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Friday, January 05, 2007

Atlantico più stretto, ma chi si avvicina all'altro?

Dopo i primi facili entusiasmi per la prospettiva evocata da Angela Merkel, alla presidenza di turno della Ue, per un mercato unico transatlantico fra Europa e Stati Uniti, a riportarci con i piedi per terra è Alberto Mingardi, dell'IBL. «Noi abbiamo maturato una certa esperienza circa i mercati unici in Europa che potrebbe essere applicata a livello transatlantico», ha detto al Financial Times la Merkel. Il suo collega di partito Wissmann vorrebbe i mercati Ue e Usa unificati entro il 2015.

Considerate l'enorme entità degli scambi commerciali e la stretta cooperazione sui temi della difesa e della sicurezza, la via verso un mercato unico Usa-Ue sembra una necessità storica.

Sarebbe «possibile» e «utile», premette Mingardi. Se si tratta di un'area di libero scambio, allora «basta un trattato di un articolo soltanto, che abolisca le norme vigenti che inibiscono direttamente (dazi, quote) o indirettamente (certi tipi di legislazione ambientale, ad esempio) il libero scambio fra nazioni».

Ma se, come ha accennato la Merkel, questo mercato unico prevedesse anche la regolazione di molto altro, ad esempio del sistema dei brevetti e dei mercati finanziari, con la conseguenza di «dare lavoro a un abbondante numero di giuristi, costruire una nuova nicchia di potere a vantaggio di parte del ceto burocratico», chi dei due tra Stati Uniti ed Europa «deve stare fermo e chi avvicinarsi all'altro?» Se servono regole comuni, ci «americanizziamo noi, o si europeizzano loro?»

Questo sarebbe importante capirlo prima, perché «norme comuni convengono solo se sono buone norme», osserva Mingardi. Ed è l'Europa che ha bisogno di essere americanizzata, non viceversa.

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