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Tuesday, June 13, 2006

Una rivoluzione americana per l'Iran

Akbar GanjiPrimo bel servizio (Corriere della Sera) che mi capita di leggere sul dissidente iraniano Akbar Ganji, giornalista che si è fatto sei anni di carcere per le idee espresse in La segreta dei fantasmi (2000), sulla catena di delitti di stato avvenuta alla fine degli anni '90, e in Arcipelago delle carceri, dove l'Iran degli ayatollah è descritto come un immenso penitenziario. Dopo aver studiato sui testi di Hannah Arendt e Karl Popper, è giunto alla conclusione che il regime iraniano è in realtà un «fascismo religioso» più simile ai totalitarismi europei e lontano, invece, dall'Islam. Insomma, eccone un altro che parla di islamo-fascismo, come Berman e Hitchens.
«Il fascismo in Italia e in Germania, e lo stalinismo in Russia, riuscirono a intaccare la società civile. In Iran c'è chi spera di costruire uomini "nuovi" tutti uguali, imporre il pensiero unico...»
Ma la società civile iraniana «si oppone».
«Grazie soprattutto alle nuove tecnologie: Internet, tv via satellite, telefoni cellulari. Impossibile arginarli... Poi c'e l'economia di mercato, e la globalizzazione, i necessari scambi internazionali per i parametri imposti dal Wto, l'organizzazione mondiale del commercio. L'Iran ha chiesto di aderire: le regole, vedrete, favoriranno la democrazia...».
E inoltre, i giovani, che in Iran rappresentano una larga parte della popolazione...
«... i loro comportamenti, i loro gusti sembrano in aperto contrasto con quelli che il regime chiama "valori islamici". Basta girare per le università e nei luoghi pubblici per capire quale sia il clima».
Cosa serve in Iran, una nuova rivoluzione? Ganji si dice «ostile alle rivoluzioni generiche, proprio come Hannah Arendt: sono destinate a trasformarsi in altri regimi totalitari dopo sangue, violenze, processi sommari e fucilazioni. L'unica rivoluzione possibile, a mio avviso, è quella americana, ben diversa da quella francese: portò libertà, uguaglianza di diritti, consenso. Occorre insomma sostituire una dittatura con la libertà. Soprattutto in Iran dovremo perdonare, ma senza dimenticare. Non si può costruire una autentica democrazia sull'odio e sulla vendetta».

Certo, occorre aiuto dall'esterno, ma non un'invasione militare, che avrebbe un costo altissimo di vite umane, né un bombardamento, che non garantirebbe neanche la fine del processo di arricchimento dell'uranio. Ce la possono fare gli iraniani. Come insiste a dire da anni Michael Ledeen, e conferma anche Ganji, il regime degli ayatollah non gode di un forte consenso, ampi settori della società iraniana, i più giovani e vivaci, vogliono vivere in libertà e già ora con i loro stili di vita esprimono un forte desiderio di modernizzazione. «Soltanto gli iraniani dovranno essere protagonisti di questi cambiamenti. Abbiamo bisogno di aiuto: ma solo morale e da tutto il mondo, non solo dagli Usa. Per esempio, l'Europa dovrebbe ritrovare un suo ruolo abbandonando gli interessi economici immediati».

Dunque, il problema non è tanto, o non solo, un'Iran dotato di bomba atomica, ma la natura stessa del regime iraniano.
«... l'Unione Sovietica aveva la bomba atomica, si sentiva una grande potenza, no? Eppure è crollata dal suo interno. Perché, se c'è la bomba atomica ma non c'è la democrazia, quel crollo prima o poi arriva».
Siccome tra il "prima" e il "poi" sono in gioco milioni di vite umane e il pericolo nucleare, in Occidente dovremmo fare presto affinché sia prima.

3 comments:

Federico said...

Tutto molto bello ma che significa fascismo islamico? Non sarebbe più chiaro parlare di regime teocratico integralista? Abusare di certi termini fa perdere ogni peso alla stesse parole. Perché poi accomunare fascismo in Italia e Germania e “stalinismo” in Urss? Perché usare in un caso una definizione ideologica e nell’altro una personalistica? Forse perché gli iraniani sotto sotto flirtano coi neocom di oggi? È infine comprensibile che si auspichi un esito come quello della rivoluzione americana ma da un punto di visto storico politico l’analogia non regge, le basi sono completamente diverse.

Ottavio said...

Tutto vero, al 100%.
Mi rimane un forte vuoto sulle modalità di intervento esterno possibili.
Insomma, cosa può fare il mondo civile, l'Europa e gli Stati Uniti in primis, per velocizzare una modernizzazione della civiltà iraniana?
Un esempio, una proposta, un'idea, qualcosa...

Ottavio said...
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