A Washington non sono affatto piaciuti la fretta e il ruolo di Moqtada al Sadr e dei suoi miliziani nell'esecuzione di Saddam Hussein. E' il New York Times a rivelare i dissidi tra la Casa Bianca e Baghdad su quella che le fonti americane hanno definito una «corsa notturna alla forca». Una condotta «autodistruttiva» quella del Governo iracheno, al quale era stata consigliata «prudenza».
Non è da escludere che proprio queste circostanze abbiano giocato un ruolo importante nella decisione, che Bush annuncerà a breve, di cambiare strategia in Iraq: più truppe (circa 20 mila), ma soprattutto l'intenzione di disfarsi una volta per tutte di al Sadr e dei suoi squadroni della morte, che con complicità governative stanno alimentando le vendette trasversali, impedendo così il recupero dei sunniti nel processo democratico. In un articolo sul Telegraph, John Keegan torna a chiedere più truppe, 50 mila, per sconfiggere le milizie sia sunnite che sciite.
Il dissidio più importante tra Washington e Baghdad sembra vertere proprio su al Sadr. Il premier iracheno non intende per ora rompere con il leader radicale sciita fiancheggiato da Ahmadinejad, anche perché non intende rompere con l'Iran, ma ciò non fa che incoraggiare il gioco al rialzo da parte di Teheran e dell'esercito del Mahdi di Moqtada.
Alla guida di un vero e proprio esercito di miliziani, per ritornare al governo al Sadr chiede più ministri e un calendario per il ritiro delle truppe americane. La strategia iraniana in Iraq è la medesima seguita in Libano: manovrare le milizie di al Sadr come Hezbollah. E infatti la tattica del ricatto continuo e della violenza volti a destabilizzare il governo e il processo democratico è la stessa. Di recente fonti dell'intelligence saudita, certamente interessate a spingere gli Stati Uniti a un impegno più energico in funzione anti-sciita, hanno denunciato in Iraq la presenza di circa 5 mila pasdaran iraniani.
Siamo proprio sicuri che il problema del nuovo Iraq si chiami Saddam?
2 comments:
Ne verrà un altro ed un altro ancora. Cosa dobbiamo fare? Passare i prossimi decenni ad eliminare in continuazione tutti i Mullah sparsi in Medio Oriente?
Troppo tardi. Avrebbero dovuto fermarlo quando si barricò nella moschea di Kufa, nel 2004. Invece gli hanno consentito di farla franca e Al Sadr ne ha, ovviamente, approfittato per radicarsi nel territorio, accrescendo la propria influenza sulla popolazione.
Come aver trascurato un cancro al primo stadio e pensare di guarirlo intervenendo quando ormai è in metastasi. Una eventuale guarigione avrebbe del miracoloso.
Minerva
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