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Monday, January 08, 2007

Doppi standard addio?

Che cosa sarebbe accaduto, cosa si sarebbe detto e scritto, se dopo vent'anni dalla caduta del nazismo un vescovo tedesco avesse ammesso di aver lavorato per i servizi segreti di Hitler?

Forse perché la fine dell'Unione sovietica è avvenuta in modo meno cruento, o perché in occidente il ceto intellettuale si è sempre dimostrato più che accondiscendente, se non ideologicamente affine, nei confronti del marxismo, comunque sia il fatto è che fino a oggi aver collaborato con i sovietici non suscitava la stessa riprovazione morale che aver collaborato con i nazisti. Il peso di questa condanna morale non ha ancora messo all'angolo i "collaborazionisti" o stroncato carriere letterarie e politiche.

E' difficile, per i paesi europei, sia dell'Est che dell'Ovest, fare i conti con le varie tipologie e livelli di collaborazionismo con il comunismo sovietico così come furono costretti, seppure con estrema riluttanza, a fare i conti con il proprio passato nazista e fascista la Germania, l'Italia, il Giappone, la Francia.

Ma forse, ce lo auguriamo, qualcosa sta cambiando. Monsignor Stanislaw Wielgus si è trovato costretto a dimettersi da arcivescovo di Varsavia prima ancora di insediarsi a causa della sua attività di informatore dei servizi segreti sovietici, da lui stesso confessata pochi giorni fa. La cosa grave è che abbia atteso ben 18 anni prima di parlare. Evidentemente di fronte alla possibilità concreta di ritrovarsi arcivescovo di Varsavia non ha più retto il peso sulla coscienza, o forse, soprattutto, ha temuto di esporre la Chiesa a un danno d'immagine ancor maggiore se il suo passato fosse emerso in seguito a uno scoop giornalistico. Anche l'ipotesi di un perdono da parte del Vaticano andrebbe letta alla luce di questo ritardo, forse ancor più colpevole e imperdonabile dei suoi trascorsi filo-sovietici.

In ogni caso, dopo fascismo, nazismo, franchismo, e Pinochet, la Chiesa è chiamata a rispondere e a lavare in pubblico i suoi panni sporchi anche per quanto riguarda i suoi rapporti, o di alcuni suoi importanti membri, con il comunismo sovietico.

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