistema tedesco per creare le condizioni di una sua leadership dato che non sarà mai il leader del centro-destra. Non vuole Romano Prodi, ma delle larghe intese un po' più piccole che non coinvolgano l'intero centro-destra. Il governo di quelle grandi non lo vuole perché perderebbe di peso...».

Il che confermerebbe le mie riflessioni di qualche giorno fa.

Casini ne vuole davvero tante, troppe tutte insieme. E in particolare si scorgono almeno due punti deboli.

Prodi vuole rimanere il più a lungo possibile a Palazzo Chigi («la durata è la forma delle cose», gli deve aver suggerito Pannella) e per aiutarlo Casini chiede in cambio il sistema elettorale tedesco. Tranne Parisi, che al maggioritario e al bipolarismo ci crede, la sinistra ha «pragmatismo» e «potere» come parole d'ordine. Per D'Alema quel che conta è stare al governo. Il come, il perché, per fare cosa, sono in secondo piano.

Dunque, ci sono possibilità che il modello "tedesco" decolli. Intendiamoci: nulla di troppo complicato, la versione italiana sarebbe un proporzionale con sbarramento. A Prodi servirebbe per concludere la legislatura, mentre agli altri per prepararsi a rimanere al potere. Questo scenario presuppone infatti che alle prossime elezioni gli artefici del nuovo sistema, il "centro" di Casini e il centrosinistra (Ulivo, o Partito democratico, + Verdi al massimo), si presentino alleati, magari con un Montezemolo come candidato premier, isolando sinistra estrema e centrodestra berlusconiano. Un grande centro-centrosinistra.

Un assetto comunque più "europeo" di quello attuale, perché vedrebbe centrodestra e centrosinistra grandi coalizioni più o meno in equilibrio, e piuttosto omogenee, con la sinistra neocomunista esclusa dalle forze di governo. Il centrodestra d'altra parte potrebbe vincere anche senza l'Udc ed essere favorito se Fini e Berlusconi vestiranno i panni dei difensori del bipolarismo e del maggioritario, con cui ormai gli elettori sembrano aver familiarizzato. Unica gigantesca anomalia, una pesante presenza cattolica, o cattolicista, in entrambi gli schieramenti.

Il punto debole - il primo - del piano di Casini è che i Ds non avrebbero alcun interesse a non essere più il partito centrale rispetto all'asse della coalizione di centrosinistra. Quell'asse, spostandosi verso il centro, richiederebbe infatti un altro perno. E' quindi più probabile, come ipotizza Minzolini, che «la disponibilità che c'è nella maggioranza di governo nei confronti del sistema tedesco potrebbe rivelarsi solo un espediente tattico per tenere a bagnomaria l'Udc e salvaguardare l'attuale governo».

Il secondo punto debole è che Casini sembra muoversi in una logica esclusivamente di Palazzo. Nel paese reale i voti dell'Udc rischiano di restare nel centrodestra. Al di là di scomposizioni e ricomposizioni a livello partitico infatti il mercato elettorale sembra dato: un'area di sinistra neocomunista e antagonista, una ulivista (ex Dc ed ex Pci), e poi tutti quelli che non voterebbero mai a sinistra. L'Udc è un partito del 2%, che arriva al sei grazie ai tanti che non voterebbero mai un centrosinistra con i comunisti o gli ex comunisti e nel partito di Casini vedono un modo per votare centrodestra senza votare dirattamente Berlusconi. Resta da vedere quanti di questi sarebbero disposti a spostare il loro voto a sinistra dal momento che c'è Casini.

Il quale non oserà accettare di allearsi con la sinistra estrema o con la nuova Sinistra di cui si parla, che dovrebbe nascere dalla scissione del Correntone Ds e da Bertinotti, ma la sua impresa potrebbe essere bocciata nel paese anche se entrasse in una coalizione la cui sinistra sarebbe quella di D'Alema e Fassino.

E se gli andasse male? Berlusconi lo riaccoglierebbe come "figliol prodigo", ammesso che nel frattempo non sia stato costretto a farsi da parte per motivi d'età.

Ci potrebbe essere un terzo punto debole, se fosse Casini l'«importante politico bolognese» pizzicato su una barca tutto coca casa e chiesa. Il "ragazzo" in effetti negli ultimi giorni è sembrato nervosetto... Prima e dopo il voto sulle missioni ha dichiarato di tutto.

Al momento quindi, le ipotesi che vedo più probabili sono modello "tedesco", oppure vittoria del referendum Guzzetta, dagli esiti imprevedibili. Probabilmente preserverebbe il bipolarismo ma non ci risparmierebbe le grandi ammucchiate con risse conseguenti.

1 comment:

Anonymous said...

Berlusconi ha di-mostrato che l'eta' anagrafica non conta,sia quando e' sceso in politica (aveva
57 anni),sia ora che ne ha 13 di piu',i vari giovanotti che nel 1993 non avevano il coraggio,l'idea,la forza,l'intuizione,di aggregarsi
assieme per contrastare la gioiosa macchina da guerra messa in piedi dalla sinistra,dove sarebbero adesso?eppure erano quarantenni,erano giovani...l'eta'non e' tutto se non hai l'intuito,il coraggio,i mezzi non solo finanziari.......
ha voglia casini di aspettare l'invecchiamento di Berlusconi..per prendergli il posto
da leader....casini e' nei casini..