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Monday, January 15, 2007

Più libertà vuol dire anche più equità

Il giochino di Giavazzi funziona. «Chi è più di sinistra?», si chiede, portando esempi concreti di come liberalizzazioni nel commercio e nelle professioni, e riforme del pubblico impiego, dell'università, del welfare, delle pensioni, sono più «di sinistra» della sinistra cosiddetta "radicale" e massimalista.
«Concorrenza, riforme, merito dovrebbero essere le bandiere della sinistra radicale; questa invece, opponendosi alle riforme, finisce per difendere i privilegi... Una società in cui c'è scarsa concorrenza, in cui nell'impiego pubblico (oltre il 10% di tutti i posti di lavoro) si fa carriera per anzianità e non per merito, è una società in cui il futuro finisce per essere determinato dal censo: proprio ciò contro cui si batte la sinistra».
Il nostro sistema economico-sociale è talmente irrigidito e penalizzato da posizioni di rendita e privilegio, da bardature sindacali e corporative, da tasse, burocrazie e sprechi causati dall'eccessivo peso dello Stato, che un'iniezione di liberismo avrebbe l'effetto immediato di creare maggiore uguaglianza e più opportunità proprio per chi oggi è escluso o ai margini. Nella nostra situazione più libertà equivarrebbe automaticamente a più equità.

11 comments:

Anonymous said...

Zapatero ha dichiarato che entro il 2010 La Spagna sarà più ricca dell'Italia e della Germania come pil pro capite.

Ma chi erano i riferimenti della Rnp? Fortuna, poi ..... e poi quell'altro....

Pannella.... smemorato!
Quando chiedevi le dimissioni di Prodi dalla Presidenza europea per la TAV Roma-Napoli....
E ieri sera, parlando del referendum sulla smilitarizzazione della Guardia di Finanza, hai pure detto che all'epoca "ti pare" che il Presidente della Rep. fosse Scalfaro....
CHE SMEMORATO!

Anonymous said...

ma da quando il merito è un valore della sinistra?

io ero rimasto che nel brevo periodo ognuno veniva retribuito secondo il suo lavoro (e qui il merito ci può stare), ma nel lungo periodo ci sarebbe stato il paradiso del "da ognuno secondo le sue possibilità ad ognuno secondo i suoi bisogni".

e questo che c'entra col merito?

Anonymous said...

Astrolabio: la cosa acquista senso se rifletti che l'alternativa alla discriminazione basata sul merito è quella basata sul censo.

Comunque non amo le caricature, né di chi dice che la destra non può fare riforme né che la sinistra rifiuta il merito.

Anonymous said...

"Comunque non amo le caricature, né di chi dice che la destra non può fare riforme né che la sinistra rifiuta il merito."

guarda che mica lo dico, lo dicono loro.

Anonymous said...

Che la destra sia conservatrice e che rappresenti i ceti più fortunati e agiati del paese è un dato di fatto, chiedere a questa di scagliarsi contro le corporazioni dei notai o dei faramcisti è tanto assurdo quanto chiedere ai DS di far sparire i privilegi dei sindacati

Anonymous said...

Ed allora che fare?

Abr said...

" Che la destra sia conservatrice e che rappresenti i ceti più fortunati e agiati del paese è un dato di fatto.."

a) se il 50% e (forse) passa del Paese, se la maggioranza degli abitanti del Nord è fatta da "ceti fortunati e agiati", o siamo tutti Prodianamente Felici(ma non ce ne siamo ancora accorti) o questo è un controsenso logico;

b) Ripiombiamo in piena sindrome Giavazzi: conservatore contrapposto a progressista.
Sarebbe (il Con.) chi vuol mantenere le cose come stanno?
Sappiamo tutti che chi difende "il Welfare così come sta" (cioè: ha posizioni conservatrici nel senso letterale del termine) sono i "progressisti" di Sindacato, Rifondazione, Comunisti più o meno Italiani, Verdi etc.

c) La verità è che mentre a sinistra ci si dibatteva fiaccamente tra fedeltà alla linea, socialdemocrazia e welfare,i veri breaktrough da 40 anni a questa parte li han pensati i "conservatori" e li han realizzati certi Tatcher, Reagan etc.
E oggi assistiamo ai tentativi di appropriazione indebita del termine "liberale" attuata da orecchianti alla Bersani, che confondono Mercato con Consumatori e Stato con Libertà.

Concludendo, come dice a.man: quando Blair copia la Thatcher, è costui a sposare tesi "conservatrici", non certo lei a diventare socialista.
ciao, Abr

JimMomo said...

Ho letto il post di a. man., ma credo che non fosse nell'intenzione di Giavazzi polemizzare con la destra, ma proprio evidenziare le contraddizioni di quanti si dicono "di sinistra" nel senso odioso che descrivi.

Lui dice: voi vi dite "di sinistra" ma non fate politiche di equità. Per Giavazzi politiche ispirate a mercato, merito, concorrenza sono anche politiche di equità. E quindi, per definizione, la destra non è "cattiva", ma può contribuire anch'essa a un valore solo pregiudizialmente attribuito alla sinistra: l'equità, appunto.

Blair non è diventato di destra: ha capito che la politica "di destra" della Thatcher ha garantito al paese anche qualcosa tradizionalmente "di sinistra" come l'equità.

E' forse destra e sinistra che sono categorie non più adeguate e descrivere realtà politiche post-ideologiche. Forse lo spartiacque è fra chi vuole ampliare la libertà (generando benessere ed equità) e chi restringerla.

Anonymous said...

Libertà economica. Italia al 60° posto nel mondo. Heritage Foundation e Wall Street Journal.
Per info: IBL.

Anonymous said...

I migliori leader europei degli ultimi venti anni?
Blair e Aznar. Entrambe atlantici. Entrambe modernizzatori. Entrambe stranieri.

Anonymous said...

A dir il vero Blair ha sposato le tesi "liberiste" della Thatcher, non certo quelle conservatrici