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Sunday, January 14, 2007

Blair, neo-churchilliano

La Gran Bretagna «deve continuare a combattere delle guerre». Dal ponte della Hms Albion Blair espone la sua visione geostrategica per il XXI secolo. Un ruolo della Gran Bretagna nel mondo non rinunciatario. Non basta offrirsi per mantenere la pace, bisogna anche battersi, perché il «potere morbido senza quello forte non risolve i problemi del mondo».
«Ora che il potere imperiale della Gran Bretagna e alle spalle, certo, si può scivolare tranquillamente, anche con grazia, in un ruolo differente: si può guidare la battaglia contro il cambiamento climatico, la povertà globale, lasciando ad altri il compito di mostrare il potere forte. Ma io non la penso così».
Forse anche Churchill avrebbe interpretato in questo modo, una volta conclusasi l'epoca imperiale, il ruolo della Gran Bretagna nel mondo.

«Io sono per forze armate pronte a rispondere alle sfide, perché non può essere risolta la povertà in Africa o altrove con la semplice presenza degli aiuti. Dobbiamo garantire l'assenza di conflitti. Gli Stati falliti minacciano il nostro popolo come la loro gente. Il terrorismo distrugge il progresso. E se è vero che non si può sconfiggere il terrorismo soltanto con mezzi militari, non lo si può eliminare senza».

Il rischio maggiore, avverte Blair, in Gran Bretagna come negli Stati Uniti, «non è l'avventurismo, ma l'isolazionismo».

Blair sta disseminando questi ultimi mesi della sua leadership di testamenti ideali e politici. Ci sarà a Londra, prossimamente a Downing Street, qualcuno pronto a raccoglierli? Di certo non Brown, Cameron chissà...

1 comment:

Anonymous said...

che fosse un gran leader non ne dubitavamo. ma ora che la manica si va ulteriormente allargando soprattutto rispetto alle alpi....
cominciamo a parlare di utopia blair.

ma chi erano i riferimenti ideali di pannella e della rnp? fortuna, zapatero e.... davvero non me lo ricordo più....

che memoria corta pannella, eh!